Shemà. Commento al Vangelo del 2 giugno della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà (in ebraico “Ascolta”), un commento al Vangelo del Giorno di Giuliva Di Berardino.

Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, Nostro Signore Gesù Cristo dice: “Shemà”. Ascoltiamolo!

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IL COMMENTO TESTUALE

IL VANGELO DEL GIORNO: Mc 12, 18-27
mercoledì 2 Giugno 2021

Oggi il Vangelo ci offre l’occasione di meditare su una questione molto profonda, che si verifica in noi quando le suggestioni del male, distorcendo la verità della realtà, cercano di allontanarci da Dio. Coinvolto in una questione assurda, intrappolato dentro una narrazione costruita apposta dai Sadducei per dimostrare l’assurdità della risurrezione, dopo aver ascoltato fino alla fine una storia assurda e puramente fittizia, Gesù riesce a smascherare non solo la montatura assurda di questo tranello, ma la profondità di questo vortice di pensieri distorti, costruiti a tavolino dai Sadducei, indicandoci una via di salvezza di fronte all’inganno del male.
L’insegnamento che il Vangelo oggi ci offre è quindi molto utile per ciascuno di noi, perché, dobbiamo riconoscerlo, siamo tutti noi figli di una società materialista che, volenti o no, ci porta a ragionare proprio come questi sadducei, che, com’è scritto nel testo, non credevano nella risurrezione dei morti. Anche oggi, infatti, credere nella risurrezione non è scontato, perché la fede nella risurrezione è fede in uno stato del corpo e della vita che noi non conosciamo, che non ri-conosciamo, e che quindi non possiamo spiegare. Sappiamo bene che i Sadducei non erano atei, erano fermamente credenti, ma credevano solo alla Rivelazione di Dio che è stata scritta nella Torah, e non a tradizioni che potevano risultare un’aggiunta alla Torah. I Sadducei, inoltre, erano di tribù sacerdotale, si occupavano del tempio e delle questioni economiche e politiche legate al tempio di Gerusalemme, infatti decaddero quando il tempio venne definitivamente distrutto nel 70 d.C., eppure dall’epoca di Gesù fino ai nostri giorni, possiamo dirlo, la fede nella risurrezione continua ad essere un problema, anche per gli stessi uomini di fede.
Pur non volendo, anche noi siamo portati a ragionare sulle questioni religiose o spirituali secondo dei criteri fissi, scritti, comprensibili, gestibili, senza sapere che così cadiamo nell’errore di questi Sadducei, perché confondiamo le realtà di Dio con le cose che gestiamo noi. Eppure sappiamo che l’esperienza di Dio, nello Spirito, per fede, non è una realtà fissa, non è possibile descriverla, se è autentica, e, nonostante sia possibile studiarla e approfondirla nella sua articolazione, non è mai comprensibile fino in fondo, perché nessuna verità di fede può essere gestibile, se non altro perché non ne siamo noi gli autori.
Ecco,Gesù scioglie le catene in cui questi Sadducei cercano di intrappolarlo e, così facendo, ci insegna a capire come fare per liberarcene anche noi. Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi, ci dice Gesù, facendo notare che nella Bibbia, Dio stesso si presenta non con il suo nome proprio, ma con il nome della persona con la quale Egli è entrato in relazione: “Io sono il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe”. Questo vuol dire che il modo migliore per liberarci dalle trappole del male, dai raggiri assurdi che anche la nostra mente ci presenta, a volte, disperdendoci tra pensieri di confusione, è tornare alla vita reale. La risurrezione, come tutte le realtà di fede, sono realtà di vita, che danno senso alla vita, per questo ci promettono e ci assicurano l’eternità. Il punto è imparare da Gesù a osservare la realtà non a partire dalla nostra definizione della realtà, ma cercando di cogliere che noi siamo vivi e la realtà in cui viviamo vive perché in noi c’è la vita che unisce tutto ciò che vive, perché tutto vive in Dio, che è il Vivente. Chiediamo oggi al Signore di liberarci dalle suggestioni del male che ci porta a sentire la morte e ci riporti alla realtà della vita, che ci radica in Dio, che sempre vive e ci fa restare vivi, sempre. Buona giornata!

Mc 12, 18-27

In quel tempo, vennero da Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogavano dicendo: «Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che, se muore il fratello di qualcuno e lascia la moglie senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. C’erano sette fratelli: il primo prese moglie, morì e non lasciò discendenza. Allora la prese il secondo e morì senza lasciare discendenza; e il terzo egualmente, e nessuno dei sette lasciò discendenza. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. Alla risurrezione, quando risorgeranno, di quale di loro sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Rispose loro Gesù: «Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio? Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò dicendo: “Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe”? Non è Dio dei morti, ma dei viventi! Voi siete in grave errore».

IL COMMENTO IN VIDEOhttps://www.youtube.com/channel/UCE_5qoPuQY7HPFA-gS9ad1g/videos

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