Shemà. Commento al Vangelo del 22 gennaio della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà (in ebraico “Ascolta”), un commento al Vangelo del Giorno di Giuliva Di Berardino.

Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, Nostro Signore Gesù Cristo dice: “Shemà”. Ascoltiamolo!

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IL COMMENTO TESTUALE

IL VANGELO DEL GIORNO: Mc 3, 13-19

VENERDì 22 GENNAIO 2021

 Oggi il Vangelo ci offre il modo di riflettere sul dono meraviglioso della chiamata alla vita e alla fede che Gesù ha fatto a ciascuno di noi. Nel testo è scritto che Gesù chiamò a sé quelli che voleva: non un determinato gruppo di persone, una categoria privilegiata, ma “quelli che Lui voleva“. Questo significa che il Signore può chiamarci tutti, perché la chiamata di Dio, alla vita e alla fede, non dipende da noi. Il testo fa notare che di fatto Gesù costituì 12 apostoli, ma diversi studiosi hanno evidenziato che il numero 12 è sicuramente una cifra simbolica che ricorda le 12 tribù d’Israele, perché i 12 vengono istituiti come rappresentanti dell’eredità d’Israele. Non si può dimenticare che Gesù è inserito nella cultura giudaica del suo popolo e, in questo contesto culturale, far riferimento alle 12 tribù d’Israele non significava scegliere 12 persone capaci e brillanti, ma semplicemente ridare vita a un popolo generato dal desiderio di Dio, attraverso Gesù. Questo non vuol dire che Gesù non abbia veramente costituito i 12 apostoli, ma che i 12 apostoli vengono costituiti tra gli altri discepoli che erano lì presenti. Non è la prima volta che il Signore sceglie qualcuno perché il dono che questi rappresenta diventi dono per tutti, dunque Gesù chiama per nome 12 uomini perché Egli desidera conferire a tutti il duplice dono dell’apostolato. Duplice perché, com’è scritto, consiste nello stare con Lui e nell’essere inviati a scacciare i demoni. La parola apostolo infatti viene dal greco apostello, che significa sia “stare accanto” che “inviare“. L’istituzione dei 12 apostoli allora mostra che il Signore, chiamando a sé chi Lui vuole, rifà la storia dall’inizio. Ogni volta che qualcuno sente di stare con Gesù e di invitare altri a conoscere Gesù, ad amarlo, vive la chiamata alla vita vera, quella che rifà la storia dall’inizio, perché è come se la voce di Gesù, che chiama per nome, rimette a posto le cose, riunisce pezzi rotti, ricuce strappi, risana ferite. Ecco allora che scopriamo il grande dono che Dio ci ha fatto chiamandoci attraverso Gesù a vivere felici. Per questo oggi il nostro cuore si riempia di gratitudine e amore verso Dio perché, insieme ai fratelli e alle sorelle delle diverse confessioni cristiane, possiamo accogliere nella vera gioia la chiamata alla vita nuova che la fede cristiana ci promette. Impariamo insieme a stare con Gesù, a conoscerci in Lui, ad amarci gli uni gli altri con Lui, così da rendere amabile non solo la nostra vita personale, ma anche la sua Chiesa, perché è a questa amabilità che tutti noi siamo stati chiamati. Buona giornata! 

Mc 3, 13-19

In quel tempo, Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli –, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni. Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè “figli del tuono”; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì.

 

IL COMMENTO IN VIDEOhttps://www.youtube.com/channel/UCE_5qoPuQY7HPFA-gS9ad1g/videos

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