I calciatori inginocchiati? Meglio i due araldi spartani

L’IDEOLOGIA “GENUFLESSA”

Di Daniele Trabucco e Camilla della Giustina

Lo storico greco Erodoto (484 a.C. – 425 a.C.) racconta un episodio che aveva avuto per protagonisti due araldi spartani, giunti alla corte di Serse e indotti dai dignitari persiani alla proscúnesis; il tentativo di farli sottomettere si era rivelato inutile, perché i due avevano precisato al sovrano che neppure forzati col capo in basso avrebbero mai fatto ciò che ritenevano indegno di un Greco: prostrarsi di fronte a un essere umano.

I due spartani, per il fatto di non essersi inchinati davanti a Serse, hanno in ciò mancato di rispetto alla sua persona? Per questo non ne hanno riconosciuto la legittima autorità?

Soddisfare la richiesta dei dignitari persiani, per i due arladi, non avrebbe significato compiere un atto forzato e non appartenente alla loro cultura?

Aristotele (384 a.C.-322 a.C.), nella Retorica, la definisce una pratica “barbara”, ossia estranea alla mentalità greca.

Il gesto, allora, dell’inginocchiarsi prima delle partite di questi Campionati europei di calcio (Euro 2020) su quale base e con quale parametro misura il livello di antirazzismo? Non ci troviamo, forse, di fronte ad una mera ideologia politica che si pone essa stessa come discriminante nella misura in cui lascia intendere, vergognosamente e aprioristicamente, che la mancanza di genuflessione costituisce di per sé indice di razzismo?

Ammonisce acutamente lo scrittore e filosofo russo Fëdor Dostoevskij (1821-1881): “l’uomo non può vivere senza inginocchiarsi davanti a qualcosa. Se l’uomo rifiuta Dio, si inginocchia davanti ad un idolo”. Spiegatelo a Letta… Noi, comunque, preferiamo i due araldi spartani.

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