L’Arcivescovo Bregantini: “esclusa arbitrariamente la possibilità di celebrare la Messa con il popolo”

di Angelica La Rosa

LA FEDE DEVE POTERSI NUTRIRE ALLE SUE SORGENTI, IN PARTICOLARE LA VITA SACRAMENTALE

“Come Vescovo dell’Arcidiocesi di Campobasso-Bojano e Metropolita del Molise sento di grande efficacia e forza profetica la recentissima dichiarazione fatta dalla presidenza della CEI, tramite l’Ufficio Nazionale delle Comunicazioni, in relazione alle affermazioni del nostro Premier Conte, nella serata di Domenica 26 aprile 2020”.

Inizia così la nota stampa dell’Arcivescovo Gian Carlo Bregantini sull’impossibilità di celebrare Messa nella cosiddetta Fase 2 di uscita dall’emergenza Covid.

“Molteplici sono le ragioni che ritengo di dover ribadire, con profonda sintonia personale ed ecclesiale. Prima di tutto, mi rammarico perché, nella conferenza stampa, accanto ad altre realtà altrettanto importanti, poco e di sfuggita è stato il tempo riservato alla dimensione religiosa nella ‘fase Due’, tanto attesa.

Poi condivido l’opinione che sia stato compromesso l’esercizio della libertà di culto, dato che ‘nel decreto del Presidente del Consiglio si esclude arbitrariamente la possibilità di celebrare la Messa con il popolo’.

Come è vera e sofferta la riflessione riportata in calce alla dichiarazione della CEI, così netta ed illuminante: ‘Dovrebbe essere chiaro a tutti che l’impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale’.

La fede cristiana, alimentata dalla celebrazione eucaristica, sostiene infatti i grandi valori che il Vangelo porta con sé e che diventano decisivi per la società tutta. Orientano e sostengono il cuore del nostro popolo, che in questo difficile momento sente tutta la fatica a camminare insieme, a sperare, a guardare ancora avanti. Fattori indispensabili per un cammino sociale unitario, che la fede cristiana alimenta e ravviva sempre più! Perché ‘solo se nutriti dall’Eucarestia, possiamo nutrire!’.

E non si veda in questo testo dei Vescovi la ricerca di privilegi. Perché ci sarà in tutte le comunità parrocchiali il massimo di attenzione e di prudenza, dal punto di vista sanitario, con tutte le attenzioni del caso, proprio per evitare ogni contagio, pericolo che resta pur sempre sullo sfondo.

Anche in relazione alla celebrazione dei funerali, fin qui vissuta nella semplice benedizione del feretro al cimitero, la forza nuova del gesto sta nella celebrazione dell’Eucarestia, in chiesa, con un piccolo numero di fedeli, certo, ma tutti confortati dalla presenza del Signore Gesù, il vincitore della morte ed alimento della nostra speranza, in tanta drammaticità reale.

Mi auguro, fortemente che il protocollo, in fase di rielaborazione, tenga conto di tutto questo. Infatti, sempre abbiamo creduto alla fecondità del dialogo reciproco tra Stato e Chiesa, che crea ponti innovativi, carichi di futuro, poiché siamo cittadini e credenti”.

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