La vocazione censoria e liberticida dei progressisti italici

Il protocollo di distruzione si articola in quattro fasi…

Di Dalila Di Dio

Si riempiono la bocca di diritti, inclusione e libertà, ma i progressisti italici non perdono occasione per mostrare, sempre più chiaramente, la loro vocazione censoria e liberticida: pensala come vuoi ma pensala come noi. Altrimenti non ti è consentito parlare e, presto, presumibilmente neanche pensare.

Che tu ti opponga al DDL Zan, nutra dei dubbi sulle misure di contenimento del Covid o, semplicemente, dissenta su uno qualunque dei loro temi feticcio, sarai sottoposto allo stesso, inesorabile, protocollo di distruzione, che si articola in quattro fasi. Bandita ogni ipotesi di battere l’avversario alle urne – il suffragio universale è pericoloso, causa cose come la Brexit – l’affermazione dell’egemonia progressista deve necessariamente passare per l’eliminazione dell’avversario.

Il primo passo è darti dell’ignorante, del retrogrado, del medievale – che gli avrà mai fatto, poi, ‘sto medioevo? – dell’odiatore e, ovviamente del fascista.

La fase uno del protocollo serve a delimitare il confine tra loro – buoni, buonissimi – intellettuali portatori di amore ed inclusione e te, esponente della frangia dei cattivi e, in quanto tale, anche mentitore seriale.

Una volta catalogato come tuttofobo e negazionista, basterà opporre ad ogni tua affermazione un corale “non è vero” – accettato anche nelle varianti “non è vero, fascista!” o “non è vero, fascista clericale!” – per risolvere ogni dibattito, vincere ogni confronto ed affermare che loro, solo loro, hanno a cuore l’informazione genuina e veritiera e che in loro, solo in loro, il popolo inconsapevole deve cercare la fonte della verità.
Tu sei solo un manipolatore. Un mistificatore al servizio della propaganda sovranista.

Così, per esempio, se ti trovi ospite di Lilly Gruber e hai l’ardire di sostenere che l’articolo 4 del DDL Zan, con quel “purché non”, forse – forse, eh – offre qualche spunto di riflessione in ordine alla portata liberticida della proposta di legge, a loro basterà guardarti indignati – anche un po’schifati – e sancire che “non è vero!” per averla vinta.

Sul perché ciò che tu sostieni non sia vero, sulle argomentazioni a discarico, sul dato tecnico non vale neppure la pena di soffermarsi. Tu, conservatore, peggio se maschio, bianco ed eterosessuale, stai certamente mentendo. Perché? Perché lo affermano loro, ça va sans dire.
E ti tocca pure sentirti dire da Andrea Scanzi che a destra non ci sono intellettuali da 300 anni. Da Andrea Scanzi. Sì, lui. Il caregiver assaggiatore di formaggi.

La fase due è quella dell’accerchiamento: ti lasciano parlare ma sempre, rigorosamente, uno contro tutti. Tu, piccolo servo del sistema – sì, perché loro, incarnazione del mainstream, hanno pure il coraggio di spacciarsi per rivoluzionari antisistema – puoi anche dire le tue stupidaggini in televisione ma ti sarà consentito farlo solo se accerchiato da un manipolo di “intellettuali di sinistra” con la verità in tasca che, con la sponda del conduttore di turno, ti impediranno di terminare un ragionamento più complesso di “l’acqua bagna” – concetto sul quale solleveranno dei dubbi, a prescindere – ti rideranno in faccia, ti provocheranno e, se decidi di andartene, ti bullizzerano perché sei permaloso e anche un po’ fascista, che sta bene con tutto!
Potresti anche trovare un Cecchi Paone in grande spolvero che minaccia di toglierti la pelle o di denunciarti perché sei antipatico. Ma per ottenere simili risultati devi essere davvero molto, molto fasciomofoboclericale.

La fase tre è quella dell’oblìo: dopo aver demonizzato per mesi, anni, ogni tua parola, d’improvviso divieni impresentabile. Irricevibile, come va tanto di moda dire ultimamente.
Una tua frase verrà manipolata e demonizzata per farti apparire nemico di una minoranza repressa o, chessò, misogino: da quel momento, tuoi libri non potranno essere presentati alle fiere, i sindaci non ti concederanno le sale per le conferenze e, quando saranno costretti a darti uno spazio – piccolo, angusto e pieno di muffa – troverai schiere di pugni chiusi al cielo pronti protestare contro la tua sola presenza.
A prescindere da quello che intendi dire.
Te ne devi andare.
Se sei una temibile sovranista odiatrice e carciofara, potresti anche sentirti dire dalla sconosciuta libraia democratica di Tor Bella Monaca che lei il tuo sporco libro, nella sua libreria antifà, non lo vende!

Infine, se sei fortunato – o sfortunato, a seconda dei punti di vista – potresti incappare anche nella fase quattro: l’incontro con l’autorità giudiziaria. L’extrema ratio cui, ultimamente, si ricorre di frequente visto che le prime tre fasi cominciano a rivelarsi inefficaci. E allora una bella informazione di garanzia, un processino, una condannina non te la toglie nessuno. Magari con interdizione dai pubblici uffici, così, per sicurezza.
Potresti ricevere a casa una visita dei ROS, all’alba.
Ma solo se appartieni ad una rete di pericolosi sovranisti che criticano la messa in piega del Presidente sulla piattaforma social carbonara del regime di Putin!
Ah, la libertà!

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