Cattolici, Dante è nostro, senza se e senza ma!

Una fede granitica lo animò e lo sostenne durante l’arco della sua vita difficile ed impegnata.

Di Diego Torre

Si parla di Dante Alighieri e si leva, nonostante l’ignoranza e la bruttezza dilaganti, un coro di elogi ad un personaggio la cui cultura, eleganza ed importanza rimangono scritte indelebilmente nella storia universale; in quella italiana in particolare.

A tale coro si sono più volte associati i sommi pontefici della Chiesa cattolica e non per conformismo o captatio benevolentiae.

Le ragioni in modo estremamente sintetico le possiamo trovare in queste parole di S.Paolo VI: “nostro è Dante! Nostro, vogliamo dire della fede cattolica, perché tutto spirante amore a Cristo; nostro perché molto amò la Chiesa, di cui cantò le glorie; e nostro perché riconobbe e venerò nel Pontefice romano il Vicario di Cristo. Né rincresce ricordare che la voce di Dante si alzò sferzante e severa contro più d’un Pontefice romano, ed ebbe aspre rampogne per istituzioni ecclesiastiche e per persone che della Chiesa furono ministri e rappresentanti.” (Lettera apostolica Altissimi cantus, 7.12.1965).

Nostro senza se e senza ma; tale egli stesso si ritenne. E proprio per tale ragione non esitò ad esprimere giudizi severi su coloro che riteneva traditori del nome cattolico. Una fede granitica lo animò e lo sostenne durante l’arco della sua vita difficile ed impegnata.

Laico cattolico in politica, non clericale baciapile, rischia e paga di persona le sue scelte non scansando confronti e conflitti. I due soli, la Chiesa e l’Impero, la Croce e l’Aquila, devono cooperare con metodi diversi alla felicità delle anime nel tempo e nell’eternità.

Non antagonisti e separati, ma distinti, indipendenti e complementari. Questa in estrema sintesi la sua dottrina politica, espressa nel De Monarchia.

Dante ebbe una vita intricata e complessa; come la trama della sua Commedia, vissuta dal poeta sotto la guida della ragione e della fede, simbolo egli stesso dell’umanità. Egli mescola con disinvoltura scienze sacre e profane, cronaca, politica e storia.

Può farlo anche in forza della sua straordinaria cultura, dove troviamo elementi della filosofia greca e del mondo romano, il pensiero di Agostino , l’influsso di Benedetto e di Bonaventura; ma su tutti primeggia San Tommaso d’Aquino.

La Commedia è tutta un’ascensione del poeta verso Dio, ma anche un invito all’anima di ogni lettore. Tutte le presenze in essa, anche quelle dei dannati, testimoniano il bisogno dell’anima di ricongiungersi al Creatore.

Questo e tanto altro il sommo poeta lo espresse con l’incomparabile bellezza dei suoi versi e delle sue prose, che servirono così ad immortalare il suo capolavoro ed il suo messaggio cristiano nel tempo.

Come non andare in estasi alla lettura dei versi che egli dedica alla Madre di Dio all’inizio del XXX canto del paradiso, definendo sinteticamente e meravigliosamente la divina maternità di Maria e la sua mediazione universale di grazie?

Dante è un fedele cristiano di ortodossa dottrina, un laico impegnato in politica, un uomo tutto di un pezzo, pronto a sacrificarsi per i propri ideali, un patriota convinto, un combattente ardito. Egli da solo è una solida radice dell’Europa Cristiana.

Queste sono le ragioni per cui la Chiesa lo elogia e può ben vantarsi di averlo nel suo gregge.
Ne avessimo tanti oggi!

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