“Le vie da non percorrere (perchè portano all’inferno)”

Quando la Madonna apparve ai tre pastorelli di Fatima (1917), fra l’altro fece loro vedere l’Inferno: un mare di fuoco e fiamme che si levavano in alto trascinando come carboni accesi anime e demoni; questi si distinguevano per le forme orribili e strane. I tre piccoli ebbero grande orrore e paura.

La Madonna li confortò e poi disse: “Avete visto l’Inferno. Ecco dove vanno a finire le anime dei peccatori”. Per impedire un tale esito, che è la sventura più grave che mai si possa verificare, perché dall’Inferno non si esce più, occorre che i peccatori si convertano finché sono in vita e tornino a vivere in Grazia di Dio, che è la vita divina ricevuta col Battesimo. Per facilitare questo ritorno e quindi la Salvezza eterna, la Santa Madre di Dio raccomanda la preghiera del Santo Rosario, la Confessione dei peccati, la Santa Comunione e la consacrazione o affidamento al Suo Cuore Immacolato. Ai tre pastorelli insegnò anche questa preghiera, da dire ad ogni decina del Rosario: “O Gesù mio, perdona le nostre colpe, preservaci dal fuoco dellInferno, porta in Cielo tutte le anime specialmente le più bisognose della tua Misericordia”.



Santa Faustina Kowalska, l’apostola della Divina Misericordia, in una certa occasione ebbe dal Signore l’esperienza di scendere all’Inferno e costatare le pene di cui soffrono i dannati, che poi essa descrisse nel suo Diario. È proprio un gesto di grande Misericordia il mettere in guardia gli uomini dal cadere in quell’abisso. Per questo il Signore lo ha rivelato. Se uno non ci crede, è libero di non credervi, ma è bene che sappia qual è il burrone in cui potrebbe andare a finire per sempre e se vuole salvarsi può farlo, finché è in vita. Chi nega l’esistenza dell’Inferno, non solo va contro la divina rivelazione e i dogmi della Chiesa cattolica, ma rischia di andarci a finire dentro, senza poi poterne mai più uscire. Non è saggio chiudere gli occhi per non vedere l’abisso e andare avanti così!



Quali sono le sofferenze dei dannati? Sono tante e terribili. La teologia, che studia la rivelazione e la Bibbia, ne enumera diverse. Esse sono:

-il “fuoco inestinguibile” (Mt 25,41), che colpisce e tormenta anche l’anima del dannato (cfr. parabola del ricco epulone: Lc 16,19-31);

-il “pianto e lo stridore di denti” (Mt 8,12), cioè dolore e infelicità, rabbia e desiderio di vendetta;

rimorso per le colpe commesse, che dà un continuo e implacabile tormento interiore;

privazione di Dio come Amico; questa è la pena maggiore: non poterlo amare, non poterlo godere;

-compagnia dei demoni e schiavitù a Satana come tiranno e padrone assoluto;

odio verso se stessi e verso tutti: i dannati non possono più amare niente e nessuno; tra di loro vi è complicità e non amore; è il fallimento definitivo dell’uomo;

tormento dei sensi: fuoco, buio, fetore, disgusto, urla… Più tormentati sono i sensi con cui più si peccò: “Con quelle stesse cose per cui uno pecca, con esse è poi castigato” (Sap 11,16).

-la disperazione, cioè l’assoluta certezza che non vi sarà mai cambiamento del loro stato infelice.

Le pene dellInferno sono eterne. I dannati lo sanno e questo causa in loro la “disperazione”, cioè l’assoluta mancanza della speranza di avere un’altra sorte, perché la condanna divina è definitiva. Questa è dovuta all’ostinazione del peccatore nella volontà di peccare: chi muore senza pentimento dei suoi peccati, viene fissato in eterno in tale atteggiamento. È questa la bestemmia contro lo Spirito Santo (Mt 12,31), per la quale non c’è perdono, come è stato per Satana e gli Angeli ribelli. Tale atteggiamento di durezza di cuore e ostinazione della volontà incomincia sulla terra e porta dritto all’Inferno.



Quali sono le vie che portano allInferno? Sono molte e purtroppo molto frequentate. Dice Gesù: “Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!” (Mt 7,13-14).

Ecco alcune vie di perdizione:



Perdere la fede e vivere come se Dio non ci fosse.

Non pregare, non tener conto dei Comandamenti di Dio né dei richiami dei Sacerdoti. Disertare la Chiesa, profanare la Domenica. Non credere al Papa, alle apparizioni della Madonna o del Signore, ai loro “Messaggi”, etc.; vivere come se mai si dovesse rendere conto.

Crescere e vivere secondo il principio del piacere.

Io faccio solo ciò che mi piace, ciò che mi dà gusto e soddisfazione. Voglio le mie gratifiche. I figli – dicono tutti – non bisogna farli crescere inibiti e complessati. Si devono lasciare liberi (di perdersi?)!

Lasciarsi teleguidare dalla Tv.

Vedo cosa c’è. Vedo come ci si diverte. Guardo come fanno gli altri. Mi interessa la moda, mi piacciono gli spettacoli; voglio divertirmi; cerco cose interessanti, rilassanti, stimolanti… Voglio novità! Desidero tutto ciò che vedo! Non nego nulla ai miei occhi!



Non assumersi impegni di lavoro e di studio.

La giovinezza – dicono in tanti – è tempo di spasso e divertimento. Se uno non si diverte, che bello c’è? L’impegno fa paura; il lavoro può aspettare. Voglio un lavoro che mi piaccia e mi dia molti soldi, dicono.

Fare vita notturna tra fumi, alcol e gente allegra.

Le avventure e le persone più interessanti si trovano di notte. Il giorno si dorme e la notte ci si diverte. La droga e l’alcol, il fumo e le risate, la buona compagnia: questo voglio!

Sesso facile e convivenza; no alla verginità.

Il sesso è un piacevole passatempo. Non serve a trasmettere la vita, se non per sbaglio. Bisogna fare molte esperienze e convivere con la persona amata, fin quando la cosa và. Poi si cambia. Si vive cercando l’amore!

Amore libero, aborto e divorzio se si vuole.

L’amore deve essere libero: si sta insieme fino a quando conviene. Uno non deve essere costretto a stare con una persona verso la quale non sente più nulla. L’aborto poi, è scelta di libertà. È diritto della donna!

Darsi allevasione, allebbrezza, alla lotteria, al gioco.

La vita è troppo stressante. I soldi poi, non bastano mai. Bisogna uscire dai propri ruoli e tentare la sorte. Ci vuole fortuna nella vita! È bello essere ricchi, sani e fortunati per darsi alla gioia pazza. Altrimenti la vita è monotona. Voglio viaggi, turismo e spettacoli! Voglio qualcosa di forte, di eccitante: voglio lo sballo!



Non pensare mai che si deve rendere conto a Dio.

È meglio non pensare a Dio, perché porta tristezza e angoscia. Probabilmente Dio non c’è. E se c’è, è certamente diverso da come dicono i preti. È un Dio che perdona tutti e sempre. Dio è grande! Non è grande la sua Misericordia?

Non soffrire mai e ammettere l’eutanasia.

Il dolore e la sofferenza – si dice – sono i veri nemici dell’uomo. Bisogna evitarli con ogni cura. Se uno è malato e irrecuperabile, è meglio che si tolga di mezzo in maniera indolore. Perché soffrire? Non è umano!

Usare la bugia ed avere sempre ragione.

Le bugie a volte servono. Non bisogna dire la verità, altrimenti gli altri ti ricattano. È meglio nascondere le proprie cose e non darsi mai per vinto, altrimenti ti calpestano. La menzogna è un’arma per saper vivere dove tanti vogliono vendere la tua pelle.

Pensare solo a se stessi e fregarsene degli altri.

Se non ci penso io a me stesso, nessuno si ricorda di me. Voglio farmi una posizione forte e privilegiata, in modo da non avere bisogno di nessuno. Ognuno per sé. Me ne infischio degli altri. Se non ci penso io per me, chi ci deve pensare?

Sapersi vendicare dei torti ricevuti.

Chi perdona è un debole e presto gli altri gli metteranno i piedi fin sopra il collo. Bisogna farsi rispettare e dare le giuste lezioni a chi mi calpesta. La vendetta si serve fredda! C’è una vera soddisfazione nel vendicarsi.



Quando il Figlio delluomo verrà nella sua gloria… Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch’essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me. E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna” (Mt 25,31-32.41-46).



PADRE GIUSEPPE TAGLIARENI

 

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