Il primo passo per non far esistere qualcosa è togliere la possibilità di discuterne e dissentire legittimamente. Ancor più se ciò viene compiuto con mezzi di coercizione e prevaricazione. Eliminare il pensiero critico e l’ipotesi embrionale del dubbio.
Così facendo si enunciano grandi proclami sull’uguaglianza, mentre nell’atto pratico non la si riconosce autenticamente arrivando alla sua negazione assoluta.
Una sorta di “bipensiero” o “nerobianco”, quella condizione orwelliana della neolingua capace di giustificare contemporaneamente una cosa e il suo contrario, fluidificando confini oggettivi ai quali si rende la coscienza narcolettica.
Si tende ad appiattire forzatamente ciò che, esistendo nei suoi tratti originari, risulta inaccettabile in sostanza.
L’omologazione forzata è l’opposto dell’accoglienza. Il caos è la parodia della libertà, che si ciba invece dell’ordine.
GIULIA BOVASSI