Quella vergognosa scelta anti umana di Nicola Zingaretti (PD) e della Regione Lazio

Quella vergognosa scelta anti umana di Nicola Zingaretti (PD) e della Regione Lazio

LA REGIONE LAZIO DI NICOLA ZINGARETTI (PD) ATTUA POLITICHE CHE MINACCIANO LA NATALITÀ, METTONO IN PERICOLO LA SALUTE DELLE DONNE E CONTRIBUISCONO AD UN OLOCAUSTO (NEL SENSO ETIMOLOGICO DEL TERMINE: SACRIFICIO) DI BAMBINI MAI NATI…

Di Emmanuele Di Leo e Angelica La Rosa

Esiste differenza tra Regioni e Regioni?

Certo, ci sono amministrazioni regionali come le Marche con un governo locale che promuove il “favor vitae”, specialmente in un momento in cui il nostro Paese sta soffrendo un inverno demografico senza precedenti e ci sono Regioni come il Lazio a trazione PD di Nicola Zingaretti che, aprendo alle linee guida del Ministero della Salute (ricordiamo che non sono vincolanti), rinuncia aprioristicamente a non tutelare la vita nascente, sorvolando sui primi articoli della Legge 194 del 1978 e applicando quanto di più insensato si possa pensare di fare.

Infatti, come scrive l’Adnkronos, il Lazio ha recepito le nuove linee guida per l’uso della pillola abortiva Ru486 al di fuori dell’ospedale, dopo che aveva recepito gli indirizzi emanati dal ministro della Salute ad agosto 2020 sull’interruzione di gravidanza con metodo farmacologico.

Dicono che sono punti di vista, di vita o di morte aggiungerei, peccato che sono presi sulla pelle di bambini e di donne che hanno bisogno di aiuto e non di soluzioni terminali. Il presidente Nicola Zingaretti, insieme alle sinistre che guidano la Regione Lazio, attua politiche che minacciano la natalità, mettono in pericolo la salute delle donne e contribuiscono ad un Olocausto (nel senso etimologico del termine: sacrificio) di bambini mai nati. Siamo davanti ad un ennesimo e silenzioso genocidio.

“Abbiamo chiesto di essere immediatamente” ascoltati “dalla Regione Lazio”, ha dichiarato all’Adnkronos il dottor Massimo Gandolfini, fondatore del Family Day, perché “troviamo sia la circolare del ministro Speranza, sia l’ok successivo di Zingaretti, una cosa totalmente priva di senso. Non esiste una giustificazione all’allargamento dell’utilizzo di una pillola che è mortifera per i bambini e dannosa per la donna. Non c’è ragione davvero per potenziare l’utilizzo di questo farmaco. Siamo ovviamente contrari e faremo di tutto per rimandare indietro questa circolare perché non è accettabile”.

Alberto Gambino, presidente dell’associazione Scienza & Vita, commentando all’AdnKronos il recepimento da parte della Regione Lazio delle linee di indirizzo del ministero della Salute sulla somministrazione della pillola Ru486 anche senza ricovero ospedaliero, ha spiegato che “l’aborto diviene sempre più un fatto privato riguardante esclusivamente la donna, che può scegliere di assumere un farmaco e ‘rinchiudersi’ nella propria casa, lontana da una struttura sanitaria, mentre è in corso il processo di soppressione ed espulsione della vita umana che si stava sviluppando nel suo grembo: i rischi per la donna con l’aborto ‘a domicilio’ non possono essere sottaciuti. Il ricorso alla pillola può sembrare solo apparentemente uno strumento più semplice e umanitario: la donna è lasciata sola e in prima linea nel procedimento di avvelenamento con Mifepristone che porterà all’espulsione dell’embrione. Con la Ru486 non è più il personale sanitario protagonista dell’atto abortivo ma la donna stessa, con tutte le conseguenze, non trascurabili: sul piano fisico, tra cui contrazioni ed emorragie; ma anche su quello psicologico ed emotivo. Si finisce per banalizzare l’evento, drammatico, dell’interruzione della gravidanza. La stessa tutela della vita, della salute e della dignità della donna esigono piuttosto un capovolgimento di prospettiva, che muova con coraggio dalla rimozione degli ostacoli di ordine sociale, economico ed esistenziale che inducono alcune donne a chiedere la soppressione della vita che portano in grembo”.

“La decisione della Regione Lazio è una pericolosa banalizzazione dell’aborto”, ha dichiarato in una nota il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Chiara Colosimo. “È una scelta ideologica che contrasta il dettato della legge 194 e non garantisce più diritti alle donne, ma le espone maggiormente ai rischi dell’aborto farmacologico. La Regione Lazio non compie nessun passo in avanti, ma ne fa due indietro ed è vergognoso che si tenti di vendere questa decisione come una conquista. Fratelli d’Italia continuerà a chiedere al Ministero, alla Regione e alle Istituzioni in generale di mettere in campo tutte le iniziative possibile per sostenere la famiglia, la natalità e la vita nascente. Soprattutto in questo momento nel quale l’emergenza Covid sta acutizzando le fragilità e mette a dura prova le famiglie, in particolare dal punto di vista economico. E’ triste constatare che la sinistra preferisce sempre altre strade, apparentemente più rapide ed indolori ma che nascondono rischi più grandi, e trascuri il sostegno alla vita e alla famiglia. Un’attenzione che mi sarei aspettata dall’assessore D’Amato, in prima linea nell’emergenza sanitaria per salvare quante più vite umane”.

“Anzichè pensare ai vaccini questi signori pensano a violare la legge…”, ha commentato su Facebook il senatore cattolico della Lega Simone Pillon. “La legge 194 stabilisce che la pratica dell’aborto deve necessariamente esser fatta in ospedale e non certo in consultorio. La decisione di Zingaretti va contro la legge e avrà delle conseguenze. La follia è che, quando venne approvata la legge sull’aborto nel 1978, chi la sosteneva diceva che era un modo per garantire alle donne quelle cure ospedaliere che in mano alle mammane non avrebbero avuto. Di fatto, oggi la politica consegna la donna a quella situazione di precarietà sanitaria che la legge voleva evitare, almeno sulla carta. E’ una pessima notizia per tutti. Banalizzare una pratica, che comunque la si pensi comporta sofferenza per i protagonisti, non fa bene proprio a nessuno”.

 

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