Tonaca e compasso: la Chiesa italiana davanti alla massoneria

Di Giuseppe Brienza

Nella Chiesa italiana, almeno negli ultimi decenni, è accaduto di rado di parlare pubblicamente di massoneria. Il 2007 è stato però un anno da ricordare perché segnato da due episodi e pronunciamenti “in contro-tendenza”, che hanno visto protagonisti altrettanti esponenti di spicco della Catholica nazionale. Mi riferisco a monsignor Luigi Negri, allora (ed attualmente) vescovo di San Marino-Montefeltro nonché presidente della Fondazione internazionale “Giovanni Paolo II” per il magistero sociale della Chiesa, e padre Rosario Francesco Esposito (1921-2007), sacerdote paolino, noto saggista e consultore negli anni 1980 sia della Conferenza Episcopale Italiana (partecipò ad esempio alla stesura del “Catechismo degli adulti” della CEI) sia della Congregazione per la Dottrina della Fede, nonché docente nel Collegio Paolino Internazionale ed in vari Pontifici Istituti ed Università come l’Antonianum, la Gregoriana ed il Marianum, solo per limitarsi a Roma.

Nel novembre 2007 l’occasione per una solida esternazione anti-massonica si offrì a monsignor Negri, che proviene dal Movimento di Comunione e Liberazione ed è stato uno strettissimo collaboratore di don Luigi Giussani, da un libro della storica del Risorgimento Angela Pellicciari intitolato “I Papi e la massoneria” (Edizioni Ares, Milano 2007). Nella prefazione al saggio, il vescovo ciellino dichiara fin da subito la sua disposizione definendo il lavoro della Pellicciari “una rilettura estremamente intelligente e documentata del magistero dei papi negli ultimi secoli sul problema, quanto mai annoso e attuale, della massoneria e della sua azione disgregativa della Chiesa e della cristianità“. Alla base, sottolinea il presule ciellino, ci sono gli interventi che i sommi pontefici, negli ultimi due secoli e mezzo hanno fatto, “tenendo costantemente il passo con l’accrescersi, nella vita della cultura e della società, del progetto massonico e dei tentativi di partecipare in maniera egemonica alle grandi rivoluzioni laiciste, cominciando da quella francese e concludendo, ormai è una cosa sufficientemente chiara, con la rivoluzione del 1917 in Russia“.

Con perfetta coerenza e secondo la logica della continuità – aggiunge monsignor Negri – (quella che papa Benedetto XVI chiama l’ermeneutica della evoluzione) si può constatare come la Chiesa non abbia ceduto, neanche un momento, a nessuna tentazione concordistica o irenistica. La massoneria è un nemico della Chiesa; nasce con questa inimicizia e persegue la realizzazione di questa inimicizia con la distruzione della Chiesa e della civiltà cristiana e con la sostituzione a essa di una cultura e di una società sostanzialmente ateistica, anche quando fa riferimento all’architetto dell’universo“.

Quindi, conclude Negri la sua prefazione, “Non è la Chiesa a essere antimoderna, ma è la modernità ad essere antiecclesiale. La modernità è antiecclesiale e il punto di attacco massimo all’ecclesialità è proprio rappresentato dalla massoneria che, in quanto elemento segretamente connotato e dinamicamente lanciato alla creazione di una civiltà alternativa a quella che nasce dalla fede, rappresenta, a mio modo di vedere, l’elemento radicale della modernità“.

Fra i protagonisti di quella che il presule ciellino definisce “tutta una vulgata diffusa ad arte, anche da certe personalità ecclesiastiche, sul cambiamento della posizione della Chiesa nei confronti della massoneria” rientra a pieno titolo il paolino napoletano (era nato a Pomigliano d’Arco, il 25 Settembre 1921), Rosario Francesco Esposito che, nel febbraio 2007, fece scalpore per la sua ufficiale adesione, avvenuta a pochi mesi prima della morte (avvenuta a Roma il 23 novembre 2007) alla massoneria latina. Adesione sanzionata da una solenne cerimonia, tenutasi nei locali della loggia di Piazza del Gesù a Roma, che vide la partecipazione all’“investitura” di una quarantina di altri “fratelli” (cfr. Italian priest joins Masons, in CatholicCulture.org, 19 febbraio 2007). “Padre” Esposito, entrato giovanissimo nella “Società San Paolo” (il 6 agosto 1933), era stato ordinato sacerdote il 13 luglio 1947 ed, a giustificazione di tale sua clamorosa iniziativa, dichiarò che la proibizione della Chiesa ad aderire alle logge rappresentava ormai “una cosa del passato”.

L’iniziativa dell’allora anziano paolino assunse una gravità particolare anche alla luce del fatto che, assieme al gesuita Giovanni Caprile, egli fu incaricato alla fine degli anni 1970, dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, di studiare l’insegnamento della Chiesa sulla massoneria per proporne eventuali aggiornamenti nell’emanando Codice di diritto canonico. Nel 1983, a Codice promulgato, il nuovo prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, l’allora Cardinale Joseph Ratzinger, emanò una pubblica dichiarazione che confermava la proibizione della Chiesa ai fedeli di aderire in qualunque modo alle logge. La “Dichiarazione sulla massoneria”, firmata da Ratzinger il 26 novembre 1983, costituisce a tutt’oggi il più recente documento ufficiale emanato dalla Chiesa sul tema. In esso si ribadisce l’inconciliabilità della doppia appartenenza di un fedele cattolico a qualsiasi loggia massonica e, nell’eventualità dell’appartenenza, lo stato di peccato grave che gli impedisce di accedere alla Santa Comunione.

La eco assunta dalla notizia dell’adesione alla massoneria di Esposito fu tale che, in fretta e furia, a distanza di meno di tre settimane dalla “cerimonia” di Piazza del Gesù, fu organizzato un Convegno tenutosi il 1° marzo 2007 alla Pontificia Facoltà Teologica San Bonaventura-Seraphicum con la collaborazione del GRIS (Gruppo di Ricerca e Informazione Socio-Religiosa), presieduto da monsignor Gianfranco Girotti, Reggente della Penitenzieria Apostolica (cfr. L’incompatibilità tra Chiesa Cattolica e massoneria. Risultati di un Convegno tenutosi al Seraphicum di Roma, in Zenit, Roma 2 marzo 2007). La Chiesa, ribadì monsignor Girotti nella sua relazione al Convegno, cui parteciparono in bella vista diversi esponenti di spicco delle associazioni massoniche, tra cui il Gran Maestro della Gran Loggia Regolare d’Italia, Fabio Venzi, ha sempre criticato le concezioni e la filosofia della massoneria, considerandole incompatibili con la fede cattolica, ed ha sempre ritenuto inconciliabile il rapporto con tali elitari movimenti anticattolici. Il prelato accennò poi all’allora recente adesione pubblica alla massoneria “di alcuni sacerdoti”, affermando in proposito: “Auspico un richiamo iniziale da parte dei loro diretti superiori e non escludo che da parte della Santa Sede possano venire provvedimenti di tipo canonico”. Provvedimenti di tale genere, comunque, non ne seguirono, tanto che fu possibile alla Casa generalizia dei paolini diffondere pochi mesi dopo, alla morte di Esposito, un comunicato diffuso internazionalmente, dal contenuto ampiamente elogiativo, nel quale non era neppure menzionata la notizia della sua adesione pubblica alla massoneria (cfr. Fr. Giuliano Saredi, The Divine Master has called to himself our brother Priest. FR. Rosario Francesco Esposito: 86 years old, 74 years of Pauline life, 60 years of priesthood, Society of St. Paul, General House, Rome 24 novembre 2007).

Le dichiarazioni di monsignor Girotti, comunque, furono ribadite in una intervista, ripresa anche dai media cattolici internazionali, richiesta dalla Radio Vaticana al prelato, ed andata in onda il 4 marzo 2007.

Nel contesto di alcune riflessioni esposte nel Convegno di Roma a proposito delle disposizioni in vigore sul rapporto fra fedeli e legge contenute nel Diritto Canonico, padre Zbigniew Suchecki, OFM, docente presso il Seraphicum delle discipline codiciali De normis generalibus, De Ecclesiae munere docendi, De bonis Ecclesiae temporalibus, De sanctionibus in Ecclesia, e De Processibus, come anche del Diritto costituzionale della Chiesa, nonché esperto della massoneria e dei pronunciamenti ecclesiali sul movimento, espresse persino la propria personale posizione a favore di un dialogo con i massoni. Con la chiara premessa, aggiunse comunque il francescano conventuale, che il can. 1374 del Codice di Diritto Canonico del 1983 vieta di dare il nome ad associazioni che cospirano contro la Chiesa. Padre Suchecki sottolineò inoltre al proposito che “i tentativi di esprimere le verità divine della massoneria sono fondati sul relativismo e non hanno nessuna coincidenza con i fondamenti della fede cristiana” (cit. in Italian priest joins Masons, art. cit.).

In Il Corriere del Sud n. 3

anno XXI/12, p. 3

 

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É ormai pubblica la notizia che papa Giovanni XXIII fosse massone (Gioele Magaldi, Massoni società a responsabilità illimitata, Ed. Chiarelettere 2014). Avendo personalmente stimato molto questo papa, mi chiedo se la citata incompatibilità con il cattolicesimo sia esistente solo per determinati ‘tipi’ di massoneria o logge piuttosto che con la ‘massoneria’ in generale che, dato il variegato mondo che si cela dietro questa definizione, in effetti non identifica di per se stessa qualcosa di ‘contrario’ alla fede cattolica.
Grazie

Nel nome di Maria e con l’intercessione di Padre Massimiliano Kolbe, fondatore della Milizia dell’Immacolata, continuiamo a Pregare, soprattutto in questo tempo che viviamo, affinché la Chiesa sia preservata dalle insidie della massoneria e per la conversione dei massoni.