L’episodio della vigna di Nabot, di cui si parla nel ciclo di Elia, mostra come si arriva al delitto per il desiderio eccessivo dei beni terreni e per l’abuso di potere. Il povero Nabot a nessun prezzo voleva cedere la vigna al re Acab, perché era la fetta della Terra promessa e concessa alla sua famiglia d’origine. La regina Gezabele, d’accordo col re, ordì tutta una trama per far lapidare Nabot e confiscarne la vigna. E ci riuscì con la complicità dei capi della città e la falsa testimonianza per truccare il processo e fare condannare l’innocente Nabot.
La storia si ripete infinite volte. I potenti truccano le carte per ottenere quello che vogliono e col denaro o coi favori trovano complici: magistrati, capitani, uomini abietti pronti a testimoniare il falso. E così prendono quel che vogliono: case, terreni, industrie, patrimoni, finanche la libertà di movimento e di pensiero. Tutto a norma di legge. Ma c’è un occhio più alto che non si compiace del male e chiederà conto.
La mitezza disarma il violento e l’amore supera la giustizia. Quanti litigi finiscono in delitti e quante cause in tribunali che non fanno giustizia! Gesù ci invita a cedere e togliere il motivo del contendere: Non occhio per occhio, ma l’amore all’avversario invoca una superiore giustizia, quella divina. Nella società ci sono molti lupi rapaci, ma gli agnelli vincono!
Padre Giuseppe Tagliareni
Come Nabot a parecchi si ripete la stessa storia, i potenti ci saranno sempre e i poveri rimarranno sempre sconfitti e delusi.