La libertà di espressione è sacrosanta e se venisse approvato il ddl Zan verrebbe a mancare

UN CATTOLICO NON POTREBBE PIÙ DIRE QUELLO CHE LA RAGIONE STESSA DIMOSTRA

Di Maria Bigazzi

Insopportabili le continue parole attorno all’intervento del Vaticano sul ddl Zan, parole che dimostrano un’ignoranza abissale.

Addirittura nei talk show di turno si è sentito dire, “Ma come, papa Francesco non era quello che diceva “chi sono io per giudicare?””…

Dopo un attimo di silenzio per riprenderci da questa uscita, cerchiamo di chiarire due cose.

La prima: A dire di non giudicare è stato Nostro Signore, “Non giudicate, per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati” (Mt 7, 1-2). Con questo insegnamento Gesù ci invita a non giudicare il prossimo con malizia, infatti prima di correggere gli altri dobbiamo guardare noi stessi, perché come noi avremo giudicato il prossimo, così verremo giudicati al momento del giudizio da Dio.

Il Signore però ci insegna anche a correggere i fratelli quando vediamo che il loro comportamento non è buono e rischiano di perdere se stessi e di portare sulla cattiva strada anche altre persone.

Dunque, qui abbiamo la differenza: non si giudica la persona ma l’atto.

La Chiesa accoglie e guida tutti i suoi figli senza giudicarli, ma istruendo al Vangelo e dicendo la Verità, anche quando questa è scomoda, perché il peccato anche se appare seducente è da condannare fermamente, e questo è il compito della Chiesa e dei suoi ministri.

NON SI CONDANNA IL PECCATORE, MA IL PECCATO. E dunque, la sottile distinzione sta proprio qui.

L’atto omosessuale, ovvero i rapporti sessuali tra due donne o due uomini, non sono un atto buono perché contro natura, e questo lo dice anche la scienza. È un atto disordinato che non porta a nulla, se non alla perversione e al vizio, abbassando la dignità dell’uomo che è chiamato a un progetto divino.

Così insegna la Chiesa: “Creati insieme, l’uomo e la donna sono voluti da Dio l’uno per l’altro” (CCC 371). “L’uomo e la donna sono fatti «l’uno per l’altro»: non già che Dio li abbia creati «a metà» ed «incompleti»; li ha creati per una comunione di persone, nella quale ognuno può essere «aiuto» per l’altro, perché sono ad un tempo uguali in quanto persone («osso dalle mie ossa…») e complementari in quanto maschio e femmina”. “Nel matrimonio, Dio li unisce in modo che, formando « una sola carne » (Gn 2,24), possano trasmettere la vita umana: « Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra » (Gn 1,28). Trasmettendo ai loro figli la vita umana, l’uomo e la donna, come sposi e genitori, cooperano in un modo unico all’opera del Creatore” (CCC 372).

Le persone omosessuali non vengono giudicate dalla Chiesa, anzi la Chiesa stessa dedica tutta una parte del Magistero a loro e a come possono vivere il loro orientamento. Essendo l’atto omosessuale non naturale, in quanto non può generare la Vita, essi sono chiamati a vivere la loro esistenza con castità per non cadere nel disordine sessuale, cosa che la natura stessa non riconosce.

Insegna la Chiesa: “La Tradizione ha sempre dichiarato che « gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati ». Sono contrari alla legge naturale. Precludono all’atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati” (CCC 2357, 238). Questo è l’insegnamento della Chiesa, che è Madre e Maestra e vuole il bene dei figli. Ma se per il mondo il bene è fare quello che si vuole senza alcun rispetto per il proprio corpo, allora un giorno si arriveranno a scusare gli atti più aberranti nel nome del “faccio quello che voglio e sono affari miei”.

Comunque, questo insegna la Chiesa, dunque non c’è niente da discutere né da dire. Se non si accetta e se non si vuole capire il fine di tale insegnamento, che è quello di volere il bene degli uomini e il rispetto della loro dignità data da Dio, allora è inutile fare sterili discussioni.

La libertà di espressione è sacrosanta e se venisse approvato il ddl Zan, questa verrebbe a mancare, perché un cattolico non potrebbe più dire quello che la ragione stessa dimostra. Dunque, l’intervento del Vaticano serve a mettere in chiaro che essendo due Stati liberi, lo Stato Italiano non si deve permettere di limitare la nostra libertà di pensiero e di coscienza.

Detto questo, non c’è più nulla da aggiungere e da commentare.

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