Shemà. Commento al Vangelo del 14 aprile della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà (in ebraico “Ascolta”), un commento al Vangelo del Giorno di Giuliva Di Berardino.

Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, Nostro Signore Gesù Cristo dice: “Shemà”. Ascoltiamolo!

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IL COMMENTO TESTUALE

IL VANGELO DEL GIORNO: Gv 3, 16-21

mercoledì 14 Aprile 2021

Oggi la liturgia continua a presentarci il dialogo tra Gesù e Nicodemo che stiamo leggendo, come ormai da giorni, alla luce della Pasqua. In effetti, come abbiamo potuto comprendere, queste parole, pronunciate da Gesù in prossimità della sua passione, contengono tanti riferimenti alla Pasqua e ci aiutano ad approfondire il senso della missione di Gesù, del suo invio nel mondo e della salvezza che è venuto a donare a tutti coloro che credono in Lui.

Ieri il Vangelo ci ha dato la possibilità di soffermarci sull’ “innalzamento” del Figlio dell’uomo nella Pasqua, oggi il Vangelo ci annuncia una verità più profonda, indicandoci in cosa consiste questo innalzamento di Cristo per noi, per la nostra vita. Quando nel Vangelo secondo Giovanni si parla di innalzamento del Figlio dell’uomo ci accorgiamo che al verbo ujow, innalzare, corrisponde sempre il verbo doxazw, glorificare.

Ciò che si nota facilmente, poi, è che entrambi i verbi sono utilizzati alla forma verbale passiva, per cui l'”essere  innalzato” è messo in relazione sempre con l’ “essere glorificato”. Gli studiosi sono soliti chiamare queste forme passive “passivi teologici”, perché ci fanno capire che Colui che compie l’azione di innalzare e glorificare il Figlio dell’uomo è Dio Padre, che, attraverso  l’innalzamento del Figlio di Dio nella Pasqua, e quindi sulla croce e nell’evento dell’Ascensione al cielo, glorifica il Figlio.

Oggi quindi il Vangelo ci fa cogliere, come accennavo prima, il senso di questo innalzamento di Gesù, e quindi della sua glorificazione. Il testo quindi ci annuncia che, la glorificazione del Figlio dell’uomo è, per tutti noi, nient’altro che la manifestazione dell’Amore di Dio, che ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.

Questo ci porta a contemplare l’amore di Dio che si manifesta nella glorificazione di Gesù e quindi nella sua Pasqua. Per renderci più comprensibile la qualità di questo amore manifestato nella Pasqua, l’evangelista ci propone, come proprio del suo stile, un elemento simbolico che poi, di fatto, è un vero e proprio tema teologico che ricorre in tutte le opere attribuite a Giovanni presenti nel Nuovo Testamento, quindi non solo nel Vangelo, ma anche nelle sue lettere e nell’Apocalisse.

Questo elemento simbolico, che è il tema teologico preferito di Giovanni, è la luce. la luce indicare la qualità dell’amore di Dio Padre che invia il Figlio, perciò contempliamo questo amore come una sorta di “emanazione” di luce, che ci illumina gli occhi del cuore per  vedere, come accade per i racconti di visione del Risorto. Una luce che ci libera dal buio dell’incomprensione e, nello stesso tempo, ci riscalda il cuore, salvandoci dal freddo dell’indifferenza. Ecco, se riceviamo la  luce della Pasqua, vediamo la verità di quello che siamo alla luce di Dio, perchè, nel Figlio di Dio, in Cristo Risorto, anche noi entriamo nella riconoscenza e nella lode.

Il cuore umano infatti è creato per rendere lode e gloria a Dio, perché Gesù, attraverso la Pasqua ci ha procurato la vittoria dell’amore che restituisce all’uomo e alla donna la verità delle intenzioni profonde, della coscienza, che, se si lascia illuminare dalla luce di questo amore, naturalmente si rivolge al bene.

Sant’Agostino ci ha saputo spiegare bene questa verità, con le parole che lui scrive all’inizio delle sue “Confessioni” e che oggi desidero pregare insieme a voi: “Sei grande, Signore, e degno di altissima lode: grande è la tua potenza e incommensurabile la tua sapienza. E vuole celebrarti l’uomo, questa particella della tua creazione, l’uomo che si porta dietro la sua morte, che si porta dietro la testimonianza del suo peccato, e della tua resistenza ai superbi: eppure vuole celebrarti l’uomo, questa particella della tua creazione…Loderà Dio chi ne sente la mancanza. Perché chi lo cerca lo troverà e chi lo trova gli renderà lode. Voglio cercarti, mio Signore, invocandoti, e invocarti credendo in te: perché l’annuncio di te ci è dato. Ti invoca, mio signore, la mia fede ‐ quella che tu mi hai dato, che l’umanità del tuo figlio e l’ufficio di chi ti annuncia mi hanno ispirato”. Buona giornata!

Gv 3, 16-21

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

IL COMMENTO IN VIDEOhttps://www.youtube.com/channel/UCE_5qoPuQY7HPFA-gS9ad1g/videos

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