In 300 anni abbiamo visto gli effetti devastanti della cultura liberale

IL “CATTOLICESIMO LIBERALE”, CHE TOGLIE OGNI ELEMENTO SOPRANNATURALE ALLA CHIESA, TRASFORMANDOLA IN UNA ISTITUZIONE SOLO UMANA, È UNA CONTRADDIZIONE IN TERMINI.

Di Matteo Castagna

L’enciclica Mirari Vos è stata pubblicata da Papa Gregorio XVI il 15 agosto 1832.

Con tale documento venivano condannati tutti i principi del liberalismo religioso e politico.

Anche se non viene mai nominato esplicitamente, veniva, soprattutto, respinto il tentativo del giornale L’Avenir di Lamennais di introdurre nell’alveo della Chiesa le tesi liberali.

Fu il Cardinale Pacca ad inviare una lettera direttamente a Lamennais ed ai suoi sodali Lacordaire e Charles de Montalembert, in cui diceva, apertis verbis, che il Papa intendeva colpire la linea di pensiero de L’Avenir, cioè il cosiddetto “cattolicesimo liberale”.

Tra gli smemorati, non c’è solo un ex Ministro alle Infrastrutture e trasporti del Movimento 5 Stelle, ma tutta una serie di presunti cattolici che, più o meno consapevoli, dimenticano i fondamentali: le Encicliche fanno parte del Magistero Perenne ed infallibile della Chiesa, non mutano nel tempo, proprio perché si tratta di pronunciamenti definitivi. Non potrebbe essere altrimenti, poiché la Chiesa, divinamente assistita, non può contraddirsi nel suo insegnamento, altrimenti getterebbe i fedeli nella confusione.

Il “cattolicesimo liberale”, che toglie ogni elemento soprannaturale alla Chiesa, trasformandola in una istituzione solo umana, è una contraddizione in termini.

Il liberale, infatti, è favorevole a tesi quali la necessità di rinnovamento della Chiesa. Ma Gregorio XVI stronca questo pensiero, dicendo: “appare chiaramente assurdo e oltremodo ingiurioso per la Chiesa proporsi una certa “restaurazione e rigenerazione”, come necessaria per provvedere alla sua salvezza ed al suo incremento, quasi che la si potesse ritenere soggetta a difetto, o ad oscuramento o ad altri inconvenienti di simil genere”.

Il cattolico liberale obietta in merito all’indissolubilità del matrimonio, la sostiene, tanto da essere favorevole al divorzio, almeno in alcuni casi, mentre Gregorio XVI, applicando le parole di Gesù (“l’uomo non separi ciò che Dio ha unito”) stabilisce solennemente che “l’onorando matrimonio dei Cristiani esige le Nostre comuni premure affinché in esso nulla s’ introduca o si tenti di introdurre di meno onesto che sia contrario alla sua santità o leda l’indissolubilità del suo vincolo”.

Allo stesso modo, il “cattolico liberale” è favorevole alla libertà di scelta matrimoniale da parte dei consacrati, però Gregorio XVI lo bacchetta, rivolgendosi ai preti: “vogliamo eccitare sempre più la vostra costanza a favore della Religione, affinché vi opponiate all’immonda congiura contro il celibato clericale”.

Una delle pietre miliari del pensiero cattolico liberale prevede che ciascuno possa scegliere, in assoluta libertà, la religione o il credo che più gli aggrada. Ciò produce e in 300 anni di cultura liberale ne abbiamo visti gli effetti progressivi devastanti, quell’indifferentismo religioso per cui viene abolita, de facto, la verità oggettiva proposta da Cristo, unica Via, Verità e Vita, nonché pietra angolare tra il Bene ed il Male, in favore di un deplorevole relativismo, che ha condotto al nichilismo moderno: “veniamo ora ad un’altra sorgente trabocchevole dei mali, da cui piangiamo afflitta presentemente la Chiesa – continua Sua Santità Gregorio XVI – vogliamo dire l’indifferentismo, ossia quella perversa opinione che per fraudolenta opera degli increduli si dilatò in ogni parte, e secondo la quale si possa in qualunque professione di Fede conseguire l’eterna salvezza dell’anima se i costumi si conformano alla norma del retto e dell’onesto.

Da questa corrottissima sorgente dell’indifferentismo scaturisce quell’assurda ed erronea sentenza, o piuttosto delirio, che si debba ammettere e garantire a ciascuno la libertà di coscienza: errore velenosissimo, a cui apre il sentiero quella piena e smodata libertà di opinione che va sempre aumentando a danno della Chiesa e dello Stato”. Il Pontefice, con la saggezza profetica degli Uomini di Dio, sembrava già vedere all’opera certa Democrazia Cristiana (non solo italiana) del secolo scorso, che ha permesso, tra le altre, la legge sull’aborto, per cui oggi, nell’Occidente che fu cristiano ci sono politici, anche ai massimi livelli, che possono ritenersi sia sostenitori dell’interruzione volontaria di gravidanza, sia bravi cattolici. Sembra che uno di questi si sia candidato alla Casa Bianca il 4 Novembre scorso…

Attenzione, perché non è finita qui. Gregorio XVI risulta molto antipatico non solo ai liberali ma a tutti i nemici di Cristo e della Chiesa Cattolica, perché, riprendendo tutto il Magistero dei predecessori (“Quanta Cura”, “Sillabo”, “Rerum Novarum”, ecc.) che sarà patrimonio comune anche dei successori fino a Pio XII, sostiene che “né mai abbastanza esecrata ed aborrita “libertà della stampa” nel divulgare scritti di qualunque genere; libertà che taluni osano invocare e promuovere con tanto clamore. Inorridiamo, Venerabili Fratelli, nell’osservare quale stravaganza di dottrine ci opprime o, piuttosto, quale portentosa mostruosità di errori si spargono e disseminano per ogni dove con quella sterminata moltitudine di libri, di opuscoli e di scritti”.

Ma, ecco il colpo decisivo al catto-liberalismo: “Né più lieti successi potremmo presagire per la Religione ed il Principato dai voti di coloro che vorrebbero vedere separata la Chiesa dal Regno, e troncata la mutua concordia dell’Impero col Sacerdozio. È troppo chiaro che dagli amatori d’una impudentissima libertà si teme quella concordia che fu sempre fausta e salutare al governo sacro e civile (…). Per il resto, i Nostri carissimi figli in Cristo, i Principi, assecondino questi comuni voti – per il bene della Chiesa e dello Stato – con il loro aiuto e con quell’autorità che devono considerare conferita loro non solo per il governo delle cose terrene, ma in modo speciale per sostenere la Chiesa. Riflettano diligentemente su quanto deve essere fatto per la tranquillità dei loro Imperi e per la salvezza della Chiesa; si persuadano anzi che devono avere più a cuore la causa della Fede che quella del Regno”.

L’ultima frase è proprio un pugno nello stomaco per i sostenitori dell’ateismo di Stato (i liberali) mascherato sotto forma di laicità (i cattolici liberali, che sono per la professione di Fede in foro interno, ossia in privato, ma mai pubblicamente, come se vi fosse da vergognarsi di Dio e delle Sue leggi davanti al popolo). Chiosa S. Tommaso d’Aquino: “nella verità l’intelletto raggiunge serenità”.

In perfetta linea con la Chiesa di sempre, concludeva il grande G.K Chesterton: “Non abbiamo bisogno di una religione che sia nel giusto quando anche noi siamo nel giusto. Quello che ci occorre è una religione che sia nel giusto quando noi abbiamo torto…Emerge il trionfo singolare e solitario della fede cattolica. Non tanto perché ha ragione, quando abbiamo ragione, quanto perché è lieta e piena di speranza umana. Perché aveva ragione quando sbagliavamo, e perché questo fatto ci torna addosso come un boomerang”.

Facciamo tesoro di questi intramontabili e sottaciuti insegnamenti, soprattutto in questi tempi così difficili.

 

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