I veleni della contraccezione

Di Lodovico Pontoni

I veleni della contraccezione… ebbene sì… è proprio questo il titolo scelto per affrontare il complesso,delicato e sempre dibattutissimo tema della contraccezione… Chissà forse qualcuno storcerà il naso, forse qualcuno riterrà un po’ allarmistico, un po’ “terroristico” questo titolo pensando alle pilloline acquistabili da un po’ di tempo a questa parte anche in Italia “comodamente” in tutte le farmacie e senza obbligo di ricetta per tutte le donne di maggiore età:speriamo che al termine di questa lettura possano ricredersi del tutto.

Il titolo, se vogliamo, non è del tutto originale, ma preso in prestito da un interessante libro del Dott. Renzo Puccetti, che è medico, specialista in Medicina interna, docente di Bioetica al Pontificio Ateneo Regina Apostolorum e socio fondatore della Società Medico-Scientifica Promed Galileo.

In I veleni della contraccezione (ESD-Edizioni Studio Domenicano, Bologna 2013, pp. 416)l’Autore mette in luce i molteplici effetti nocivi derivanti dall’ampia diffusione della contraccezione, e potremmo dire anche della “mentalità contraccettiva”, che hanno portato nell’arco di pochi decenni ad un esponenziale aumento di problemi demografici(denatalità sempre più rilevante), sociali e familiari(aumento divorzi, aborti, nascite al di fuori del matrimonio, sessualità più libera e banalizzata) e, non da ultimo, pastorali, osservando per esempio come in alcune Diocesi siano state date interpretazioni arbitrarie delle indicazioni emerse dall’enciclica Humanae Vitae, che è l’ultima enciclica scritta nel 1968 da Papa San Paolo VI.La contraccezione, in effetti, per le importanti implicazioni morali che comporta, non è affatto «un argomento periferico rispetto alle grandi questioni teologiche», afferma giustamente Puccetti in apertura di volume (p.7), operando la separazione (non solo tecnica) dei significati unitivo e procreativo dell’atto coniugale. La mentalità contraccettiva ha creato, come per un piano inclinato, condizioni favorevoli per l’aumento dei divorzi e degli aborti e, infine, un progressivo declino delle nascite che ha portato l’Occidente al drammatico inverno demografico che stiamo vivendo.

Gli effetti del dilagare della mentalità contraccettiva sono sempre più evidenti e numerosi in tutto Europa e, in particolare, nella laicissima Gran Bretagna. Qui già nel 2012 fece molto discutere l’iniziativa, nell’ambito di una campagna governativa promossa dal Solent NHS Trust– una sorta di Asl di Southampton – di diminuire drasticamente le gravidanze indesiderate tra le teenager facendo applicare dei contraccettivi ormonali alle studentesse di alcune scuole superiori della città in assenza di previo consenso da parte dei genitori. In questo modo, oltre all’etica pubblica, è stato violato di fatto anche il sacrario dei diritti/doveri di quella che è (e dovrebbe rimanere tale) la prima “agenzia educativa” della società, ovvero la famiglia. Ma le cose non sono cambiate negli anni successivi, anzi!

Nell’ottobre del 2019 ha destato per esempio scandalo la notizia della decisione della Court of Protection di Londra, a seguito di un’istanza presentata da alcuni medici inglesi, di imporre ad una ventenne di origine nigeriana con ritardo mentale l’inserimento forzoso di un dispositivo contraccettivo. Ciò è arrivato dopo che nel precedente mese di giugno, il giudice Lieven aveva emesso una sentenza in forza della quale la ragazza, che era incinta e non ritenuta idonea ad accudire un bambino, doveva essere sottoposta ad un aborto forzato. Questa sentenza è stata poi ribaltata dalla corte di Appello che ha permesso il proseguimento della gravidanza con contestuale critica della decisione del giudice Lieven.

A seguito di questa spiacevole vicenda la domanda che per l’ennesima volta ci facciamo è la seguente: può il cosiddetto “Best Interest” prevalere su tutto? Può prevalere sempre e comunque? Può violare anche la volontà, la coscienza di un essere umano innocente? La risposta chiaramente è NO. Lo Stato non può divenire un PADRE-PADRONE che impone con la forza della Legge la sua visione ferendo la dignità delle persone e perfino i convincimenti morali e/o religiosi dei suoi cittadini. Nel caso specifico sia la figlia sia la madre professano la religione cattolica e sono, quindi, anti-abortiste e contrarie alla contraccezione. A nulla sono valse le proteste della madre e dell’avvocato contro l’imposizione della contraccezione, anche previa assicurazione che tutti i provvedimenti necessari a tutela della ragazza sarebbero stati assunti. Al di là della questione di Fede, il discorso potrebbe poggiarsi unicamente sul buon senso e cioè sul fatto che uno Stato non può intervenire su una persona tentando di farla abortire forzatamente e, non riuscendoci, imponendole un dispositivo di contraccezione. In questo caso si è andato molto oltre il concetto della fantomatica libertà di usare contraccettivi o meno, qui viene fornita una sola alternativa, senza la più assoluta libertà di scegliere di donare la Vita.

Speriamo di non dovervi più raccontare storie al limite del surreale come questa ma nel frattempo continuiamo a denunciare a gran voce ogni situazione in cui la Vita è calpestata e a proclamare la bellezza della stessa.Parlando quindi di casa nostra, ovvero dell’Italia,va segnalato il contenuto dell’informativa che l’AIFA, l’Agenzia italiana del farmaco, ha diramato nel novembre 2019 avvertendo i medici sulle evidenze scientifiche relative ai rischi depressivi e suicidari nelle donne che fanno uso di contraccettivi ormonali nelle varie forme farmaceutiche, ovvero compresse, cerotto transdermico, dispositivo vaginale, dispositivo intrauterino, impianto per uso sottocutaneo o, infine, anello vaginale. Anche da questo punto di vista, quindi, rimane confermato quanto disse un grande medico, genetista e scopritore della Trisomia 21, Jerome Lejeune (1926-1994): «La contraccezione è fare l’amore senza fare figli.La fecondazione assistita è fare figli senza fare l’amore .La pornografia è distruggere l’amore.L’aborto è distruggere i figli. Tutte cose contrarie alla dignità dell’amore umano». Aggiungiamoci il divorzio (che è distruggere la famiglia) e l’eutanasia (che è ammazzare i malati) e possiamo davvero vantarci di avere messo in pratica la cultura della morte.

 

In Il Corriere del Sud n. 9
anno XXVIII/19, p. 3

 

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