La lotta al virus non ha insegnato nulla a politici libertari, liberisti e pseudo cristiani

Di Matteo Orlando

In Nuova Zelanda Jacinda Ardern, leader del partito laburista che gode di una buona popolarità per via di una gestione competente della crisi sanitaria ha battuto Judith Collins, alla guida del National Party.

Così la maggioranza dei quasi 4 milioni di cittadini del paese dell’Oceania (su 5 milioni di abitanti complessivi) ha scelto la leader che, in campo etico, come tutti i politici della sinistra mondialista al governo in diversi paesi, compresa l’Italia, rappresenta valori opposti a quelli del Cristianesimo.

Non a casa i neozelandesi hanno votato anche per due referendum, uno che chiede la legalizzazione della cannabis, l’altro, il cosiddetto “End of Life Choice Act 2019”, che consentirebbe alle persone con malattie terminali di richiedere il suicidio assistito, se hanno meno di sei mesi di vita e stanno sopportando sofferenze “insopportabili”

I risultati dei referendum, che riflettono il radicale cambiamento sociale, e anticristiano, nella nazione insulare oceanica, arriveranno entro la fine del mese di ottobre, ma se la misura verrà approvata la Nuova Zelanda si unirà a Canada, Georgia, Sud Africa e Uruguay nell’elenco dei paesi che hanno legalizzato il consumo di Cannabis a livello nazionale.

In vista di questa importante tornata elettorale, i vescovi della Nuova Zelanda avevano pubblicato una dichiarazione pastorale dal titolo “Che tipo di nazione vogliamo?”, attraverso la quale hanno espresso la loro opposizione a queste pratiche e avevano invitato a riflettere (“la partecipazione al voto non inizia nelle urne, ma quando iniziamo a pensare alle domande che abbiamo di fronte e consideriamo come la società a cui aspiriamo possa riflettersi nelle nostre politiche pubbliche”, avevano scritto i vescovi) sulle ripercussioni che si avranno sulle persone più vulnerabili e sul tessuto sociale neozelandese.

Intervista da Marco Guerra per Vatican News la bioeticista Giulia Bovassi, ricercatrice presso la cattedra Unesco di Bioetica e Diritti umani, ha spiegato che il messaggio dei vescovi neozelandesi “invita a farsi carico di uno sguardo lungimirante nei confronti delle generazioni future, creando un senso di appartenenza molto forte a quell’umanità che deve rispondere ad un’ecologia integrale e istituendo dei baluardi morali per una società che abbia a cuore la sostenibilità umana”:

Per la dottoressa Bovassi (ascolta qui tutta l’intervista) “anche alla luce dell’impegno contro il Covid bisogna riconoscere un carattere antropologico che risponde all’inviolabilità della vita umana”.

Purtroppo è oramai evidente che la lotta al Coronavirus non ha insegnato quasi nulla ai politici libertari, liberisti e non cristiani o pseudo cristiani alla Joe Biden. Viviamo, e continueremo a vivere ancora per diversi mesi, in una situazione paradossale: da un lato lo sforzo sanitario teso a combattere il Covid-19 che ha causato la maggior parte dei morti nella fascia over 65 anni, dall’altro la spinta contro la vita (la richiesta di legalizzazione del suicido assistito) che andrebbe ad incidere sulle persone della stessa fascia di età, con in più una spinta (la legalizzazione della Cannabis) non tesa alla salute dei giovani ma al loro rincitrullire sia in ambito psicologico che in quello morale, oltre che al danneggiamento fisico che il consumo anche occasionale di Cannabis comporta.

 

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