Ecco la verità sulla inquisizione spagnola…

SFATIAMO UN’ALTRA LEGGENDA NERA: L’INQUISIZIONE SPAGNOLA

A cura di Pietro Licciardi

Come abbiamo accennato nel precedente articolo (QUI) il mondo medioevale non era il mondo moderno. Per i medievali la religione era una cosa seria e non una pratica da sbrigare solo in chiesa. Era la loro scienza, la filosofia, la politica, la loro identità e speranza di salvezza. Non era una preferenza personale del singolo, ma una indiscutibile verità universale. L’eresia, quindi, colpiva al cuore quella verità. Inoltre dannava l’eretico, metteva in pericolo chi gli stava accanto e lacerava il tessuto della comunità. Gli europei medievali non erano soli, sotto questo profilo. Il loro atteggiamento era condiviso da tante culture, in tutto il mondo. La moderna pratica della tolleranza religiosa è relativamente nuova e, in ogni caso, solo occidentale. Detto questo si capisce perché le autorità ecclesiastiche e secolari dell’Europa medievali erano molto decise nel perseguire le eresie. 

Il diritto romano equiparava l’eresia al tradimento. perché la sovranità era tale per delega divina, e l’eretico di fatto sfidava l’autorità del re. Inoltre gli eretici dividevano il popolo fomentando agitazioni e disordini. Nessun cristiano dubitava del fatto che Dio castigasse una comunità la quale permetteva all’eresia di radicarsi e di crescere. Sia il re che il cittadino comune perciò avevano le loro buone ragioni per cercare e distruggere gli eretici dovunque li avessero scovati. E lo facevano con piacere. Da qui la necessità per la chiesa di dotarsi di tribunali che evitassero la giustizia sommaria e accertassero le reali accuse, anche per evitare che i malcapitati facessero le spese di invidie personali, maldicenze e, se in buona fede colpevoli, potessero pentirsi e riabilitarsi. Tanto è vero che alcuni re biasimarono l’Inquisizione, per la sua eccessiva clemenza nei confronti degli eretici.

Oltretutto chi meglio di un ecclesiastico, tra i più istruiti del tempo, poteva giudicare l’accusato? Non certo un popolano o un nobile, il più delle volte analfabeti. Così nel XIV secolo l’Inquisizione poté vantare le migliori competenze legali disponibili sulla piazza. Gli ufficiali dell’Inquisizione erano laureati e specializzati in legge e teologia. 

Con l’aumentare del potere dei sovrani nel tardo medioevo le autorità secolari presero ad appropriarsi dell’Inquisizione, sottraendola al controllo papale col pretesto che la loro conoscenza degli eretici nei loro stessi regni era migliore di quella di un papa lontano. Questo fatto ci introduce alla nascita dell’Inquisizione spagnola per conoscere la quale attingiamo ampiamente ad un articolo del professor Thomas F. Madden preside della cattedra di Storia della Saint Louis University che nel 2003 ha pubblicato un articolo sull’argomento nella rivista Crisis Magazine di Washington 

La Spagna era in una posizione particolare in Europa. Conquistata dalla guerra santa musulmana, il jihad, nell’ottavo secolo, la penisola iberica era stata un continuo teatro di guerra. Poiché i confini tra musulmani e cristiani si spostavano rapidamente nel corso dei secoli, era preciso interesse legislativo applicare un equo livello di tolleranza verso altre religioni. La capacità di vivere insieme di musulmani, cristiani ed ebrei – detta “convivencia” in spagnolo – era una rarità, nel Medio Evo. Effettivamente la Spagna era il luogo più eterogeneo e tollerante di tutta l’Europa medievale. L’Inghilterra espulse tutti i suoi ebrei nel 1290. La Francia fece altrettanto nel 1306. Invece in Spagna gli ebrei prosperavano ad ogni livello sociale. Tuttavia era inevitabile che le ondate di antisemitismo arrivassero anche nella penisola iberica.

Durante l’estate del 1391 nutriti gruppi di facinorosi irruppero nei quartieri ebrei di Barcellona e di altre città simili, costringendo gli abitanti a scegliere tra il battesimo o la morte. La maggior parte accettò il battesimo. Il re d’Aragona, che aveva fatto del suo meglio per fermare queste incursioni, consapevole della non validità di un battesimo forzato, decretò che ogni ebreo battezzato in alternativa alla morte avrebbe potuto tornare alla propria religione. Ma molti di questi neoconvertiti, “conversos”, decisero di rimanere cattolici. 

Col passar del tempo i conversos si assestarono nella nuova religione, finendo col diventare giusti e pii come gli altri cattolici. I loro bambini venivano battezzati al momento della nascita e crescevano come cattolici. Ma l’ambiente culturale restò ibrido. Sebbene cristiani, numerosi conversos ancora parlavano, vestivano e mangiavano come gli ebrei. Molti rimasero nei quartieri ebrei per poter essere vicini agli altri membri della famiglia. In definitiva, la presenza dei conversos sortì l’effetto di cristianizzare il giudaismo spagnolo. Ciò, a sua volta, accrebbe il numero delle conversioni volontarie al cattolicesimo.

Tutto ciò causò non poca tensione tra coloro che rimasero ebrei e quelli che si fecero cattolici. I rabbini spagnoli che, dopo il 1391, consideravano i conversos ebrei a tutti gli effetti, in quanto costretti al battesimo, dal 1414 li ritennero autentici cristiani, che avevano lasciato volontariamente il giudaismo. Da parte loro gli ebrei convertiti si consideravano migliori dei “vecchi cristiani” perché legati da vincoli di sangue a Gesù stesso, tanto che il vescovo, convertito, di Burgos, Alonso de Cartagena, pregando la Beata Vergine, avrebbe detto con orgoglio “Santa Maria, Madre di Dio e parente mia, prega per noi peccatori”.

A cui si aggiunse la ricchezza e potenza raggiunte dai conversos spagnoli che fu causa di più d’una frizione fra i vecchi cristiani aristocratici e borghesi, che ebbero a risentirsi dell’arroganza dei conversos, invidiandone i successi. E cominciarono a circolare dicerie sul loro conto diffondendo una sorta di psicosi su una certa cospirazione semita. Il ripetersi delle accuse convinse re Ferdinando e la regina Isabella della necessità di investigare, quanto meno, sulla questione degli ebrei segreti. Rispondendo alla loro richiesta, papa Sisto IV emanò una bolla, il 1° novembre del 1478, che autorizzava la Corona a formare un tribunale inquisitivo consistente in due o tre ecclesiastici, la cui età non fosse inferiore ai 40 anni. Come era costume, i monarchi avrebbero avuto piena autorità e sugli inquisitori e sull’Inquisizione. Ferdinando, che aveva a corte molti ebrei e conversos, inizialmente non fu per nulla entusiasta della cosa. Lasciò trascorrere due anni, prima di nominare due inquisitori. 

Studi recenti hanno definitivamente mostrato che la stragrande maggioranza dei conversos era composta da buoni cattolici, semplicemente orgogliosi della loro eredità ebrea e che le dicerie circolate sul loro conto circa trame ebree elaborate per infiltrarsi tra la nobiltà spagnola e la Chiesa cattolica, distruggendole entrambe, sono false. Fantasie antisemite peraltro abbracciate da molti scrittori moderni, parecchi dei quali ebrei per la verità, tanto che l’American Heritage Dictionary traduce “converso” con «ebreo spagnolo o portoghese convertitosi esteriormente al cristianesimo, nel tardo Medio Evo, per evitare la persecuzione o l’espulsione, pur continuando a praticare il giudaismo in segreto». Il che è semplicemente falso. Tuttavia l’Inquisizione spagnola cominciò a operare.

Il risentimento di coloro che odiavano i conversos – cristiani ed ebrei insieme – divampò e in tutta la Spagna si accumularono denunce; ma l’istigazione proveniva essenzialmente, dall’invidia e dall’opportunismo. Ciò nonostante, il volume puro e semplice delle accuse sommerse gli inquirenti. Alla fine anche Ferdinando si convinse che il problema degli ebrei segreti era concreto. Importante però tenere a mente che scopo dell’Inquisizione di ogni tempo era trovare e correggere la pecora smarrita del gregge di Cristo, pertanto non aveva giurisdizione sugli altri greggi. Così anche in Spagna certi racconti di ebrei torturati nei sotterranei delle prigioni inquisitori spagnole sono solo parto della fantasia dei denigratori contemporanei e successivi.

All’inizio, nel veloce sovrapporsi degli eventi, ci fu gran confusione e si verificarono abusi. Qualche rogo ben pubblicizzato – per lo più dovuto a false testimonianze – spaventò comprensibilmente i conversos. Il livello di isteria toccò altezze inusitate e Papa Sisto IV tentò di porre un freno scrivendo nell’Aprile 1482 ai vescovi della Spagna: «In Aragona, Valenza, Maiorca e Catalogna, l’Inquisizione è stata talvolta mossa non da zelo per la fede e per la salvezza delle anime, ma da avidità di ricchezza. Molti veri e fedeli cristiani, sulla base della testimonianza di nemici, rivali, schiavi ed altri individui d’infima condizione, sono stati, senza alcuna prova legittima, gettati in prigione, torturati e condannati come eretici recidivi, privati dei loro beni e delle loro proprietà e consegnati al braccio secolare per essere giustiziati, mettendo a repentaglio le anime, offrendo un esempio pernicioso e generando disgusto in molti».

Sisto ordinò che i vescovi assumessero un ruolo diretto in tutti i tribunali futuri, a garanzia che le norme di giustizia stabilite dalla Chiesa – l’accusato poteva disporre di un avvocato ed aveva diritto di appellarsi a Roma – venissero rispettate. 

Nel Medio Evo i comandi del papa sarebbero stati rispettati ma allora ciò significò la fine del ruolo del Papato nell’Inquisizione spagnola, che sarebbe stata d’ora innanzi un braccio della monarchia, indipendente dall’autorità ecclesiastica. È strano, quindi, che l’Inquisizione spagnola venga oggi così spesso descritta come uno dei grandi peccati della Chiesa cattolica. La Chiesa cattolica, in quanto istituzione, non ebbe pressoché niente a che farci.

L’opposizione all’Inquisizione spagnola, non più sotto il controllo della Chiesa ma della corona, crebbe nella gerarchia cattolica. Molti ecclesiastici si indignarono nel segnalare come fosse contrario a tutte le prassi ormai consolidate il bruciare un eretico senza fornirgli le istruzioni basilari della fede. Se i conversos erano colpevoli, ciò era dovuto solo ad ignoranza, non ad eresia recidiva. Numerosi esponenti del clero, anche dei livelli più alti, si lamentarono con Ferdinando. L’opposizione all’Inquisizione spagnola crebbe anche a Roma. Il successore di Sisto, Innocenzo VIII, scrisse due volte al re per invocare la più grande compassione, misericordia e clemenza per i conversos. Invano.

Alle prime dicerie sul conto dei conversos se ne aggiunse un’altra: che gli ebrei cercavano di far tornare i conversos alla originaria religione, il che accrebbe la preoccupazione dei sovrani che a partire dal 1482, espulsero gli ebrei dalle aree in cui la loro influenza sembrava maggiore. Molti ebrei si convertirono per mantenere le proprietà, altri partirono, sebbene molti facessero poi ritorno in Spagna, dove ricevettero il battesimo e riottennero le loro proprietà. Per quanto si voglia risalire lungo la storia dell’Inquisizione spagnola, l’espulsione degli ebrei dimostra che il problema era rappresentato solo dai conversos.

Dopo una quindicina di anni dall’inizio dei processi fu il cardinale arcivescovo di Toledo Francisco Jiménez de Cisneros, a prendere in mano le redini dell’Inquisizione, prodigandosi per riformarla: rimosse le mele marce e aggiustò le procedure, ad ogni tribunale fu assegnata una équipe formata da due inquisitori domenicani, un consulente legale, un conestabile, un accusatore ed un gran numero di assistenti. Con l’eccezione dei due domenicani, tutti erano laici ufficiali reali. L’Inquisizione spagnola consistette fondamentalmente nelle confische, ma si trattò di confische né frequenti né ingenti. Anche al suo culmine, cercava soprattutto di non strafare, di quadrare i conti.

Dopo le riforme, l’Inquisizione spagnola subì pochissime critiche. Fornita di personale legale esperto e colto, era uno dei corpi giudiziari più efficienti e più compassionevoli d’Europa. Nessuna corte europea di rilievo giustiziò meno persone dell’Inquisizione spagnola. Erano tempi, dopo tutto, in cui danneggiare arbusti in un giardino pubblico, a Londra, comportava la pena di morte. Lungo tutta l’Europa le esecuzioni erano eventi di ogni giorno. Non fu così con l’Inquisizione spagnola. Nei suoi 350 anni di vita non più di 4.000 persone furono messe al palo. 

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