Una volta usciti dal “gregge”, ci si intruppa nel “branco”

Di Padre Giuseppe Tagliareni

 

L’uomo nasce e vive in società. L’essere socievole fa parte della sua natura. Fin da piccolo egli tende ad associarsi con gli altri e, andando oltre ai propri familiari, cerca compagni con cui condividere tempo, interessi, attività. Nascono così nuovi legami che possono diventare amicizie preziose o dannose allo sviluppo del ragazzo. Oltre alla scuola, egli comincia a frequentare luoghi (piazze, sale-giochi, bar, pub, discoteche, giardini pubblici, etc.), che rimangono lontani dagli occhi dei genitori, in cui il giovane si ritrova col bisogno di fare nuove conoscenze ed amicizie e con la difficoltà di gestire la sua libertà senza pericolo.

Per un cristiano dovrebbe essere la Chiesa lambiente più formativo anche per i giovani, che potrebbero ben inserirsi in un Gruppo omogeneo che cerca di portare avanti la crescita personale nella maturità della fede per ben preparasi ai compiti della vita futura come padri e madri di famiglia e come persone utili alla società, mediante il lavoro e la competenza acquisita.

L’Oratorio o un Centro Giovanile dove sono presenti degli educatori responsabili e delle iniziative ricreative e formative, è l’ideale. Allora i ragazzi sperimentano insieme la crescita armonica della loro personalità, costituiscono nuove amicizie sincere, si aprono agli ideali più grandi dell’apertura, dell’accoglienza, della solidarietà, dell’amore fraterno, del matrimonio cristiano, della giustizia e pace universale.

Nei Gruppi cristiani il Sacerdote entra come autentico rappresentante di Cristo “Buon Pastore”, che dà ai ragazzi i cibi più nutrienti e genuini: la Parola di Dio, l’Eucaristia, la Santa Messa, la direzione spirituale, il perdono sacramentale. Allora si realizzano le parole del Signore: “Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza. Io sono il buon Pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore”  (Gv 10,14-15).

Chi riconosce Gesù come sua guida nella vita, accoglie volentieri il Sacerdote e fa del Vangelo il suo prezioso manuale di crescita. Il gruppo è sereno e aperto: non sarà mai una setta. Il gregge dei seguaci di Cristo vive e cresce nell’amore reciproco: seguendo Gesù (“perfetto Dio e perfetto Uomo), ogni pecorella del suo gregge impara ad amare, a perfezionarsi, ad essere utile agli altri, a far festa con Dio e con i fratelli tutte le domeniche, a divertirsi in modo “cristiano”, cioè corretto e bello, senza mai cedere al vizio, alle logiche della corruzione e della morte.

Invece, chi si separa da Cristo e dalla Chiesa (spesso questo accade dopo la Cresima), finisce prima o poi con l’intrupparsi in un “branco” in cui l’invisibile conduttore è il demonio. Egli vuole renderli suoi schiavi e portarli all’eterna perdizione. I mezzi che egli usa sono molto potenti e suggestivi. È difficile che prima o poi non si sia coinvolti e sedotti. Sono: la tv, la musica, la ribellione ai genitori, il branco stesso, il fumo, l’alcol, la droga, la vita notturna, il sesso libero e talora anche il satanismo.

Si comincia con la tv e mezzi più recenti: cellulari, internet (navigazione, chat, blog, etc.). Qui si trova di tutto e si comincia a desiderare contatti e amicizie pericolose. Le immagini sono suggestive. I modelli (“star o divi”) quasi tutti negativi e trasgressivi. A questo si aggiunge la potente attrazione della musica, che molto spesso è cattiva. Si può dire che la distruzione della gioventù moderna cominciò col diffondersi della musica rock dal 1950 in poi. Il ritmo sincopato e martellante, la chitarra elettrica (specie il basso), il canto urlato e coinvolgente, i testi delle canzoni che non inneggiano all’amore ma alla trasgressione, all’estasi chimica, all’eccitazione sessuale, alla droga e all’alcol, al suicidio, alla violenza gratuita e omicida, al satanismo… sono sconvolgenti.

Il concerto diventa unorgia infernale. Presi da questo spirito degli abissi, tutti urlano in coro, si dimenano scomposti, si eccitano ancor di più senza alcun freno inibitorio, fino all’esaurimento. A volte ci scappa il morto.

Spesso uscendo così eccitati guidano male e perdono la vita sulle strade del ritorno a casa. Ogni anno in Italia muoiono circa settecento ragazzi a causa di incidenti d’auto dopo una nottata in discoteca. Lutti e lacrime: amaro frutto d’una libertà mal usata e d’un divertimento infernale che nessuno sa esorcizzare o limitare.

In questi ultimi tempi i nemici di Dio e della Chiesa hanno creato “Società per lo sbattezzo” e dicono soprattutto ai giovani che è tempo di uscire dal gregge” (la Chiesa) per gustare tutta l’ebbrezza di essere liberi: liberi dal controllo dei genitori, liberi dalla tutela dei Sacerdoti, liberi di comportarsi come più piace. Il peccato non esiste; piuttosto è peccato non prendere in mano la propria vita e non farne quello che più ad ognuno aggrada.

Una volta usciti dal “gregge”, ci si intruppa nel “branco” e naturalmente ci si adegua. La regola è fare come fanno tutti e così si perde subito la propria indipendenza di giudizio e di comportamento. Si lascia il buono per il piacevole, si cambia la virtù col vizio, la luce con le tenebre, le preghiere con le bestemmie, il canto con le urla, il rispetto con la prevaricazione, il dominio di sé con l’eccitazione, la Chiesa con la discoteca o lo stadio, la Messa con la partita, la veglia con i veglioni, l’elevazione a Dio con la discesa negli abissi, il sacro col demoniaco, il crocifisso col tatuaggio. In casa si diventa estranei: con i genitori non si dialoga né si mangia insieme. La stanza diventa un caos. L’abbigliamento dev’essere molto trasgressivo, in modo da indicare subito a tutti a quale società si aspira: una società dove la trasgressione è la regola; un modo di vivere dove l’assoluto è la ribellione all’autorità stabilita, il disprezzo delle regole di convivenza, il capriccio, la bestialità.

Ecco che allora i figli di Dio sono trasformati in porci, iene e scimmie: animali che amano il branco e vivono d’istinto, bruti che non hanno più nulla di umano, che hanno bisogno dei grandi solo per aver soldi, cellulari e macchine e tanto tempo libero da impiegare in divertimenti e incontri interessanti. Casa, scuola, chiesa, lavoro… non sono cose interessanti.

È meglio stargli alla larga. “Io mi devo divertire”, dicono in coro, “e ancora mi sono divertito troppo poco. Il tempo passa in fretta e così le occasioni per divertirsi”.

E Satana aggiunge: “Tu sei libero. Fa ciò che ti piace! Nessuno ti deve comandare! Neanche Dio. Dio non c’è. Tu sei dio”. E così la rete è tessuta e ben ferma. Chi si diverte di più è proprio lui, Satana. Il povero giovane non se ne esce più, se non per la Misericordia divina.

A tale trappola mortale per lo spirito e spesso anche per il corpo, bisogna saper opporre la via di uscita e della Salvezza. La via potrebbe essere l’entrata in un gruppo cristiano. Lì il giovane incontrerà Gesù, che è la Salvezza. Conoscendo gli strumenti satanici di seduzione (musica, fumo, sesso, alcol, droga, notte…), bisogna saper proporre alternative valide e attraenti: buona musica, educazione all’amore, giochi puliti, gite e pellegrinaggi, trasmissioni interessanti, impegno nel volontariato, ritiri spirituali, incontro con la Bibbia e “lectio divina”, liturgie ben preparate, dibattiti su temi interessanti, creazione di giornalini, di servizi giornalistici, di montaggi televisivi su argomenti d’attualità, di organizzazione di feste religiose o profane (pulite!), etc.

Gesù ha detto: “La verità vi farà liberi” (Gv 8,32): la verità su Dio e sull’uomo, sulla vita e sulla morte, sul bene e sul male. Solo conoscendo e amando Gesù, solo divenendo suoi discepoli, viene data libertà, perché solo così ci si apre alla verità che libera e salva. Oggi siamo nell’epoca della mistificazione e a posto della verità si cerca il consenso dei più. Bisogna ritrovare il gusto per la verità e la passione di cercarla fino a trovarla. Bisogna rifiutare le menzogne, le vanità, il pensiero dominante. Bisogna avere il coraggio di chiamare il vizio come vizio e la virtù come virtù. Deve risplendere agli occhi dei giovani la bellezza di una vita vissuta per amore e costruire insieme ad altri qualcosa di buono. “Fatti non foste per viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza” (Dante).

 

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