Ecco come può essere fatto l’approccio a Cristo e quello agli uomini

Di Padre Giuseppe Tagliareni

 

Dio è il Creatore di tutte le cose, fatte nel Figlio Suo.

Dio è Padre misericordioso. Si fa incontrare nel Figlio.

L’uomo è fatto ad immagine e somiglianza di Dio: è persona.

L’uomo è fratello in umanità, membro di Cristo, tempio di Dio.

La coppia rivela la comunione e l’alleanza d’amore.

Il peccato delle origini ha deturpato ma non distrutto.

L’Incarnazione di Dio in Maria: Gesù, Emmanuele, Dio con noi.

Gli eventi sono occasione di grazia e di misericordia.

La croce è luogo della prova dell’amore.

In ogni incontro può scoccare la Salvezza di Cristo.

Lapproccio è il modo di rapportarsi agli altri e alla vita.  Dipende da chi si incontra e dall’apertura dell’anima alla verità e all’amore. Sull’approccio influisce la decisione fondamentale dell’io di aprirsi ad una relazione di amore, di dono di sé, di servizio, oppure no, arroccandosi in una posizione di rifiuto, di possesso e di sfruttamento altrui, di seduzione, di ostilità: atteggiamenti questi che portano alla violenza, all’isolamento e alla morte.

Dopo il peccato delle origini, gli atteggiamenti negativi sono diventati la regola. Iddio allora ha dovuto far compiere all’umanità un lungo cammino per aprirla all’amore e alla salvezza. Dalla Sua rive-lazione nasce la fede e la preghiera. Prima i Profeti e poi soprattutto il Cristo, l’uomo-Dio, ci danno l’approccio giusto alle cose e a Dio. Vediamo in breve.

Nel dirigersi a Dio dev’esserci tanta umile obbedienza e filiale dipendenza come ebbero Gesù e Maria Vergine. Quell’Eccomi! Si faccia di me secondo la tua Parola è la risposta migliore che si può dare a Dio. Egli non è visto come Mistero tremendo e terribile, ma come Padre amoroso, che dà vita e grazia, che ha disegni meravigliosi su ognuno di noi, che ha un amore immenso per ogni creatura, e per la nostra Salvezza eterna ha sacrificato Suo Figlio Gesù.

L’anima si deve aprire a Dio senza riserve, accettando sempre la Sua volontà, sapendo che Egli è la Fonte inesauribile di ogni bene e di ogni bellezza. Amore, gratitudine, obbedienza, adorazione, lode continua, ascolto attento, umile servizio, riparazione sono la base dell’approccio giusto a Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. La Liturgia della Chiesa ci insegna come trattare Dio.

Lapproccio a Dio dev’essere dunque, orante e umile, confidente e insieme rispettoso, filiale e sincero, sempre nella verità e nel desiderio di lodarlo, di benedirlo, di volersi conformare alla Sua volontà perfetta e santa. Tale atteggiamento si deve portare anche alle cose di Dio. Specifichiamo brevemente l’approccio giusto ad alcune cose:

-la Bibbia: è il libro della Parola di Dio e degli avvenimenti della Salvezza. Autentico interprete è il Magistero della Chiesa. Ci vuole religioso rispetto e docilità, desiderio di  verità e accoglienza;

-la Santa Messa: rinnova il “Memoriale” della Pasqua di Gesù e il suo Sacrificio incruento; è la massima liturgia, l’incontro efficace di Salvezza; richiede la più santa devozione e adorazione, desiderio di offerta e di comunione, partecipazione fervorosa e costante;

-i Sacramenti: sono azioni sacre dove Dio ci amministra la Sua Grazia, che ci fa santi. Richiedono preparazione e gratitudine;

grandi eventi, come lutti, malattie, sconvolgimenti della natura e della società (guerre, terremoti, alluvioni, pestilenze, etc.): grande timore e umile rispetto della Sua volontà, senza presunzione né disperazione, ma fiduciosa attesa della Sua Misericordia.

L’approccio allaltro uomo dev’essere rispettoso della sua alterità e religioso, perché è persona umana fatta ad immagine e somiglianza di Dio, un essere che Dio ama per sé e su cui ha dei disegni. Ogni uomo è mistero, perché il cuore umano è un abisso, ma anche perché in ogni uomo è presente Cristo, che ha detto: “Qualunque cosa avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, l’avete fatto a Me (Mt 25,40).

Il Verbo, incarnandosi nel grembo della Vergine, ha preso in qualche modo ogni uomo e tutta l’umanità. Col Battesimo poi, noi siamo diventati tempio di Dio, come dice S. Paolo (cfr. 1 Cor 3,16). Questo Sacramento è importantissimo, poiché ripara i danni del peccato delle origini e conferisce di nuovo la Grazia santificante all’uomo. Purtroppo certe “reliquie” rimangono ed è sempre possibile peccare, cioè fare prevalere l’egoismo e la superbia. Per questo è fondamentale coltivare l’umiltà e l’amore. Ogni uomo, anche se ap-pena concepito, è dunque un tempio in cui abita Dio, un altro Cristo, un mistero che bisogna trattare con amore e grande rispetto, al fine di stabilire una vitale comunione. Questa fa crescere l’umanità verso i divini traguardi di vera civiltà e di cristianesimo in atto.

In particolare:

-coi genitori e le autorità: rispetto e obbedienza, perché rappresentano Dio che dà vita e ordinata convivenza in casa e in società;

-col coniuge: dono di sé totale, fusione, fedeltà e ricerca di unità. Il coniuge va accolto come dono prezioso ed esclusivo di Dio;

-col sesso: amore e responsabilità per il dono sacro della vita;

-con i figli: accettazione incondizionata, cura amorevole, difesa dai pericoli, educazione alla responsabilità e all’amore (dono di sé);

-col bambino: sommo rispetto e tenerezza. Il suo Angelo vede Dio, il quale vuole che “neanche il più piccolo si perda”  (Mt 18,10-14);

-col malato e col debole: relazione d’aiuto paziente e benigno;

-con l’afflitto e col misero: misericordia e compassione;

-col peccatore pentito: non giudizio, ma benevolenza e perdono;

-col peccatore ostinato: distacco e silenzioso rimprovero;

-con gli ipocriti: aperto rimprovero e minaccia del castigo divino;

-con lo straniero: accoglienza e benevolenza, nel rispetto della diversità, ma anche della legalità e del bisogno d’integrazione;

-con gli sconosciuti: rispetto e cortesia, senza pregiudizi;

-con gli amici: fedeltà e sincerità, sintonia ed emulazione, stima sempre più grande e mutuo aiuto nelle necessità;

-con i nemici: uniche armi sono la preghiera, il silenzio, la non-violenza, sempre nella verità e carità. Con tutti bisogna usare tanta misericordia. La Bibbia e in particolare San Paolo ci esorta: “Rivestitevi dunque, come amati di Dio, santi e diletti, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza; sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente, se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Al di sopra di tutto poi vi sia la carità, che è il vincolo di perfezione. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E siate riconoscenti!” (Col 3,12-15).

La croce è la bilancia del mondo, il luogo dove l’ostilità inchioda la vittima designata e dove Iddio chiama all’amore più grande i Suoi prediletti, fino al massimo sacrificio, quello della vita. L’atteggiamento giusto è quello di Cristo: “Padre, se possibile, passi da me questo calice… Però non come voglio Io, ma come vuoi Tu”.

Di fronte alla croce, l’atteggiamento più frequente è quello della fuga o della bestemmia: Dio non c’è, dicono gli atei, altrimenti non ci farebbe soffrire e ci farebbe scendere dalla croce; meglio fuggire e darsi alla pazza gioia. Tanto, domani moriremo. Ci può essere mai speranza che superi la morte? Così, sbagliando, dicono.

L’atteggiamento di Cristo invece, è quello filiale di perfetta obbedienza e d’immolazione vicaria. Egli accetta la croce per dare a Dio Padre la più grande prova di amore, rinunciando a tutto pur di sacrificarsi in favore dei suoi fratelli deboli, malati e peccatori. Con la potenza dello Spirito Santo, che è Amore, la croce diventa la leva che alza il mondo dall’abisso dei suoi peccati e dalle secche in cui si è arenato, tra bufere, tempeste di vento e di fango e lo sottrae ai fulmini della divina Giustizia.

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