L’Ungheria come modello di politiche familiari di successo

CRITICATA E OSTEGGIATA DALL’UE PER LA SUA PRESA DI POSIZIONE A FAVORE DELLA FEDE CRISTIANA E DELLA FAMIGLIA NATURALE, L’UNGHERIA HA DIMOSTRATO DI SAPERE IL FATTO SUO.

Di Emanuela Maccarrone

Attraverso delle politiche incentrate sulla promozione della famiglia l’Ungheria, anche durante la pandemia, ha registrato un tasso di occupazione pari al 75%, superiore alla media dell’Unione Europea (che è fermo al 72.4%) e un tasso di disoccupazione del 4,2%, rispetto al 7% dell’Ue.

A spiegare le politiche d’intervento ungherese è stato Balázs Molnár, vicepresidente dell’Istituto Maria Kopp di Demografia e Famiglia nell’ultima edizione dei Dialoghi Transatlantici organizzati, tenutosi al Political Network for Values (PNfV).

Il PNfV è una piattaforma virtuale organizzata mensilmente per lo scambio di idee, buone pratiche, analisi ed esperienze tra rappresentanti politici e decisori di paesi in Europa, America e Africa.

“Oltre a un insieme di politiche pubbliche e ad un sostegno finanziario tangibile offerto alle famiglie, che hanno portato a un numero crescente di matrimoni e nascite, abbiamo adottato anche una serie di disposizioni volte a tutelare i bambini”, ha specificato Zoltán Kovács, il segretario ungherese per la comunicazione e le relazioni internazionali.

Il Paese ha visto il più grande aumento dei tassi di natalità nei paesi europei e i ricorsi all’aborto sono diminuiti. Il numero dei divorzi è diminuito del 22% dal 2010 e i matrimoni sono aumentati del 43%.

Le famiglie ungheresi aperte alla vita hanno numerosi vantaggi: un sistema fiscale favorevole, un programma abitativo, un facile accesso ai servizi, sconti e crediti interessanti, nonché aiuti finanziari.

Non solo, è previsto anche il sostegno per l’acquisto delle auto per le famiglie numerose, asili nido per coloro che stanno rientrando nel mercato del lavoro e sgravi fiscali per le aziende che assumono madri. Rispetto al resto dei Paesi europei, l’Ungheria spende di più per le famiglie, una cifra che rappresenta quasi il 5% del suo PIL.

Secondo l’Ufficio statistico centrale ungherese, il 90% dei giovani desidera avere figli, il 43% almeno due e il 18% tre o più. E tutti questi dati non hanno avuto un impatto negativo sull’occupazione femminile, passata dal 54,6% del 2010 al 67% del 2020.

Contrariamente alle accuse che le sono state rivolte, la politica ungherese è impegnata a promuovere interventi di miglioramento delle condizioni famigliari.

“Invece di combattere le battaglie dell’ideologia di genere, la nostra amministrazione si concentra sulle cose importanti: la protezione e lo sviluppo sano dei bambini in Ungheria e la salvaguardia del diritto dei genitori di educare i propri figli su queste questioni delicate”, ha spiegato Kovács.

Una politica incentrata anche sulla tutela dei bambini in base ai principi della fede cristiana. Il segretario per la comunicazione ha spiegato che “il nono emendamento alla costituzione ungherese, approvato nel dicembre dello scorso anno, garantisce il diritto dei bambini ad essere identificati secondo il loro sesso biologico alla nascita e ad essere cresciuti sulla base della loro identità costituzionale e della cultura cristiana del Paese”.

Ciò a dimostrazione che il metodo tradizionalista, improntato sui valori cristiani, produce effetti!

 

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