Giovanni XXIII: il Papa del Concilio e dell’Ostpolitik

 

Di Don Gian Maria Comolli*

Giovanni XXIII, al secolo Giuseppe Roncalli, fu Papa dal 1958 al 1963. Di Giovanni XXIII si potrebbe dire molto quanto al carattere, alla bontà, alla santità e al cosiddetto “spirito profetico”. Aveva intuito, ad esempio, che era tempo di convocare un Concilio e ha aperto la Chiesa a nuovi traguardi con tutto quello che ne è seguito. Nell’Enciclica programmatica del 29 giugno 1959 “Ad Petri cathedram” annunciava il Concilio Ecumenico Vaticano II ed elencava i tre beni da promuovere e conseguire, secondo lo spirito cristiano, nella Chiesa e nel mondo: la verità, l’unità e la pace. Dunque, indisse e avviò il Concilio, ma purtroppo il tempo non gli concesse di ammirare i frutti della semina. I più anziani ricorderanno che il mondo e la sua coscienza furono scossi la sera del 3 giugno 1963 quando il cardinale Camerlengo annunziò la morte del Papa. Tutti avevano intuito la sincerità e la veridicità di quel pontefice, la sua preoccupazione per la famiglia umana esposta al pericolo di una rottura di quell’instabile equilibrio che dal 1945 si chiamava pace. E sul tema della pace ritornò due mesi prima della morte, l’11 aprile 1963 con l’enciclica “Pacem in Terris” indicando «a tutti gli uomini di buona volontà» il compito di ricomporre tutti i rapporti della convivenza umana nella verità, nella giustizia, nell’amore e nella libertà.

Finiamo con un breve cenno all’Ostpolitik che promosse a partire dall’aprile 1963 inviando monsignor Agostino Casaroli (1914-1998) a Budapest a visitare il cardinale József Mindszenty (1892-1975), dichiarato nel 2019 Venerabile da Papa Francesco, allora rifugiato (dal 1956!) nell’ambasciata statunitense della capitale ungherese. Lo stesso Pontefice inviò nello stesso periodo l’allora Segretario di Stato vaticano a Praga a conoscere il cardinale Josef Beran (1888-1969), oggi Servo di Dio, anche lui martire del comunismo e che si trovava da anni agli arresti domiciliari. Ricorderà il Cardinale Casaroli che incontrerà, appena tornato dal viaggio, Giovanni XXIII già gravemente malato: «Il Papa appariva soddisfatto: con l’aiuto di Dio, era stato compiuto un passo importante che, alla fine del suo servizio alla Chiesa, aveva spianato la strada con un mondo tanto ostile» [Il martirio della pazienza. La Santa Sede e i paesi comunisti (1963-1989), Einaudi, Torino 2000, p. 63]. Un cammino lunghissimo che terminerà nel 1989 con la caduta del Muro di Berlino.

*Don Gian Maria Comolli, ordinato sacerdote nel 1986, da trent’anni è cappellano ospedaliero. Dopo aver conseguito un dottorato in Teologia, una laurea in Sociologia ed aver frequentato diversi master e corsi di perfezionamento universitari, attualmente collabora con l’Ufficio della Pastorale della Salute dell’arcidiocesi di Milano ed è segretario della Consulta per la Pastorale della Salute della Regione Lombardia.

Testo pubblicato per gentile concessione dell’autore (tratto dal blogwww.gianmariacomolli.it).

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