Non basta lamentarsi dal divano. La bioeticista: “cambiare è scomodo, ti devi scomodare”

C’è una responsabilità morale agendo, evitando di agire o nel limbo dell’indifferenza.



Quando la proporzione dei beni in gioco e degli interessi mostra chiaramente, in coscienza, quale prevalga sull’altro eppure si preferisce ignorarlo, allora si sceglie volutamente di non rispondere a quella verità.

Senza dubbio è già una scelta fondamentale riconoscere i beni in gioco, ma a questo fa seguito il dovere di rendere conto di questa conoscenza.

Ecco la ragione per cui anche scegliere di non scegliere è una scelta!

Possiamo lamentarci di com’è o come sarà solo se abbiamo fatto tutto ciò che potevamo (secondo modi e capacità individuali) per far sì che un cambiamento gravemente ingiusto, erroneo e dissoluto venisse meno.



Ma se tutto ciò che abbiamo fatto è lamentarci dal divano, metaforicamente la nostra “comfort zone”, allora c’è una lacuna nelle nostre responsabilità verso il bene comune.

Cambiare è scomodo, ti devi scomodare. Si dirà che “tanto non faccio la differenza e se anche agisco non serve a nulla perché è un sistema” ma dicendolo a priori è pur sempre una scommessa invalida e faziosa: senza ciascuno di noi non si può fare e l’ipotesi non è una certezza. Intanto inizia.

Questo è il principio comunitario, che l’oggetto in questione ci riguardi direttamente come singoli o indirettamente in quanto parte della famiglia umana.

Dipende da me, dipende da te. Segue una logica collaterale. Le nostre azioni, le scelte che decidiamo oggi sono parte dell’eredità che lasciamo.

 

PROF.SSA GIULIA BOVASSI

 

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