Ecco l’impatto che l’isolamento da Covid sta determinando sui bambini…

Di Maria Luisa Donatiello

A 50 anni dalla sua nascita la Bioetica è una disciplina studiata in tutto il mondo e tanti sono i centri di Bioetica in Europa, negli Stati Uniti e in Italia dove è possibile studiare e formarsi in materia.

Punto di riferimento prezioso, per il suo significativo lavoro scientifico, è il Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB), che ha sia funzioni di consulenza presso il Governo, il Parlamento e le altre istituzioni, sia funzioni di informazione nei confronti dell’opinione pubblica sui problemi etici emergenti con il progredire delle ricerche e delle applicazioni tecnologiche nell’ambito delle scienze della vita e della cura della salute..

Questo organo consultivo della Presidenza del Consiglio dei Ministri dal 1990, nei giorni scorsi si è espresso, con il documento dal titolo “Covid-19 e bambini: dalla nascita all’età scolare”, in merito alle ripercussioni sui bambini riscontrate a causa della pandemia da Covid 19 e del lockdown.

“Mai come in questa situazione di pandemia le problematiche bioetiche intrecciano indissolubilmente quelle politiche, economiche, sociali e sanitarie. Da qui l’esigenza di richiamare a più forte ragione i principi di precauzione e di responsabilità”, hanno scritto gli esperti.

Nel documento citato, consultabile integralmente sul sito del CNB, si legge che il Comitato “sottolinea le ripercussioni specifiche indotte dalla pandemia sulla salute globale dei bambini e sui principali aspetti bioetici […]. Nell’ambito della gravidanza, parto e vita neonatale, precauzione e responsabilità sono indicati come i principi bioetici irrinunciabili per la “relazione di cura” in persone che necessitano di una tutela specifica.”

Circa il contagio da Coronavirus nei più piccoli gli studi hanno rilevato inoltre che i bambini in età scolare e prescolare “come gli adulti si infettano ma presentano una sintomatologia più lieve e una malattia meno grave. Già una recente revisione internazionale della letteratura, che include 45 articoli scientifici, ha indicato che i bambini non sono immuni, sebbene rappresentano solo l’1-5% dei casi diagnosticati di infezione da Coronavirus”.

Molte, e diverse da caso a caso, sono anche le ripercussioni psicologiche del lockdown riscontrate sui bambini e aggravate in caso di problematiche pregresse: “L’isolamento, necessario per contrastare la diffusione dell’infezione da Coronavirus, ha determinato un profondo cambiamento nelle nostre vite e ha avuto un impatto particolare sui bambini. […] Mentre all’inizio l’isolamento a casa poteva anche sembrare una vacanza e forse anche in certi casi i bambini hanno goduto di una maggiore presenza dei genitori, con il passare del tempo il distacco dalla scuola, dagli amici, dallo sport, dai parenti ha spesso determinato uno spiacevole stato di noia e di oppressione. […] Negli scolari sono stati rilevati sintomi depressivi e ansia a causa delle restrizioni della loro vita sociale indotta dal lockdown.”

A tal proposito grande attenzione viene raccomandata in particolare nei confronti di bambini con disabilità “o provenienti da situazioni familiari critiche, che hanno sofferto maggiormente degli effetti della pandemia e della chiusura dei servizi educativi; la promozione di un’educazione alla responsabilità nei confronti della salute individuale e della salute pubblica, sia all’interno dell’iter curriculare scolastico sia con iniziative formative extracurriculari con il coinvolgimento anche dei familiari e degli operatori scolastici”.

Importanti sono le conseguenze in ambito educativo e scolastico del lockdown in seguito alla chiusura delle scuole che “sebbene sia stato un momento negativo per i bambini, è stato assunto nel loro prevalente interesse e dei familiari.  […] Certo la chiusura degli asili e delle scuole, in specie quelle elementari, ha pesato sulla vita e sul benessere dei bambini e dei loro genitori, che si sono fatti carico completamente della cura dei figli.”

Il Comitato, riconoscendo la scuola come un luogo importante per le relazioni extra-familiari e il riequilibrio delle disuguaglianze sociali, infine auspica e “chiede con forza che quello che fino ad oggi non è stato fatto per la scuola, con gravi deficienze economiche e strutturali, venga ritenuto nei diversi bilanci dello Stato irrinunciabile e non procrastinabile. I cambiamenti nella scuola vanno fatti in un’ottica di lungo periodo, non esclusivamente con interventi mirati in casi di pandemia. E nel programmare le politiche per la ripartenza del Paese il Comitato ritiene necessario mettere al centro i bambini, i ragazzi, le loro famiglie e l’insieme dell’apparato scolastico con le sue strutture.”

 

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