San Francesco d’Assisi è un altissimo e provato modello di santità e di sequela di Cristo

di Padre Giuseppe Tagliareni

IL SANTO UMBRO E’ UN GIGANTE DELLO SPIRITO CHE PARLA ALLA CHIESA ANCHE OGGI

San Francesco d’Assisi, che ricordiamo oggi, è un altissimo e provato modello di santità e di sequela di Cristo. Della sua poliedrica personalità si possono rilevare tanti lati, che rivelano la ricchezza della Grazia di Dio, che ne fece un capolavoro di prim’ordine, ammirato pure da chi non è cristiano. Egli è un gigante dello spirito, un vero conoscitore di Dio, una persona così ricca di umanità e semplicità di cuore da far ripensare alla bellezza delle origini, quando né l’uomo né il mondo avevano conosciuto il disordine del peccato.

Volendo semplificare, prendiamo il poverello di Assisicome esempio di conversione a Dio e consacrazione a Lui; di chiamata ad edificare la Chiesa, dopo le parole del Crocifisso di San Damiano: “Francesco, ripara la mia casa, che come vedi va in rovina”; di lavoro in umiltà e obbedienza a Dio e al Papa, mediante la preghiera, l’esercizio della povertà volontaria e la fraternità. Dobbiamo saper tradurre questi insegnamenti nella nostra vita e nella vita della nostra comunità.

La conversione

Innamoratosi di Dio, Francesco lo vedeva dappertutto e ne cantava le lodi. L’amore a Dio lo portò a cercare sempre la Sua volontà e a farsi servo dei suoi fratelli come di Cristo in persona. Dio si rivela, ci parla e ci chiama a tutte le età. Bisogna ascoltarlo, seguirlo e indurre altri a fare lo stesso, poiché solo in Dio si trova ogni tesoro e ogni pienezza. Bisogna distogliere il cuore da qualunque cosa terrena e vivere la vita per Lui solo. La conversione a Dio dev’essere piena e durare tutta la vita. Questo richiede la continua attenzione alla Sua Parola e alle mozioni dello Spirito Santo. Tutto si deve rapportare a Dio e solo per Lui vivere. Bisogna consacrarsi a Dio per mezzo della Vergine Maria e diventare suoi servitori, dicendo: “Eccomi!”.

Edificare la Chiesa

San Francesco edificò la Chiesa di San Damiano e più in generale la Chiesa Cattolica, immettendovi l’energia fresca e divina della sua serafica preghiera, del suo distacco dal denaro e dalle ricchezze, del suo vivere in fraternità riunita nel nome di Cristo. Ubbidì al Santo Padre, a cui chiese l’approvazione della sua Regola ed ebbe sempre grandissimo rispetto dei Sacerdoti e dei Vescovi, quali rappresentanti di Dio. Non gridò contro nessuno e col suo esempio indicò la via dell’umile sequela di Cristo, che “spogliò se stesso e si fece obbediente fino alla morte” (Fil 2,7.8).

Anche oggi la casa di Dio va in rovina. Tanti perdono la fede e si allontanano: per scandali, per l’invasione dello spirito del mondo, per l’indisciplina, per lo sfascio delle famiglie, per la profanazione dei luoghi sacri e della Liturgia, per la confusione del cattolicesimo con dottrine protestanti (vedi il rifiuto del Magistero, della Confessione, della Santa Messa, etc.) e culti che allontanano dalla verità del Vangelo e tolgono la centralità di Gesù Cristo o nega-no di fatto la sua divinità e la sua Salvezza. Molti infatti, sostengono che non è necessario convertirsi a Gesù e tutti si possono ben salvare restando non-cristiani e non-cattolici. In pratica si nega che Gesù è l’unico Salvatore e senza di Lui non v’è Salvezza. Così si teme di parlare di Gesù agli ebrei, ai musulmani, agli atei, ai “lontani”. Cosa che contrasta con l’ordine del Salvatore: “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato” (Mc 16,15-16).

La Chiesa necessita anche oggi di una “corrente divina” che le dia nuovo impulso e vitalità.

L’Opera della divina Consolazione, come altre iniziative nate dallo Spirito, è chiamata a questo. Si tratta di far scaturire quella consolazione che viene da Dio e di cui gli uomini d’oggi hanno estremo bisogno.

Quale apostolato

Il lavoro che dobbiamo fare nella Chiesa del Signore per edificarla, come con l’impulso benefico di una corrente vitale nell’interno del Corpo Mistico, è triplice: a) preghiera; b) divina consolazione; c) fraternità. Vediamo in particolare:

a) San Francesco fu esempio di preghiera vivente: egli non pregava di tanto in tanto ma era sempre in preghiera. La preghiera è il motore della vita spirituale e l’Eucaristia ne è il sole; La Santa Messa è il luogo dell’incontro più forte con Dio e l’adorazione ne è il prolungamento. Gesù-Ostia, presente nella Chiesa, è desolato a causa dell’abbandono di tanti cristiani. Egli cerca consolatori e a sua volta è il nostro Consolatore (cfr. Sal 69,21; Mt 11,28). Dobbiamo da Lui partire e a Lui continuamente ritornare. Il “Cenacolo Mariano” è l’altra forma di preghiera che valorizza il Santo Rosario e crea la fraternità tra i discepoli di Gesù attorno a Maria, sua e nostra Madre benedetta, Mediatrice di tutte le grazie e del dono dello Spirito santo, come a Pentecoste. Bisogna fare della Messa il centro della giornata e della Vergine Maria la direttrice spirituale e la Regina dell’Opera.

b) San Francesco visse in semplicità e gioiosa umiltà, come di un redento, di un salvato da Dio in Gesù. Trasmise la gioia di essere di Cristo a tutti, persino al sultano d’Egitto. Dobbiamo saper testimoniare la Salvezza di Cristo e portare gli afflitti a Gesù perché siano consolati. Questo è il nostro Apostolato specifico. Gli afflitti sono tanti e spesso vanno alla disperazione o per vie perse (alienazioni, magia, giochi, etc.). Occorre far scaturire il fiume di grazia e di consolazione (Zac 12,10) promesso da Dio per gli adoratori del Crocifisso, dal cui fianco ferito dalla lancia del soldato uscì sangue e acqua (cfr. Gv 19,37). Oggi cresce sempre più la disperazione di tante persone, lontane dai Sacramenti e dalla Chiesa, oppresse dal Nemico del bene, ferite dalle tribolazioni della vita. Non sanno che c’è una divina consolazione per loro (cfr. Is 66,13) ed una vera Beatitudine (cfr. Mt 5,4), se ci si avvicina a Gesù e si rientra nella Chiesa viva.

Gli “Operai” della divina consolazione in questo devono impegnarsi. Questo sarà il loro modo di “evangelizzare”, cioè di dare il lieto annunzio di Gesù, Dio che libera e salva (cfr. Sal 68,21). Egli è l’abisso della Misericordia, che viene a noi con le Sue consolazioni.

c) Costituire una vera fraternità in Cristo, vivente attorno a Lui e per Lui, nella carità e umiltà, nell’accoglienza reciproca e nella condivisione. La loro unità li deve rendere una cosa sola, come la prima comunità dei credenti, forte come una pietra da costruzione, su cui i nemici si sfracellano; una pietra scartata dai costruttori, che però nelle mani di Dio diviene testata dangolo (Mt 21,42) per una nuova costruzione. Il loro amore reciproco in Cristo deve brillare agli occhi di tutti e attirare tante anime a volerne fare parte.

Gesù costruisce sempre la sua Chiesa, ma ha bisogno di pietre vive (1 Pt 2,5), di persone coerenti e comunità solide su cui poter far leva. Questa solidità viene dalla fermezza della fede, resa incrollabile come quella di San Pietro o di San Francesco, sul cui corpo Gesù stampò le sue stimmate, segno inconfutabile della appartenenza a Lui. Tali sono la sofferenza e la persecuzione. Ma viene anche dall’amore reciproco e dall’unità di spirito, da cui scaturisce la piena intesa, la sintonia, la condivisione degli ideali, la piena collaborazione alle varie attività. Il gruppo deve sapersi difendere da lupi rapaci, da divisioni nefaste, da mormorazioni e lamentele, dalla penetrazione di elementi che portano altro spirito. Tutto deve essere coerente e ben solido come roccia, che ha come unico fondamento Cristo (cfr. Ef 2,19-22).

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