Le epidemie sono “scuola ed esame”, danno “spiegazioni sul senso sovrannaturale degli eventi”

SOCIOLOGIA, EPIDEMIA E FEDE CRISTIANA

Di Diego Torre

La sociologia è la scienza che studia i fenomeni della società umana, indagando i loro effetti e le loro cause, in rapporto con l’individuo e il gruppo sociale; per dirla evangelicamente parte dai frutti e può arrivare a conoscere l’albero.

Nata e sviluppata in Francia nel periodo postrivoluzionario, essa sembra uno strumento utile per sostituire la religione con la scienza quale fondamento della società. Si parte con un palese intento ideologico, ma gli amanti sinceri della verità … scavano nelle viscere della società e arrivano al Sacro.

Rodney Stark è un sociologo protestante, scrittore e accademico statunitense, tra i padri fondatori della nuova sociologia della religione americana.

Dopo aver insegnato per trentadue anni all’Università di Washington, egli si trasferisce nel 2004 alla Baylor University, ateneo battista, in passato duramente anticattolico, dove è co-direttore dell’istituto di studi religiosi.

Ha scritto più di 30 libri e ne 1996  ha dato alla luce “Ascesa e affermazione del Cristianesimo”.

In particolare è interessante la relazione che egli stabilisce, basandosi su fonti d’epoca, tra le epidemie e l’espansione della fede cristiana.

Nel 165, durante il regno di Marco Aurelio, fa la sua prima apparizione in Occidente il vaiolo. La malattia durò quindici anni, e lasciò su terreno un quarto o un terzo della popolazione dell’Impero.

Nel 251 arrivò il morbillo (forse); e fu ancora strage.

In entrambi i casi scatta la carità cristiana. I pagani fuggono il male e i malati, e non trovano il senso della crudeltà degli dei o del fato o delle filosofie pagane.

I cristiani ritengono, scrive il vescovo Dionisio in una lettera pasquale, che le epidemie siano “scuola ed esame”, danno spiegazioni sul senso sovrannaturale degli eventi, offrono conforto e speranza. Ciò comportò per loro non solo tassi di sopravvivenza più alti, con un aumento percentuale sulla popolazione, ma anche il consolidamento della loro “rete sociale”, un riferimento per i non cristiani, a cui i lutti avevano ridotto il numero dei legami interpersonali.

I cristiani anziché fuggire soccorrono i contagiati, a costo della propria vita, stupendo gli allibiti pagani.

A tal punto che un fiero persecutore come l’imperatore Giuliano, scrive nel 362 al sommo sacerdote di Calata, che i pagani dovevano uguagliare le virtù dei cristiani, la cui crescita numerica era dovuta alla loro «qualità morale, anche se pretesa», e alla loro «benevolenza verso gli estranei e la loro attenzione per le tombe dei morti». In una lettera indirizzata a un altro sacerdote pagano, Giuliano scrive: «Penso che quando ai poveri capitò di essere dimenticati e rifiutati dai sacerdoti (pagani), gli empi galilei lo videro e decisero di dedicarsi a loro»….«gli empi galilei non offrono sostegno solo ai loro poveri, ma anche ai nostri; tutti vedono che noi non diamo aiuto alla nostra gente».

L’epidemie hanno quindi favorito l’ascesa del cristianesimo? Cipriano vescovo di Cartagine, Dionisio vescovo di Alessandria, Eusebio vescovo di Cesarea e altri padri della chiesa pensavano di sì.

Che lezione trarne per il futuro? Mai perdere la virtù della speranza cristiana! Ovvero quella “virtù teologale per la quale desideriamo il regno dei cieli e la vita eterna come nostra felicità, riponendo la nostra fiducia nelle promesse di Cristo e appoggiandoci non sulle nostre forze, ma sull`aiuto della grazia dello Spirito Santo. “(CCC 1817). Questo è ciò che conta!

A differenza dei pagani noi sappiamo «che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio» (Rom 8,28); anche il covid.

Giobbe docet! Colpito da sofferenze, non perdette mai la speranza in Dio. Essa dà un senso alla vita e alla morte. Essa spiega e supera le epidemie. Accanto ad essa vi dev’essere la carità operosa; fino al martirio. Inoltre quanto avvenuto in passato dimostra quale generatrice di energie sociali sia la fede  cristiana integralmente vissuta.

E’ già avvenuto. Può avvenire ancora. O la Chiesa ritrova questo slancio sovrannaturale, anziché appiattirsi nel mieloso buonismo filantropico, o non sarà in grado di rispondere alle sfide della pandemia(ma anche a qualunque altra sfida).  Nel tempo del crollo delle ideologie, nonché delle certezze mediche ed economiche, quando l’uomo si guarda intorno sempre più smarrito… ora più che mai è l’ora di Dio.

 

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