Lo psichiatra Di Giannantonio: “nel lungo lockdown la fede è stata di grande giovamento”

di Bruno Volpe

Da poche settimane abbiamo ripreso a circolare per città e regioni dopo essere stati barricati in casa per tanto tempo. Quali possono essere state le conseguenze a livello mentale del lungo lockdown? Lo abbiamo chiesto al prof. Massimo Di Giannantonio, psichiatra di Chieti.

“Lo stare a casa ci ha rafforzato quella che si chiama resilienza. Come italiani abbiano dato ottima prova di fermezza e di senso civico, poi ci sono le eccezioni”.

Qualcuno si è suicidato…

“L’evento suicidio spesso è la fine di un percorso e non l’inizio. E’ assai probabile che questi soggetti avessero situazioni difficili e delle problematiche alle spalle che la pandemia e l’isolamento hanno solo dilatato. E’ come per le tante morti che attribuiamo a Covid 19. Ma dobbiamo considerare che in molte persone il Coronavirus è stata la parte finale, la concausa”.

Sui media si è parlato a tutte le ore di Covid-19 e ci hanno fatto vedere anche le bare…

“Buona parte della responsabilità è dei giornalisti che pompano la notizia per fare ascolti e, qualcuno, spettacolo. Non si bada alle conseguenze di questo dilagare di notizie sulla salute mentale, specie degli anziani ai quali consiglio un progressivo e sano distacco. Quella dello sfilare delle bare in tv è stata un’immagine cruda, ma io le avrei fatto vedere, perché ci si rendesse conto della battaglia che abbiamo vissuto e in modalità diversa stiamo vivendo”.

Secondo lei la fede ha aiutato molto nel lungo lockdown?

“Molto, è di grande giovamento. Serve a superare momenti complicati e difficili come questo. Sono stato colpito favorevolmente dal Papa il quale ha dato un segno straordinario. La fede giova ad elaborare il lutto e la sofferenza. Ci ricorda che non siamo solo corpo, ma anche spirito. Ed è utile a rispondere al grande mistero ed interrogativo della morte e naturalmente della vita che è connessa”.

 

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