L’evolversi sociale, economico e politico della società e la Dottrina Sociale della Chiesa

Di Don Gian Maria Comolli*

La Chiesa, da sempre, ma soprattutto dalla fine del XIX secolo, ha prestato una notevole e costante attenzione all’evolversi sociale, economico e politico della società promuovendo una propria Dottrina Sociale. Questo percorso ha come tappe alcune Encicliche o Discorsi dei Pontefici: dalla Rerum Novarum di Leone XIII (1891) alla Quadragesimo Anno di Pio XI (1931), dal Radiomessaggio di Pentecoste di Pio XII (1° giugno 1951) alla Mater et Magistra di Giovanni XXIII (1961), dalla Populorum Progressio (1967) alla Octogesima Adveniens (1971) entrambe di Paolo VI, dalla Laborem exercens (1981) alla Sollicitudo Rei Socialis (1987) alla Centesimus Annus di Giovanni Paolo II per giungere alla Caritas in Veritate di Benedetto XVI.

Accanto ai documenti pontifici sono presenti altri del Magistero universale, ad esempio la Costituzione Pastorale Gaudium et Spes del Concilio Vaticano II (1965) oltre a quelli redatti delle varie Conferenze Episcopali, fino al Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa (2004) auspicato da Giovanni Paolo II nell’Esortazione Post Sinodale Ecclesia in America (1999) e pubblicato nel 2004 dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Il testo ha riassunto con sistematicità in duecento pagine (escluse le note) la Dottrina Sociale della Chiesa (DSC).

Tutti questi documenti hanno un unico filo conduttore: il “primato della persona” e offrono delle indicazioni prevalentemente etiche affinché l’uomo risulti il centro e il punto di riferimento assoluto ed esclusivo nello sviluppo di ogni settore societario.

Ma che cos’è la Dottrina Sociale della Chiesa?

Essendo complesso fornire una definizione sistematica ci riferiremo al pensiero di San Giovanni Paolo II che nel suo lungo pontificato ha rilanciato questo “settore” oltre che sottolinearne l’essenzialità per tutta la Chiesa.

Nostro punto di riferimento sarà l’enciclica Sollecitudo Rei Socialis dalla quale attingiamo la definizione, gli obiettivi, la metodologia e le finalità.

Una premessa: «La sollecitudine sociale della Chiesa, finalizzata a un autentico sviluppo dell’uomo e della società, che rispetti e promuova la persona umana in tutte le sue dimensioni, si è sempre espressa nei modi più svariati» (n.1).

La definizione di DSC: «Non è una terza via tra capitalismo liberista e collettivismo marxista, e neppure una possibile alternativa per altre soluzioni meno radicalmente contrapposte: essa costituisce una categoria a sé. Non è neppure un’ideologia, ma l’accurata formulazione dei risultati di un’attenta riflessione sulle complesse realtà dell’esistenza dell’uomo, nella società e nel contesto internazionale, alla luce della fede e della tradizione ecclesiale» (n. 41).

Ecco invece l’obiettivo della DSC: «interpretare tali realtà [dell’esistenza individuale e collettiva, nella società e nel contesto internazionale], esaminandone la conformità o difformità con le linee dell’insegnamento del Vangelo sull’uomo e sulla sua vocazione terrena e insieme trascendente: per orientare, quindi, il comportamento cristiano” (n. 41).

E qual è il “metodo” della DSC? Rispondiamo riprendendo sempre un passaggio dell’enciclica Sollecitudo Rei Socialis: «dal validissimo apporto di Leone XIII, arricchito dai successivi contributi magisteriali, si è ormai costituito un aggiornato corpus dottrinale, che si articola man mano che la Chiesa, nella pienezza della Parola rivelata da Gesù Cristo e con l’assistenza dello Spirito Santo, va leggendo gli avvenimenti mentre si svolgono nel corso della storia. Essa cerca così di guidare gli uomini a rispondere, anche con l’ausilio della riflessione razionale e delle scienze umane, alla loro vocazione di costruttori responsabili della società terrena» (n.1). Da ciò si evince la finalità della Dottrina sociale: adempiere «alla missione di evangelizzare, [dando] il suo primo contributo alla soluzione dell’urgente problema dello sviluppo» (n. 1).

Un ampliamento del concetto è presente nella Centesimus Annus: «per la Chiesa insegnare e diffondere la Dottrina sociale appartiene alla sua missione evangelizzatrice e fa parte essenziale del messaggio cristiano, perché tale dottrina ne propone le dirette conseguenze nella vita della società e inquadra il lavoro quotidiano e le lotte per la giustizia nella testimonianza a Cristo salvatore» (n. 5).

Dunque, la Dottrina Sociale della Chiesa, partendo dalla “centralità della persona” che non può essere omessa da nessuna società, attualizzando il concetto di bene comune e i principi etici (dalla solidarietà alla giustizia, dalla sussidiarietà alla partecipazione, alla destinazione universale dei beni…) propone dei modelli per costruire la civiltà a “misura d’uomo” a livello sociale, politico ed economico. Possiamo quindi definire la Dottrina Sociale una scienza normativa e contemporaneamente un’etica sociale dello scopo, dei doveri e dei diritti. È l’annuncio del pensiero del Signore Gesù che il cristiano, sale della terra e luce del mondo, deve comunicare alle realtà temporali.

*Don Gian Maria Comolli, ordinato sacerdote nel 1986, da trent’anni è cappellano ospedaliero. Dopo aver conseguito un dottorato in Teologia, una laurea in Sociologia ed aver frequentato diversi master e corsi di perfezionamento universitari, attualmente collabora con l’Ufficio della Pastorale della Salute dell’arcidiocesi di Milano ed è segretario della Consulta per la Pastorale della Salute della Regione Lombardia.

Testo pubblicato per gentile concessione dell’autore (tratto dal blogwww.gianmariacomolli.it).

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