Guardando i risultati ci accorgeremo di quanto si sta facendo contro la famiglia

Di Nicola Sajeva

Sulla famiglia stiamo avendo molte prese di posizione, diventiamo spettatori di dibattiti, di interviste pilotate, siamo raggiunti da pressanti convocazioni. Diversi e spesso contrapposti schieramenti cercano di conquistare porzioni di uditorio più o meno consistenti. Cattolici e laici, con le argomentazioni più varie, hanno tentato e tentano di dire l’ultima parola per suggellare conclusioni portatrici, a dir loro, di tanta obiettività.

Non ho né l’intenzione, né la capacità conoscitiva di svolgere un’analisi sistematica delle varie posizioni e pretendere così di essere in grado di consegnare a qualcuno. di esse l’aureola della verità. Desidero solo invitare ad essere spettatori attenti di quanto vediamo evolvere intorno a noi e tentare, attraverso queste osservazioni, di demolire insieme alcuni castelli sui quali si sono arroccati gli arroganti sostenitori di processi incontrovertibili portatori, secondo loro, del vero “progresso”.

“Dal frutto si conosce la pianta”: la saggezza contadina trae argomenti dalla distillazione paziente, lenta delle mille realtà che hanno caratterizzato l’evoluzione dei popoli. Guardare i risultati allora diventa l’invito, la proposta più condivisibile perché non sponsorizza alcun processo di decodificazione e non predispone filtri particolari. Guardare semplicemente e serenamente, non subendo l’influenza di alcuna pregiudiziale.

La famiglia oggi si trova nell’occhio del ciclone, viene combattuta, viene dichiarata componente non affidabile, viene giudicata come non rispondente ad essere grembo per sviluppare le nuove e insopprimibili accelerazioni imposte da un modernismo insofferente, ansioso, preoccupato per i rallentamenti che qualche incauto “conservatore” tenta di mettere in atto con il solo mezzo, sicuramente non violento, della riflessione.

Quali sono i risultati di questa corsa, di questa tendenza ad oltrepassare ogni limite? Possiamo considerarci sulla giusta strada, se non possiamo non constatare che tutto ciò che è debole non avverte possibilità di recupero, che tutto ciò che è fragile si ritrova a navigare nel mare dell’incertezza? E’ auspicabile ritrovarci in una società dove l’anziano, il bambino, l’ammalato non possono più contare sulla famiglia per ricevere il calore di una carezza, il conforto, l’alito di una parola per superare un momento di difficoltà?

Una gelida, asettica indifferenza caratterizza quasi tutti i rapporti interpersonali, l’amore come dono gratuito diventa comportamento fallimentare e trova spazio solo l’autoaffermazione, la quale diventa via preferenziale per raggiungere il potere, per far lievitare il proprio conto in banca e non avere così difficoltà di accesso nel più affidabile dei beauty centers, nei circuiti del traffico di organi, della droga, della prostituzione minorile.

La famiglia, con l’armonica compensazione della fermezza e della dolcezza, con il calore diverso ma ugualmente intenso di un papà e di una mamma; la famiglia, con la ricchezza della benedizione divina o con la serietà di un impegno assunto dinanzi ad un’autorità costituita, rappresenta la culla di ogni evoluzione spirituale. La famiglia, custode degli affetti, della tenerezza, della capacità di comprensione reciproca, palestra dove il sacrificio riesce a dare consistenza a quei valori oggi ciecamente demonizzati. Il disordine rivestito da una libertà tutta da dimostrare, la provvisorietà di un legame debole, e quindi non predisposto ad affrontare l’avventura del futuro, rimangono le trappole, molto spesso sottovalutate, dell’incauto manipolo dei modernisti.

Guardiamo i risultati, e ci accorgiamo che quanto è raccolto dal nostro sguardo non potrà essere classificato tra le aurore di un domani migliore: se la legalità tenta di diventare voce della moralità; se la libertà viene invocata per avallare desideri, capricci e spinte istintuali, l’atmosfera da ultima spiaggia è la più prevedibile e scontata. Esperti di tutte le sponde sostengono, con profonda convinzione, che una situazione familiare in via di smobilitazione, quasi sempre, porta la responsabilità del vertiginoso aumento dell’uso della droga e dell’alcool.

Guardiamo i risultati, sfuggiamo all’incanto delle belle parole e al fascino di tutte le possibili costruzioni ipotetiche. Ciò che succede intorno a noi, ciò che possiamo immaginare applicando i più elementari strumenti di proiezione statistica, ci invita ad essere molto preoccupati. Giustificare una scelta perché già fatta in altri Paesi è teoria facilmente attaccabile. L’imitazione riserviamola a quelle simpatiche bestiole che rientrano nella categoria degli antropomorfi.

 

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