L’allarme di un missionario: “Ci stiamo avviando verso una guerra civile ideologica”

“Aspetteremo insieme il numero dei positivi”. Ascoltato casualmente in televisione, dal conduttore de “La vita in diretta” mentre iniziava il programma.

Ma che cos’è questo che stiamo vivendo, un campionato mondiale di calcio in cui aspettiamo la partita della nazionale, un lungo sabato in cui aspettiamo i numeri del lotto o del Superenalotto?

Oppure una guerra, quella nella quale dal primo giorno ci ha messo la narrazione ufficiale, con la scelta delle parole, degli slogan, perfino delle immagini? E una guerra ha bisogno di nemici, altrimenti che guerra sarebbe?

In questa, tutta virtuale e diventata subito virale, si è ben presto passati dal Coronavirus nemico comune, a un nuovo nemico, il prossimo che non la pensa come noi, che osa farsi delle domande perché nella narrazione ufficiale riscontra delle falle, oppure il prossimo impaurito che non ha dubbi e accetta narrazione, analisi e previsioni ufficiali.

Ci stiamo avviando verso una guerra civile ideologica, e non è escluso che, causa il dissesto economico prossimo venturo, diventi infine una autentica guerra, con sacchi di sabbia alle finestre e sangue per la strada. Non sarebbe la prima volta, dopo un evento che produce una grande crisi sociale, economica e di valori.

“Divide et impera” dicevano i latini («dividi e comanda»), e mi sembra che ci siamo dentro con tutte le scarpe. “Divide et impera” è un “motto attribuito a Filippo il Macedone, con cui si vuole significare che la divisione, la rivalità, la discordia dei popoli soggetti giova a chi vuol dominarli” (Enciclopedia Treccani).

Ma noi sappiamo che il principe e autore dell divisione è il demonio che, dividendoci prima da Dio e poi tra noi, ci ha preso in pugno per tenerci in schiavitù e dominarci per tutta la vita. Occorre discernere, per poter vivere in tutto secondo la volontà di Dio, per la quale tutto concorre al nostro bene. E questo tempo anche. E pure il Coronavirus.

Come? Innanzitutto scoprendo che non stiamo combattendo nessuna guerra contro le persone di carne e di sangue, ma contro il demonio che ci vuole divisi, sospettosi, rancorosi, violenti perché schiavi della paura della morte. Il vero nemico è lui, e contro di lui dobbiamo combattere con le armi della luce che ci rivela San Paolo:

“Rivestitevi dell’armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo… Prendete perciò l’armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove. State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace. Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio” (Ef. 6,10 – 17)

Cosi siamo chiamati a vivere questo tempo, che è immagine, paradigma e profezia di tutta la nostra vita. E di quella dei nostri figli, ai quali siamo chiamati a trasmettere la fede perché imparino a vivere la buona battaglia per conservarla integra sino alla fine. Allora, anche attraverso questo tempo, potremo ascoltare la voce di Dio che ci parla nella storia e ci ammaestra con gli eventi, per convertirci e vivere nella comunione con Lui e i fratelli.

Lo sappiamo, il demonio non prevede mai sino in fondo l’opera di Dio, che sulla Croce ha distrutto per sempre i suoi piani malefici. Siamo certi che anche questa volta satana non prevarrà, perché proprio questa croce che è preparata in questo tempo per noi, e sulla quale distenderci insieme a Cristo, sarà l’ennesima roccia sulla quale verrà disfatto ancora il demonio.

Coraggio, lasciamoci amare e attirare da Cristo nella Chiesa, non smettiamo un attimo di pregare e scrutare la Scrittura, stiamo uniti con i fratelli senza disertare le celebrazioni, nutriamoci spesso dei sacramenti, e indossiamo le armi della luce. Dietro al Coronavirus non c’è la morte ma la vita, e questo tempo non è per la nostra distruzione ma perché si riveli, in esso, la Gloria di Dio. In noi per ogni uomo.

Don Antonello Iapicca – Da Facebook

 

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