Shemà. Commento al Vangelo del 14 novembre della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà (in ebraico “Ascolta”), un commento al Vangelo del Giorno di Giuliva Di Berardino.

Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, Nostro Signore Gesù Cristo dice: “Shemà”. Ascoltiamolo!

 

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IL COMMENTO TESTUALE

IL VANGELO DEL GIORNO: Lc 18,1-8

sabato 14 novembre 2020

Il vangelo di oggi ci trasmette una parabola raccontata da Gesù per insegnare la costanza nella preghiera. Come tutte le parabole, anche questa è una storia tratta dalla vita, ma, per chi ascolta la parabola, la storia raccontata a un certo punto diventa insegnamento di realtà molto più profonde, che interrogano la coscienza e mettono sempre chi ascolta di fronte a una scelta. In genere, quando ascoltiamo una parabola inizialmente ignoriamo l’insegnamento che il Signore intende offrirci, però, se ci mettiamo ad ascoltare la storia, ci rendiamo conto che essa può prendere forma nella nostra storia e questo ci porta a realizzare a che punto siamo nella nostra vita di fede, nel nostro rapporto con Dio. In questo testo della liturgia di oggi, non Gesù, ma Luca, autore del testo, presenta la parabola con una breve introduzione, dichiarando il tema della parabola: la necessità di pregare sempre, senza stancarsi. Gesù allora racconta la storia, che ha come protagonisti due personaggi della vita reale: un giudice disonesto, ed una vedova che lotta per i suoi diritti. Alla fine il giudice decide di fare giustizia alla vedova non per motivi di giustizia o di morale, ma semplicemente per non essere più disturbato. A questo punto Gesù applica la parabola agli ascoltatori quindi anche alla nostra, oggi, e lo fa attraverso pone due domande che possono sembrarci molto strane:“Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giustizia prontamente”. Sono domande sconcertanti, perché apparentemente sembra che Gesù abbia paragonato Dio a quel giudice disonesto! E’ evidente allora che è necessario operare un passaggio ulteriore, che faccia fare a chi ascolta questo Vangelo un salto di livello interpretativo: da un piano applicativo della parabola, a un piano più profondo. E ci aiuta a fare questo ulteriore e definitivo passaggio, la domanda conclusiva del testo: “Ma il Figlio dell’Uomo quando viene, troverà fede sulla terra?“. Questa domanda è, di fatto, l’approdo della parabola che abbiamo ascoltato, perché essa provoca la coscienza e richiede una scelta precisa della nostra persona. Questa domanda ci illumina il percorso dell’insegnamento che Gesù ci sta facendo sulla preghiera, perché ci mostra che la preghiera, fatta con insistenza, è un dono che viene dalla fede. La vedova ha ottenuto per la sua fede, non per la bontà del giudice. Gesù, è vero che può sembrare paragoni Dio a questo giudice egoista e opportunista, ma quì Gesù non procede per paragone di personaggio, ma di situazione: come questo giudice, può cambiare la sua disposizione verso la vedova, così anche Dio può cambiare il corso della nostra storia e venirci incontro, ma lo fa in base alla fede che abbiamo in Lui, nella sua bontà, nel suo amore misericordioso, sempre disponibile per noi. Ecco allora di cosa dobbiamo ricordarci quando per giorni o mesi o anni chiediamo sempre la stessa cosa al Signore, non ci scoraggiamo! Il Vangelo oggi ci fa capire che Dio ci desidera forti nella fede, coraggiosi nella speranza, nella pazienza, Egli non tarda nel fare ciò che gli chiediamo, solo prende il tempo necessario perché noi possiamo rafforzare la nostra fede.  Sant’Agostino, nella Lettera a Proba, così scrive: “il Signore Dio…desidera che nelle preghiere si eserciti il nostro desiderio, onde diventiamo capaci di prendere ciò che prepara di darci. Questo bene è assai grande, ma noi siamo piccoli e angusti per accoglierlo. Perciò ci vien detto: Allargate il cuore….Con tanto maggiore capacità riceveremo quel bene molto grande, che occhio non ha veduto perché non è colore, orecchio non ha udito perché non è suono, né è entrato nel cuore dell’uomo, perché tocca al cuore dell’uomo elevarsi fino ad esso, con quanto maggior fede crediamo ad esso, con quanto maggiore fermezza speriamo in esso, con quanto maggiore ardore lo desideriamo.”  Allora non scoraggiamoci, anzi! uniamo le forze nella preghiera, preghiamo insieme, uniti in un solo cuore, perché è così che desidera vederci il Signore quando verrà sulla terra. Buona giornata! 

Lc 18,1-8

In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

IL COMMENTO IN VIDEOhttps://www.youtube.com/channel/UCE_5qoPuQY7HPFA-gS9ad1g/videos

 

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