Il cardinale Mario Zenari: “la Siria è sparita dai radar dei media”

Di Angelica La Rosa

Rivolgendosi agli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede per presentare la sua relazione come nunzio apostolico a Damasco sulla tragica situazione in Siria il cardinale Mario Zenari ha parlato di un Paese mediorientale sempre più ammalato e povero.

Il nunzio in Siria ha spiegato che il Paese è sparito “dai radar dei media”, e che i suoi annosi conflitti sono coperti da una “coltre di silenzio”.

Ma, spiega il cardinale, in Siria c’è una “catastrofe umanitaria causata dall’uomo dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale” e “sul suolo e nei cieli siriani operano tuttora cinque Forze Armate di Paesi in disaccordo tra loro”.

In Siria, ha spiegato Zenari, la povertà colpisce circa l’80% della popolazione, privata dei beni essenziali. Alle devastazioni militari si è aggiunta la pandemia da Covid-19. Così i problemi sono aumentati. Si contano: esodo del personale sanitario, indebolimento della più fiorente industria farmaceutica della regione, scuole inutilizzabili e oltre due milioni di bambini non scolarizzati, disoccupazione elevatissima, distruzione delle abitazioni.

Ci sono “quartieri e villaggi scheletrici, spettrali”, appena fuori dalla capitale Damasco, a Homs, ad Aleppo, ha ricordato Zenari. Oggi 12 milioni di siriani sono sfollati interni o rifugiati nei Paesi vicini. Servono aiuti mirati alla ricostruzione e alla ripresa economica della Siria.

Senza ricostruzione e senza avvio economico “la pace non arriverà in Siria”, ha detto Zenari. Annuncia l’imminente lungo e freddo inverno siriano il cardinale ha fatto un’accorata richiesta per fare tutto il possibile affinché i fedeli cristiani possano rimanere in Siria e contribuire alla costruzione della pace.

“Giù le mani dalla Siria!”, è il grido del nunzio, che conclude il suo incontro con lo sguardo “al grave problema umanitario del rimpatrio dei rifugiati”, così come “delle numerose persone scomparse e detenute”. In dieci anni di guerra sono morte tante persone, tanti bambini, ma ora a rischio è anche “la speranza”.

 

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