I vescovi: “se si legalizza la marijuana si narcotizza la società”

 

Di Angelica La Rosa

In vista dell’imminente legalizzazione della produzione, distribuzione, commercializzazione e consumo della marijuana per uso ricreativo, i vescovi messicani hanno invitato tutti i cittadini del grande paese centro-americano a riflettere sugli obiettivi profondi della proposta e ad informarsi sulle conseguenze sulla salute, la convivenza e la sicurezza sociale.

La Conferenza episcopale messicana ha spiegato che la proposta di legge in materia, portata in Parlamento, “è stata votata in mezzo a manifestazioni esclusivamente di gruppi che ne volevano la legalizzazione, senza un dibattito pubblico plurale e – soprattutto – senza ascoltare gli specialisti del settore. Ciò che conta di più sono le richieste di libertà senza responsabilità da parte di pochi al di là del bene generale della salute. I desideri individuali di un gruppo contano di più, e le conseguenze sono pagate da tutti, ma soprattutto dai bambini e dai giovani. L’indifferenza di alcuni conta più della corresponsabilità collettiva per il benessere della maggioranza. Una politica di promozione e protezione della salute viene abbandonata nell’interesse di pochi. La salute e il bene comune cessano di essere un bene prioritario e lasciano il posto ai gusti degli individui, anche se possono causare danni agli altri”.

L’episcopato messicano hanno sottolineato che oggi “si parla di cannabis, domani saranno altre questioni in cui alcuni possono influire sul benessere di tutti”.

Per i vescovi l’iniziativa approvata non affronta i danni alla salute derivanti dal crescente uso di marijuana, non affronta gli effetti sulle famiglie causati dall’uso di droghe da parte dei giovani, né contribuisce ad inibire e ridurre l’esposizione alle sostanze stupefacenti. Di fronte a una possibile legalizzazione, con la quale presto “avvieranno messaggi pubblicitari che inviteranno le persone a diventare produttori e consumatori”, la Chiesa messicana esorta tutti i messicani a informarsi.

“Esortiamo soprattutto gli adolescenti e i giovani a non lasciarsi trascinare dal permissivismo suscitato da queste norme che permettono la narcotizzazione della cittadinanza”, hanno spiegato i vescovi. “La legalizzazione di un farmaco, che sia questo o un altro, significa chiudere un occhio e ignorare le reali necessità della società ancor più nell’attuale contesto della pandemia COVID-19, della crisi economica e della crisi di insicurezza”.

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