Possiamo stracciarci le vesti anche per la specie umana soppressa nel grembo materno?

 

Leggo, tra varie reazioni (alcune delle quali auspicano addirittura l’estinzione umana, prospettiva non di rado evocata da varie dottrine e movimenti), che si vorrebbero sanzioni per chi ha ucciso (anche se poi si scopre nemmeno intenzionalmente!) mamma elefante (in natura si può ancora dire) e il suo cucciolo nel grembo (che nessuno osa definire un non-elefante).

Ora, possiamo stracciarci le vesti provando sconforto, percependo ingiustizia, anche per la specie umana soppressa ingiustamente nel grembo materno (tra l’altro la storia dell’elefante ci riconferma il dato straordinario scientificamente dimostrato che da due cani di sesso opposto nasce un cane, da due gatti di sesso opposto un gatto, da due elefanti di sesso opposto un elefante e da un uomo e una donna un nuovo essere umano!)?

Il consenso o la legge non cambiano il dato di fatto né la natura dell’atto. Solo un compromesso ideologico lo può modificare. Quindi sì, proteggiamo la specie animale, ma soprattutto emancipiamoci dalla cultura dello scarto verso la specie umana, proteggendola da noi stessi. Altrimenti è un cortocircuito.

 

GIULIA BOVASSI

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