I “neo iconoclasti” strumentalizzano la vicenda Floyd in senso anticristiano

La richiesta, addirittura attraverso un’apposita petizione pubblica, di rimozione della statua dell’Arcangelo san Michele, il principe delle Milizie celesti e il difensore dei diritti di Dio, motivata dal fatto che la sua tradizionale raffigurazione con il piede che schiaccia la testa del demonio richiamerebbe l’immagine del poliziotto che ha ucciso Floyd, rasenta la follia.



A me pare, peraltro, improprio, in relazione a questo fatto e ad altri analoghi, utilizzare l’espressione “furia iconoclasta”. L’iconoclastia rimanda ad una precisa disputa teologica/filosofica che ha poi portato all’abbattimento delle immagini religiose soprattutto durante il regno dell’imperatore bizantino Leone III Isaurico e del figlio Costantino V che gli succedette nel 741 d.C.

In realtà, se si leggono con attenzione le opere di alcuni grandi Padri della Chiesa, quali Basilio o Giovanni Damasceno, è chiara la distinzione tra immagine e archetipo. Nel 787 d.C. il settimo Concilio ecumenico di Nicea scomunicò gli iconoclasti sulla base della tesi che l’immagine è mezzo, strumento, che conduce dalla materia all’idea che essa rappresenta. San Michele Arcangelo, che calpesta Satana, è l’emblema della vittoria del Bene sul male, della Verità sulla divisione e l’errore.



Ne consegue che i c.d. “neoiconoclasti” non solo hanno dimostrato di non conoscere minimamente le questioni di ordine filosofico e teologico sottese alla disputa di cui sopra, ma stanno strumentalizzano la vicenda Floyd unicamente per l’affermazione di un’ideologia anticristiana sfruttando l’esistenza di un fantomatico razzismo.

Affidiamoci ogni giorno, se possiamo, alla protezione potente di san Michele, recitando la preghiera scritta dal grande Papa Leone XIII, contro il maligno e tutte queste forme di imbecillità e ignoranza che da lui provengono.

 

DANIELE TRABUCCO

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