La sequela di Cristo è un sacrificio crescente, è un portare una croce pesante: ma Gesù è Dio

Di Padre Giuseppe Tagliareni

La vocazione è la chiamata di Dio a seguire Gesù più da vicino, per lavorare con lui come “pescatori di uomini” e diffondere il Regno di Dio. È utile per noi vedere ciò che Gesù fece con i suoi Apostoli e Discepoli, uomini e donne, che egli chiamò o che scelsero di seguirlo fino alla croce e alla gloria. È il Padre dei Cieli che chiama e attira a Gesù. Vediamo i testi:

“Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra” (Mt 13,44-46).

La vocazione a seguire Gesù e a possedere il Regno di Dio è il tesoro inestimabile che all’inizio conviene nascondere, per non lasciarselo soffiare da chi ne è geloso o invidioso, è la perla di grande valore per posseder la quale val bene fare qualunque rinunzia.

Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: «Che cercate?». Gli risposero: «Rabbì (che significa maestro), dove abiti?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui” (Gv 1,35-39). Bisogna fin dall’inizio chiarirsi le motivazioni, se si vuole stare con Gesù: non lo si può fare per la propria gloria, ma per la gloria di Dio solo e disposti a qualunque lotta e sacrificio. “Figlio, se ti presenti per servire il Signore, preparati alla tentazione” (Sir 2,1), è detto.

“Mentre camminava lungo il mare di Galilea vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano la rete in mare, poiché erano pescatori. E disse loro: «Seguitemi, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedèo, loro padre, riassettavano le reti; e li chiamò. Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono (Mt 4,18-22). Il compito assegnato è spirituale: portare uomini a Dio e la parola di Dio agli uomini. Questo richiede di lasciare tutto.

“In seguito egli se ne andava per le città e i villaggi, predicando e annunziando la buona novella del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Màgdala, dalla quale erano usciti sette demòni, Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni” (Lc 8,1-3). Anche le donne possono essere discepole del Signore e usare i loro beni per la sua causa: diffondere il Vangelo del Regno, perché tutti accolgano Cristo e siano salvati.

“Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me” (Mt 10,37-38). Le condizioni per seguire Gesù non sono facili. Egli richiede di essere amato prima di tutti, anche prima e al di sopra dei propri cari e della propria vita.

«Molti sono chiamati, ma pochi eletti» (Mt 22,14). Dio lascia sempre liberi. Bisogna che alla risposta segua la perseveranza. “Il mio giusto vivrà mediante la fede; ma se indietreggia, la mia anima non si compiace in lui”, è detto (cfr. Eb 10,38).

“Mentre andavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre». Gesù replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu và e annunzia il regno di Dio». Un altro disse: «Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che ha messo mano allaratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio» (Lc 9,57-62). Seguire  Gesù comporta l’accettazione di una vita senza comodità e sicurezze; richiede distacco dalla famiglia e prontezza alla missione; richiede di non voltarsi indietro, cioè di tornare a desiderare ciò a cui si era rinunziato per seguire Cristo.

“Siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e disse: Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo…Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo” (Lc 14,25-27.33). Il distacco dai familiari a volte è percepito come odio o disamore, ma Gesù è Dio e Dio va amato sopra ogni cosa. La sequela di Cristo è un sacrificio crescente, è un portare una croce pesante; ma Lui l’ha fatto prima di noi e ci aiuta. Infine, il distacco deve essere totale anche riguardo ai beni terreni.

Allora Pietro prendendo la parola disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo?». E Gesù disse loro: «In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi» (Mt 19,27-30). Gesù assicura il centuplo e la vita eterna a coloro che lasciano tutto per seguire Lui. Però promette anche molti sacrifici e inevitabili persecuzioni.

Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere… Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore… La moltitudine di coloro che eran venuti alla fede aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune. Con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti essi godevano di grande simpatia. Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano l’importo di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; e poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno” (At 2,42-46; 4,32-35). Uniti in Cristo, regna una logica nuova e tutta la comunità rende testimonianza della risurrezione del Signore, cioè della sua presenza viva, avendo vinto il peccato e la morte.

“Quindi, fratelli, cercate di render sempre più sicura la vostra vocazione e la vostra elezione. Se farete questo non inciamperete mai. Così infatti vi sarà ampiamente aperto l’ingresso nel regno eterno del Signore nostro e salvatore Gesù Cristo” (2 Pt 1,10-11). Il Regno di Dio comincia adesso: prima nel cuore e poi nel gruppo di coloro che seguono il Signore.

 

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