Sono cittadini come Attanasio e Iacovacci che vorremmo sempre al centro dell’attenzione

Il diplomatico e il carabiniere


Di Alessandro Puma

Come è noto, a Goma, nella Repubblica Democratica del Congo, c’è stato un attacco contro un convoglio della missione delle Nazioni Unite.

Nell’attacco sono morti l’ambasciatore italiano Luca Attanasio e un carabiniere trentenne che era nel convoglio con il diplomatico, Vittorio Iacovacci. Ucciso anche il loro autista.  Altre persone sono rimaste ferite.

Secondo fonti diplomatiche Attanasio è stato colpito da colpi d’arma da fuoco, è arrivato all’ospedale di Goma in condizioni critiche, ed è morto “in seguito alle ferite riportate”. 

Del convoglio faceva parte anche il capo delegazione Ue a Kinshasa. Un portavoce del Virunga National Park ha riferito che  l’attacco nei pressi di Goma rientrerebbe in un tentativo di sequestro. Ma la matrice non è ancora chiara.

Il sito congolese ‘Actualite.cd’, citando “alcune fonti” circa l’imboscata scrive che “gli autori dell’attacco avrebbero avuto come obiettivo principale proprio il diplomatico italiano” precisa riferendo che “sono intervenute le Fardc”, ossia le Forze Armate della Repubblica Democratica del Congo, “e le guardie del Parco nazionale dei Virunga”.

L’attacco è avvenuto vicino alla città di  Kanyamahoro intorno alle 10.15 del 22 febbraio. Diversi gruppi armati operano nella zona di Virunga, al confine tra Congo,  Ruanda e Uganda, nell’est del paese.

Anche questa volta, di fronte a casi come questo, ci si attiva ormai in ritardo, a cose fatte; se la Farnesina ha fatto riportare i corpi in Patria nella serata del 23 febbraio, il ministro degli Esteri, Di Maio, non può fare a meno di esternare “il suo immenso dolore”.

Dopo si andrà alla ricerca dei responsabili, molto probabilmente non si troveranno, e la morte verrà archiviata come una delle tante dovute alle continue guerriglie, scambi di potere dittatoriale e carneficine etniche, molte delle quali sommerse, ascrivibili a una terra meravigliosa e miserabile come l’Africa. 

Ma che tipo era Luca Attanasio?

Poco importa sapere, in questa sede, se sia stato sposato, se abbia avuto una compagna, dei figli, oppure no; quel che veramente importa sapere, a mio avviso, è il motivo che ha spinto Attanasio a fare l’ambasciatore in un paese difficile come l’Africa e, a giudicare dalle foto in cui sembra davvero essere in pace con se stesso in presenza di alcuni fratelli di colore, non è difficile capire che la molla che lo ha spinto è stata sicuramente quella, interpretabile cristianamente, dell’abnegazione, dell’aiuto puro e disinteressato che egli ha voluto dare a una nazione africana da sempre vessata e sfruttata dal cosiddetto Nord del mondo.

E che dire del Carabiniere Iacovacci?

Anche nei suoi confronti non possiamo che ammirarne il coraggio, lodare il suo essere, come l’Arma tutta, al servizio dei cittadini, la morigeratezza quasi sacrale del suo essere semper fidelis.

Sono cittadini come questi, che vorremmo fossero sempre al centro dell’attenzione anche mediatica, e non soltanto in occasione della loro morte.

 

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