Shemà. Commento al Vangelo del 27 aprile della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà (in ebraico “Ascolta”), un commento al Vangelo del Giorno di Giuliva Di Berardino.

Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, Nostro Signore Gesù Cristo dice: “Shemà”. Ascoltiamolo!

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IL COMMENTO TESTUALE

IL VANGELO DEL GIORNO: Gv 10, 22-30

martedì 27 Aprile 2021

Il testo del Vangelo di oggi ci mostra gli sviluppi del discorso detto del buon pastore, in cui Gesù dichiara di essere il pastore vero delle pecore, che cammina davanti a loro perché queste riconoscono la sua voce e seguono lui, non i ladri e i mercenari, ai quali non importa delle pecore. Però, davanti all’incomprensione dei suoi ascoltatori, l’abbiamo considerato ieri, Gesù cerca di spiegarsi meglio, introducendo, pur restando in metafora, una nuova similitudine affermando che Egli è la porta attraverso la quale è necessario passare, la porta delle pecore, il cui passaggio non rinchiude le pecore nel recinto, ma al contrario le fa uscire fuori. Ecco, il testo inizia con una specie di cornice, in cui Gesù viene collocato: esattamente si trova a Gerusalemme, in occasione della festa della Dedicazione, in inverno, mentre cammina lungo il portico di Salomone.
Questa collocazione del discorso che seguirà non è da sottovalutare perché alla fine del testo Gesù afferma la sua unità col Padre, dichiara infatti di essere col Padre una cosa sola e il tempio è proprio, per l’antico Israele, simbolo dell’unità, dell’unificazione in Dio del popolo eletto. Come Israele è uno in Dio perché celebra nel tempio, così Gesù è uno in Dio che vive nell’umanità.
Ora, proprio nel tempio, nel luogo in cui tutto l’Israele si unifica in Dio, si mettono intorno a Gesù i capi dei giudei che, di fatto, tentano Gesù, lo mettono alla prova, perché gli chiedono di dire apertamente se è Lui il Messia. Gesù, proprio lì, sotto il portico, la zona esterna alle mura del tempio, nel freddo dell’inverno, dice loro la verità: voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. E poi continua il suo discorso, specificando cosa bisogna fare per far parte delle sue pecore, come per invitare questi capi dei Giudei, e quindi anche noi, a diventare sue pecore.
Così il discorso si fa profondo: nessuno le strapperà (le mie pecore) dalla mia mano. Sono parole che ci toccano il cuore, perché ci rivelano che Gesù ci prende per mano, ci accompagna. Tutti abbiamo fatto l’esperienza del bisogno che umanamente abbiamo di mettere la mano in quella di un altro, quando camminiamo, per non  sentirci soli, e, delle volte, anche per non cadere.
Ecco il Vangelo oggi ci mostra che appartenere al Signore, essere una sua pecorella, significa essere sostenuti dal Signore, e Gesù ci assicura che non ci potrà mai accadere di essere strappati dalla sua mano, perché la sua mano è la mano di Dio, infatti poi lo dice apertamente: Io e il Padre siamo una cosa sola. Vivere in relazione con Gesù è vivere in relazione con Dio e questa relazione ci viene data come dono, grazie alla Risurrezione di Gesù. Però questo dono presuppone la nostra collaborazione perché nel testo ci vengono indicati tre atteggiamenti fondamentali: ascoltare, che è la base della fede, della fiducia; seguire, cioè fare atti concreti di fiducia in Dio, e infine il crescere nella conoscenza di Dio, perché non c’è conoscenza senza fiducia, non c’è sapienza senza fede. Chiediamo allora oggi al Signore che ci faccia il dono di questa relazione di fiducia, perché possiamo sentire la sua mano che ci guida, la sua presenza che ci consola e il suo amore che ci spinge fuori dai nostri recinti, per ricominciare sempre a sperare, sempre a vivere. Buona giornata!

Gv 10, 22-30

Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente». Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

IL COMMENTO IN VIDEOhttps://www.youtube.com/channel/UCE_5qoPuQY7HPFA-gS9ad1g/videos

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