Shemà. Commento al Vangelo del 15 maggio della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà (in ebraico “Ascolta”), un commento al Vangelo del Giorno di Giuliva Di Berardino.

Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, Nostro Signore Gesù Cristo dice: “Shemà”. Ascoltiamolo!

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IL COMMENTO TESTUALE

IL VANGELO DEL GIORNO: Gv 16, 23-28

sabato 15 maggio 2021

Oggi la liturgia ci fa meditare ancora un brano tratto dal Vangelo secondo Giovanni, guidandoci a comprendere meglio la stretta relazione che c’è in Dio, nella relazione tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Anche ieri abbiamo considerato l’effetto dell’amore di Dio che mette in relazione Dio e ciascuno di noi, osservando che il segno di una vita che prende la “forma dell’amore”, perché plasmata dallo Spirito Santo che è amore, è la gioia, quella che scaturisce dal cuore per il semplice fatto di essere amici di Gesù, uniti a Gesù, al suo desiderio di felicità per ciascuno di noi.
La gioia è perciò il segno che siamo sulla strada giusta, che stiamo imparando a mettere in pratica l’amore filiale verso Dio e oggi ci viene annunciato che la gioia è anche il segno dell’amore fraterno, l’amore verso il prossimo che ci ha insegnato Gesù. Ma, oltre alla gioia, esiste anche un altro segno evidente che ci permette di capire se la nostra vita sta acquisendo la “forma dell’amore”, e questo segno è  la preghiera, che oggi ci viene presentata da Gesù in tutta la sua profondità.
Le parole di Gesù, infatti, ci fanno capire che la preghiera non è la pura e doverosa osservanza dei precetti, perché essa non parte da un nostro bisogno di perfezione o di purificazione, anche se, ovviamente, può nascere in noi anche per questo bisogno, ma la preghiera è, come la gioia, il segno che stiamo assimilando, nella vita, l’amore di Dio. Gesù ci mostra che la preghiera  sorge in noi come un dono, come un desiderio che nasce spontaneo, perché, di fatto, essa risponde a un bisogno molto più profondo che è in noi, rispetto a quello della purificazione o della perfezione.
Il Vangelo oggi ci annuncia che la preghiera è la risposta profonda al nostro bisogno primario, quello che ci tiene in vita, che non è altro che il bisogno di entrare in relazione con Dio e quindi anche con gli altri. Ed è per questo che, se ci facciamo caso, un uomo o una donna che pregano, cioè che ricevono il dono spirituale di entrare in relazione profonda con Dio, e si mettono in accoglienza di questo dono, sanno accogliere in modo equilibrato e ammirevole anche la relazione con gli altri. Comprendiamo allora che la vera preghiera è un dono spirituale, che ci dona la capacità di vivere bene. Per questo non può avere una forma fissa: a volte è fatta di orazioni vocali, a volte mentali, a volte è solo silenzio, fatta solo di corpo, di presenza. In ogni caso essa è sempre relazione, perché nella preghiera è lo  Spirito Santo che agisce, preparando e formando concretamente in noi la relazione vitale della comunione che genera nel nostro cuore l’amore per Dio e per gli altri. Per questo Gesù assicura oggi ai suoi discepoli, e quindi a noi: «se chiederete qualcosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà», perché la preghiera parte da un’esperienza interiore d’amore che realizza pienamente la nostra esistenza.
La  nostra vita è veramente realizzata non quando abbiamo tutto, ma quando siamo presenti per chi amiamo e abbiamo la certezza che chi amiamo è presente. Solo allora, quando abbiamo la certezza di non essere soli, siamo nella gioia profonda, quella vera. Per questo tanti santi erano capaci di stare ore in preghiera. Diceva il Santo Curato d’Ars, che stava ore in preghiera, senza parlare, solo stando davanti a Gesù nella Presenza eucaristica: “L’opera più bella dell’uomo sulla terra è quella di pregare e amare” e poi aggiungeva: “Andiamo, anima mia, vai a conversare col buon Dio, a lavorare con Lui, a camminare con Lui, a combattere e soffrire con Lui. Lavorerai, ma Egli benedirà il tuo lavoro; camminerai, ma Egli benedirà i tuoi passi; soffrirai, ma Egli benedirà le tue lacrime. Quanto è grande, quanto è nobile, quanto è consolante fare tutto in compagnia e sotto gli occhi del buon Dio, e pensare che Egli vede tutto, conta tutto!…”  Buona giornata!

Gv 16, 23-28

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «In verità, in verità io vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena. Queste cose ve le ho dette in modo velato, ma viene l’ora in cui non vi parlerò più in modo velato e apertamente vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome e non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso infatti vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto che io sono uscito da Dio. Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre».

IL COMMENTO IN VIDEOhttps://www.youtube.com/channel/UCE_5qoPuQY7HPFA-gS9ad1g/videos

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