Shemà. Commento al Vangelo del 15 febbraio della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà (in ebraico “Ascolta”), un commento al Vangelo del Giorno di Giuliva Di Berardino.

Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, Nostro Signore Gesù Cristo dice: “Shemà”. Ascoltiamolo!

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IL COMMENTO TESTUALE

IL VANGELO DEL GIORNO: Mc 8, 11-13

lunedì 15 Febbraio 2021

Oggi il Vangelo presenta la richiesta dei farisei di un segno dal cielo, nel corso di una discussione. Discutere sulla Torah è un metodo che, nel mondo ebraico viene utilizzato per approfondire una riflessione, in modo da avere diversi punti di vista su una questione. Il punto, però, è che qui Gesù sembra tagliare la discussione, e lo notiamo anche dalla brevità del testo, che conclude così: Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l’altra riva. Perché Gesù praticamente congeda così questi farisei? Il testo ci specifica che li pianta lì e se ne va, diretto all’altra riva. Cerchiamo di capire questa reazione di Gesù: innanzi tutto, sospira. Il sospiro è un gesto naturale, che dagli studiosi è definito anche come “respiro potenziato”, perché è di fatto un respiro prolungato che ha la funzione biologica di ossigenare profondamente il corpo, ma è anche un gesto significativo, perché può indicare un cambiamento di stato interiore, come per esempio il famoso “sospiro di sollievo”, che  indica il passaggio dalla paura a uno stato di rilassamento. Esistono poi, secondo alcuni studiosi, dei sospiri che segnalano una resa, una rinuncia, o comunque una delusione, di fronte a situazioni in cui ci si sente impossibilitati ad agire. Ecco, Gesù potrebbe aver vissuto uno stato d’animo simile: è come se si fosse arreso di fronte a tanta durezza di cuore, infatti le parole che pronuncia confermano questo suo stato di delusione: “Nessun segno sarà dato a questa generazione.” Comprendiamo quindi che Gesù, in realtà, non si aspettava questa richiesta dai farisei, perché quel segno, che loro chiedevano, l’aveva compiuto poco prima,  moltiplicando i pani per la folla! I farisei avrebbero dovuto capire per primi il segno del cielo che si era compiuto sotto gli occhi di tutti, perché loro sapevano che quella moltiplicazione dei pani, sfamando la folla nel deserto, non era che l’attualizzazione del segno che Dio operò per il suo popolo nel deserto, attraverso la mediazione di Mosè, raccontata nel Libro dell’Esodo. Perciò, questa discussione con i farisei avrebbe dovuto portare almeno all’intuizione che Gesù è il nuovo Mosè, che si fa mediatore dell’azione di Dio stesso. Invece questi farisei non hanno accolto il segno del cielo, ma si comportano come se Gesù non avesse dato loro nulla, mentre poco prima li aveva sfamati! Quante volte anche noi siamo così? Dio ci dona la forza di sostenere situazioni difficili, ci aiuta a vivere contrarietà e difficoltà, ci sostiene in mezzo al deserto, e noi, invece di ringraziare, chiediamo un segno dal cielo, cioè chiediamo altro, chiediamo chissà cosa! Come se non fosse abbastanza il fatto che ci faccia vivere e ci renda capaci di poter sorridere ogni giorno nonostante tutto, se lo vogliamo, per quelle piccole cose che ci circondano, per quelle che già abbiamo e per quelle che riceviamo dagli altri. Chiediamo al Signore la grazia di vedere i tanti segni dal cielo che ci dona oggi e di ringraziarlo, perché, se nel nostro cuore ci sarà gratitudine, saremo sicuri che Gesù resterà con noi e non ci lascerà, come ha fatto con questi farisei. Buona giornata! 

 

 

Mc 8, 11-13

In quel tempo, vennero i farisei e si misero a discutere con Gesù, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova. Ma egli sospirò profondamente e disse: “Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno”. Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l’altra riva.

IL COMMENTO IN VIDEOhttps://www.youtube.com/channel/UCE_5qoPuQY7HPFA-gS9ad1g/videos

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