Gotti Tedeschi: “certi teologi cominciano a mettere in dubbio Incarnazione e Resurrezione di Cristo”

E voi chi dite che io sia?”. È la domanda centrale dei Vangeli e della Storia. Perché nessuno ha sfidato la libertà come Gesù, nessuno come lui ha osato porsi come il motivo ultimo per cui vale la pena amare, soffrire, vivere e… morire. Eppure, 2000 anni dopo mi sembra che questa domanda sia come diluita, mescolata a tante altre, svaporata. Dovrebbe essere “la” domanda per qualsiasi uomo. Un ateo che sia serio dovrebbe essere certo che Cristo sia un inganno (e invece anche l’ateismo contemporaneo sembra evadere questa domanda). E naturalmente per un credente dovrebbe essere la questione centrale, ogni istante, ogni giorno. Ma è così? Per quel che vedo sempre meno sono coloro che vanno al cuore. Tanti ci parlano del “messaggio” di Cristo o delle “verità morali” della Chiesa: ma quanti ci parlano del suo mistero, di chi egli è?

Chiediamo ad Ettore Gotti Tedeschi, banchiere ed economista, sposato e padre di cinque figli, se riscontra anche lui questa drammatica “distrazione” …

Come siamo arrivati alla distrazione drammatica sul mistero di Cristo?

Si può eludere la domanda che lei ci ricorda? No, anzi questa è una domanda che ogni uomo dovrebbe desiderare sentirsi rivolgere, per avere occasione di poterci riflettere: il Mistero di Cristo. Per rispondere, vorrei sviluppare qualche considerazione utile per la riflessione di coloro che leggeranno, che siano atei, agnostici, cattolici adulti e progressisti oppure cattolici e basta (sempre meno, forse, ma sempre più pieni di fede).

È evidente che un ateo razionalista rifiuti a priori il mistero dell’Incarnazione e della Resurrezione. Ma quello che preoccupa è che comincino a metterlo in dubbio anche taluni teologi (magari laureati per corrispondenza?). Alcuni anni fa ebbi una disputa, attraverso la prima pagina di un giornale, con un noto teologo e rettore di un seminario, che sosteneva che nel mondo globale, al fine di evitare conflitti culturali e sociali era indispensabile relativizzare le fedi religiose. Soprattutto quelle molto dogmatiche, quali il Cattolicesimo. Gli chiesi, se per relativizzare la mia fede in Cristo, avessi dovuto credere che si era incarnato parzialmente e fosse risorto temporaneamente. Non mi rispose, così si concluse la disputa. Non ho avuto l’onore di riprendere queste dispute con Odifreddi, ma con Paolo Flores d’Arcais sì, tre anni fa al Castello Svevo di Trani di fronte a circa 600 persone. Credo di aver capito qualcosa in più, grazie a queste discussioni.

Come siamo arrivati alla distrazione drammatica sul mistero di Cristo? Azzardo la seguente ipotesi: chi doveva evitare questa distrazione non ci ha molto aiutato. Provo a spiegarmi meglio. Anche io, negli anni della immaturità spirituale, mi ero rifiutato di pensare che Dio potesse imporci di credere a un mistero, un qualcosa di non comprensibile con la nostra ragione, con le nostre capacità. Mi domandavo come si potesse orientare tutta la nostra vita intorno a un mistero. Poi cominciai, grazie ad una buona guida (ecco l’importanza di una buona guida spirituale), a capire quanti altri misteri ed altre verità la mia cultura mi aveva abituato ad accettare e cominciai a domandarmi se non fosse bizzarro distinguere fra misteri che accettavo ed altri che rifiutavo, senza avere ben capito entrambi. Per cultura imposta, in pratica. Intuii anzitutto che se fosse stato possibile per me comprendere il mistero di Dio e di Cristo, i casi sarebbero stati due: o ero in grado di pensare come il Creatore oppure il Creatore era, come me, una creatura. Intuii poi che il mistero non è contrario alla ragione, è solo superiore alla nostra ragione di creature.

Ma a questa distrazione siamo anche arrivati dimenticandoci del peccato originale e delle sue conseguenze. Nel peccato originale l’uomo si è perduto proprio per non aver creduto al mistero del suo ordine della Creazione. […]

Antonio Iannaccone

Per il testo integrale dell’intervista,

pubblicata su Pepe online il 20 maggio 2020, CLICCA QUI

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nel vangelo di giovanni della passione si legge la seguente frase (( triste a quell’uomo in cui il figlio dell’uomo e tradito meglio che non fosse mai nato)) credo che Gesù non si rivolgesse a giuda ma ha noi
uomini di oggi abbiamo levato i crocifissi dalle scuole ,ospedali ,tribunali abbiamo profanato chiese blasfemato ,abbiamo dissacrato l’eucarestia .
poi Gesù nei vangeli é sempre in conflitto con i dottori della chiesa i primi traditori sono loro anche oggi molto sacerdoti e alti porporati lo hanno rinnegato
secondo le ultime profezie mariane stiamo vivendo forse gli ultimi tempi visto cosa sta succedendo in Italia
tra politica corrozzione e marciume