La Morale delle virtù e la scala per il Paradiso

LA VIRTÙ NON RIDUCE LA LIBERTÀ, ANZI LA “POTENZIA” E LA REALIZZA PER CIÒ CHE È VERAMENTE: AUTODETERMINAZIONE, SÌ, MA PER IL BENE

A cura di Andrea Sarra

A partire da san Tommaso, le virtù sono diventate parte integrante della Teologia morale, sebbene le loro caratteristiche non sempre siano state adeguatamente approfondite e, per questo, sembra si siano perse o che siano poco conosciute.

I Padri vedevano, invece, nelle virtù la scala che conduce verso il Cielo. Le virtù, infatti, non riguardano né solo l’aspetto soggettivo del riconoscimento e della scelta del bene, né solo quello oggettivo dell’esecuzione dell’azione, ma rendono buono contemporaneamente l’opera e chi la compie, fino a costituire quasi una “seconda natura” per il soggetto.

Lungi dall’essere un comportamento automatico – per habitus si intende una “disposizione stabile” non un’abitudine! – la virtù non riduce la libertà, anzi la “potenzia” e la realizza per ciò che è veramente: autodeterminazione, sì, ma per il bene.

Nel video che segue la professoressa Giorgia Brambilla, teologa morale e bioeticista, riflette sul rapporto tra virtù e libertà.

 

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