Shemà. Commento al Vangelo del 26 aprile della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà (in ebraico “Ascolta”), un commento al Vangelo del Giorno di Giuliva Di Berardino.

Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, Nostro Signore Gesù Cristo dice: “Shemà”. Ascoltiamolo!

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IL COMMENTO TESTUALE

IL VANGELO DEL GIORNO: Gv 10, 1-10

lunedì 26 Aprile 2021

Il Vangelo di oggi continua a farci meditare l’opera del Pastore bello, Colui che ci guida, che si lascia amare e quindi non ci guida per avere qualche vantaggio per sé, ma semplicemente perché Lui ci vuole bene. Il testo ci mostra subito, però, un contrasto tra quelli che entrano attraverso la porta e quelli che entrano nel recinto del gregge non attraverso la porta, che è sorvegliata, ma scavalcando il recinto. Sono i falsi pastori, che qui vengono definiti ladri perché rubano e briganti, perché non si curano dei bisogni delle pecore ma vogliono fare delle pecore un loro possesso. Questo è per noi un buon principio di discernimento che serve a capire se nelle nostre relazioni, nelle situazioni che ci capitano, siamo come il Pastore bello o come i fasi pastori. Gesù è il vero Pastore che siamo chiamati a imitare per il modo in cui Egli si fa amare, si fa seguire. Ora, le pecore riconoscono il vero Pastore dalla cura, dall’amore che lo fanno agire in un certo modo. Innanzi tutto, l’abbiamo sottolineato, il Pastore entra nel recinto attraverso la porta, quindi operando un passaggio di coscienza dal prima al dopo; poi il Pastore chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori . Chiamando le pecore per nome, Gesù, il Pastore fa “uscire” le pecore, cioè fa compiere loro un esodo, perché esodo in greco significa “uscita”, azione che ricorda l’esodo del popolo di Dio dall’Egitto verso la terra promessa, dalla schiavitù alla libertà, dalla morte alla vita nuova. Ma oggi il Vangelo, parlandoci dell’azione d’amore del Pastore vero le pecore, ci mostra anche il comportamento delle pecore che lo seguono,  e quindi ci indica l’atteggiamento giusto per essere discepoli: ascoltare la voce del Maestro, riconoscere quella voce che dona la vita in abbondanza. Il testo ci informa che gli ascoltatori di Gesù non capivano cosa volesse significare questo discorso, questa similitudine e così Gesù prova a spiegarsi meglio, dichiarando queste parole: io sono la porta delle pecore. E poi aggiunge se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Queste parole di Gesù sono molto interessanti perché qui Gesù non dice di essere la porta del recinto, ma la porta delle pecore, la porta che è a servizio delle pecore, per liberarle e non per rinchiuderle! Nell’Antico Testamento l’immagine della porta indica un passaggio verso il cielo (cf. Gen 28,17), ma anche un passaggio per accedere alla presenza del Signore, alla sua Shekinah, nel tempio (cf. Is 60,11; Sal 118,19-20). Ecco, in questo testo, Gesù dice di essere Lui la porta, perché la sua Pasqua libera dal buio e dalla morte interiore, operando in noi il passaggio verso la fiducia e l’abbandono in Lui, per riconoscere la salvezza in Lui, la risurrezione e la vita, in Lui. Così, alla fine di questo brano evangelico della liturgia di oggi, Gesù ci affida la sua promessa, che vale per sempre: io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza. Crediamo allora all’abbondanza di vita che il Signore ci promette e viviamo ancora questo giorno seguendo il Pastore bello, con gioia. Buona giornata!

Gv 10, 1-10

In quel tempo, Gesù disse: “In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei”. Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: “In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”.

IL COMMENTO IN VIDEOhttps://www.youtube.com/channel/UCE_5qoPuQY7HPFA-gS9ad1g/videos

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