Chi s’imbatte con Gesù trova la via della salvezza

Di Padre Giuseppe Tagliareni

 

“Anche voi eravate morti per le vostre colpe e i vostri peccati… Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo:… Egli infatti è la nostra pace” (Ef 2,1.4-5.14). San Paolo ci fa prendere coscienza che è Cristo la nostra pace; fuori di lui c’è disordine, divisione, inimicizia con gli uomini e con Dio, a causa del peccato che regna dovunque e genera la morte. Ora Dio per la Sua Misericordia ci ha dato in Cristo sia la vittoria sul peccato e sulla morte e sia la vera pace. Questa è dono di Dio e si stabilisce nella giusta relazione con tutti: con Dio, con noi stessi, con gli altri, con la vita, col mondo.

Primigenio e fondamentale è il rapporto con Dio. Da questo dipendono tutti gli altri, perché è Dio che ci fa vivere. Ora a causa del peccato questo rapporto è alterato: l’uomo peccatore non ci sta bene con Dio, non gli viene di alzare lo sguardo a Lui, di pregarlo, di chiedergli perdono. Egli ha perso la benevolenza di Dio e perciò si rivolge a ciò che lo può gratificare sulla terra: denaro, salute, piaceri, avventure… E cerca di dimenticare che è fatto per Dio e che a Lui prima o poi deve tornare. Così è distratto ed infelice: il suo cuore è pieno d’idoli vani, che non possono dare né vita né felicità.

Gesù Cristo rimette le cose a posto. Se tu peccatore ti unisci a lui, Egli si prende addosso i tuoi peccati, li porta sulla Croce, dove li espia completamente con la sua Passione d’amore al Padre e  con la sua obbedienza filiale, e ti ricopre della sua giustizia. Nascosto nelle sue piaghe tu sei giustificato e gradito a Dio. I tuoi peccati sono cancellati tutti e il Sangue di Cristo ti ridà nuova purezza e grazia. Dio ti abbraccia come suo figlio ritrovato e ti fa festa, come è detto nella parabola del “Figliol prodigo” (cfr. Lc 15,11-32) e ti ammette al suo banchetto.

Nel rapporto con se stesso l’uomo peccatore ci sta male: egli si disprezza e si odia a causa dei suoi sbagli, che portano sempre amare conseguenze. Colpe e rimorsi lo rendono infelice, eccessi e difetti lo fanno molto imperfetto e ben al di sotto della immagine che vorrebbe per sé. Anche se vuole dare tutte le colpe agli altri, ogni uomo sa di non essere innocente e di aver fatto molti sbagli nella vita, senza avere più possibilità di correggerli o di tornare indietro. Vedersi allo specchio allora, non è spettacolo piacevole: meglio fuggire e consolarsi vedendo i difetti altrui. Ma ciò non risolve; il peccato rimane. “Chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre; se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero” (Gv 8,34-36).

Chi s’imbatte con Gesù, trova la via della salvezza. Tu trovi uno che ti ama come sei, con tutti i tuoi difetti e peccati; le tue miserie non lo ostacolano, anzi attirano la sua Misericordia; le tue piaghe non lo impauriscono: egli sa risanarle senza farti alcun male. I tuoi rimorsi, le tue colpe, i tuoi mali sentimenti di odio, d’invidia, di gelosia, di egoismo, di ribellione, di ira, di violenza… tutto egli è in grado di risanare, purificare, liberare, perché tu possa essere te stesso in pienezza, così come Dio ti vuole: perfetto in tutto. E tu diventi amabile anche a te stesso, fin d’ora, perché Gesù ti ama e per te ha dato se stesso sulla croce. Da te vuole soltanto una cosa: il tuo cuore e cioè che tu lo ami, molto, con tutto te stesso e non ti separi mai più dalla sua amicizia.

Gli altri per noi sono o amici o nemici o estranei. Amiamo gli amici; odiamo i nemici; siamo indifferenti con gli estranei. Le relazioni con gli altri sono vitali, fanno parte integrante della nostra esistenza. A volte sono positive e a volte no: incomprensioni, liti, delusioni, inimicizie, lotte, separazioni, dipendenze, schiavitù… determinano spesso ferite interiori, conflitti, lacerazioni, vendette, rotture, fughe. Spesso il nostro rapporto col prossimo è alterato, viziato, pessimo, traumatico. Non sappiamo perdonare; non vogliamo chiedere scusa; preferiamo non incontrare certe persone che ci hanno offeso; decidiamo di non amare, perché l’amore porta a soffrire. Anche con parenti e amici stiamo male, perché nessuno è immune dall’invidia-gelosia e da preferenze interessate.

Solo Gesù ci fa amare tutti con amore vero, di carità che va oltre le offese e le mancanze e abbraccia le persone per come sono. Gesù ama tutti e per tutti dà la sua vita. Egli ci riconcilia gli uni gli altri e ci fa accettare tutti come fratelli e figli dello stesso Padre dei Cieli. Egli ci insegna ad amare e perdonare, ad accogliere anche le persone non simpatiche, ad aiutare anche gli estranei, a fare del bene anche a quelli che ci hanno fatto del male, dimenticando le male parti. Egli ci insegna a non giudicare né condannare nessuno e a convivere con tutti gli uomini di buona volontà. Quanto ai malvagi, egli ci insegna a sopportarli con pazienza e a pregare per loro, perché si convertano.

Gesù ci riconcilia anche con la vita. Essa è spesso amara, a causa delle varie tribolazioni che l’attraversano: mancanza di lavoro, malattie, emigrazione, povertà, miseria, rovesci di fortuna, incidenti, lutti, prigionia, guerre… La nostra esistenza è segnata dall’inizio alla fine dalla sofferenza, dal dolore e dalla morte. A queste poi si aggiun-gono le tentazioni e gli assalti diabolici che, come fu per Giobbe, ci opprimono e ci tolgono ogni bene.

Essendo Dio incarnato, Gesù ci invade con la sua Grazia, che vale a farci accettare tutto dalle mani del Padre, che dispone ogni cosa per la nostra salvezza eterna e per la nostra gloria. “Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” è detto (Rom 8,28). Il Figlio di Dio sa bene quali sono i disegni del Padre e tutto accetta dalle sue mani, anche la tentazione e la calunnia, la persecuzione e la prigionia, la condanna ingiusta e l’abbandono, la croce e la morte. Non c’è condizione umana che con Gesù non si possa vivere. Il segreto sta nell’essere uniti pienamente a lui, per fare la volontà del Padre, che sempre tesse un meraviglioso disegno, a salvezza e gloria di coloro che lo amano.

Infine Gesù ci riconcilia col mondo: quel mondo che alle origini era buono e pieno di ogni bene, ma che dopo il peccato fu maledetto e si trasformò in “valle di lacrime”. Oggi il mondo è depredato e distrutto; i suoi tesori sono in mano a pochi e i più non ne possono godere; l’inquinamento cresce sempre più ed è scomparsa la genuinità delle cose, che non hanno più gusto né sapore.

Dal punto di vista spirituale il mondo è devastato dalla prepotenza dei forti e dall’eliminazione dei deboli; impera la cultura dell’effimero, del cambiamento, della vanità. Si cerca la ricchezza e l’evasione, lo spettacolo e il successo, il dominio incontrastato nei vari ambiti: economico, politico, religioso, mediatico, sportivo, etc. Si dimentica e si nega Dio e la sua presenza nella storia: sia alle origini che alla fine. Il mondo non sa né da dove viene né dove và.

Gesù ci dà il senso giusto della vita e della storia: la vita è dono prezioso di Dio; la storia è un progressivo rivelarsi del suo disegno provvidenziale di salvezza dei singoli e dei popoli, verso il trionfo del bene sul male e la venuta di Cristo nella gloria, quando instaurerà il suo Regno di amore, di gioia, di giustizia e di pace. Egli ci immette nel flusso giusto e vincente: quello dei veri valori che non passano di moda, quello della verità che libera e salva, quello dell’ avvento del Regno di Dio e del suo trionfo su Satana.

“Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi” (Gv 14,27): la pace di Gesù nasce dalla perfetta relazione con Dio, con se stessi, con gli altri, con la vita e col mondo. Quando è piena, è inalterabile. La fonte inesauribile è Gesù. Per questo San Paolo ci dice: Rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri(Rom 13,14).

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