L’Europa si è dimenticata della propria tradizione: per questo dilaga la Cristianofobia

LA FEDE CRISTIANA HA PLASMATO LA CULTURA DEL VECCHIO CONTINENTE. ADESSO L’EUROPA RINNEGA LA PRESENZA DI DIO NELLA VITA DELL’UOMO

Di Emanuela Maccarrone

Non si può negare che l’Europa, almeno nella parte occidentale, stia dimenticando sempre più le sue origini cristiane a tal punto da consentire la diffusione della cristianofobia.

Gli episodi di blasfemia e di vandalismo che stanno riguardando chiese, sacerdoti e fedeli ne sono la piena testimonianza.

In questo contesto, è utile ricordare la dottrina impartita da alcune figure autorevoli dei decenni passati come il Papa emerito Benedetto XVI e San Giovanni Paolo II.

Entrambi, attraverso dei loro interventi, avevano intuito il cambiamento che stava colpendo il Cristianesimo in Europa.

“Nella complessa storia dell’Europa, il Cristianesimo rappresenta un elemento centrale e qualificante. La fede cristiana ha plasmato la cultura del vecchio Continente e si è intrecciata in modo indissolubile con la sua storia, al punto che questa non sarebbe comprensibile se non si facesse riferimento alle vicende che hanno caratterizzato prima il grande periodo dell’evangelizzazione, e poi i lunghi secoli in cui il Cristianesimo ha assunto un ruolo sempre più rilevante”. 

Così aveva affermato Benedetto XVI nell’incontro con la Delegazione Della Bulgaria, tenutosi il 23 maggio 2010, in occasione della Memoria Liturgica Dei Santi Cirillo e Metodio, conosciuti anche per il loro contributo nell’evangelizzazione dell’Europa.

In più occasioni il Papa emerito ha ribadito l’importanza delle radici cristiane del continente europeo. Allo stesso tempo, Benedetto XVI ha sempre avvertito riguardo il pericolo del laicismo sempre più diffuso e responsabile della perdita dell’identità cristiana europea.

Nel discorso ai partecipanti al Convegno Nazionale promosso dall’Unione Giuristi Cattolici Italiani, tenutosi il 9 dicembre 2006, Benedetto XVI riguardo la degenerazione del termine ‘laicità’ aveva ribadito che “la laicità, nata come indicazione della condizione del semplice fedele cristiano, non appartenente né al clero né allo stato religioso, durante il Medioevo ha rivestito il significato di opposizione tra i poteri civili e le gerarchie ecclesiastiche, e nei tempi moderni ha assunto quello di esclusione della religione e dei suoi simboli dalla vita pubblica (…). In realtà, oggi la laicità viene comunemente intesa come esclusione della religione dai vari ambiti della società e come suo confine nell’ambito della coscienza individuale”.

Nello stesso documento il Papa emerito indicava che il laicismo moderno vorrebbe l’esclusione dei simboli religiosi dai luoghi pubblici. Non solo, il laicismo pretende di imporre un “pensiero laico, una morale laica, una scienza laica, una politica laica”, cosicché si è sviluppata “una visione a-religiosa della vita, del pensiero e della morale: una visione, cioè, in cui non c’è posto per Dio”.

Già nel 2003, in occasione dell’ Esortazione Apostolica Post-Sinodale Ecclesia in Europa, San Giovanni Paolo II avvertiva riguardo i segni di una perdita delle radici cristiane nel continente.

“Tra i tanti aspetti, ampiamente richiamati anche in occasione del Sinodo, vorrei ricordare lo smarrimento della memoria e dell’eredità cristiane, accompagnato da una sorta di agnosticismo pratico e di indifferentismo religioso (…). Nel Continente europeo non mancano certo i prestigiosi simboli della presenza cristiana, ma con l’affermarsi lento e progressivo del secolarismo, essi rischiano di diventare puro vestigio del passato”.

L’Europa, quindi, è responsabile della perdita della fede e della tradizione cristiana e nello stesso tempo vittima di un lungo processo di trasformazione che porta verso il rinnegamento della presenza di Dio nella vita dell’uomo. 

 

Foto: La lettera araba “nun” che è l’iniziale di “Nassarah”, ossia Nazareno,
e nel corso della storia è stata utilizzata per esprimere l’odio anti-cristiano
della religione e cultura islamica
e per bollare gli “infedeli”.

 

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