I nuovi untori: prof e ATA senza Green Pass

E MENO MALE CHE LA STESSA TANTO ESALTATA UNIONE EUROPEA CHIEDE CHE NON SI FACCIANO DISTINZIONI TRA CHI SCEGLIE IL VACCINO E CHI NO!

Di Diego Torre

Tempi duri per i professori (ma anche per il personale non docente). Almeno per quelli senza Green Pass. Dal 1° settembre scatta, di fatto, l’obbligo vaccinale per loro. Il decreto legge del 6 agosto 2021, n. 111 recita spietatamente: “Il mancato rispetto delle disposizioni di cui al comma 1 da parte del personale scolastico e di quello universitario è considerato assenza ingiustificata e a decorrere dal quinto giorno di assenza il rapporto di lavoro è sospeso e non sono dovuti la retribuzione né altro compenso o emolumento”.

E dall’obbligo del Green Pass non si scappa: “Il mancato rispetto delle disposizioni di cui al comma 1 da parte del personale scolastico e di quello universitario è considerato assenza ingiustificata e a decorrere dal quinto giorno di assenza il rapporto di lavoro è sospeso e non sono dovuti la retribuzione né altro compenso o emolumento, comunque denominato”. E ciò nonostante la stessa tanto esaltata Unione Europea sancisca che non si debbano fare distinzioni tra chi sceglie il vaccino e chi no! E Il governo per dimostrare che fa sul serio ha già ha stanziato per i supplenti che prenderebbero il posto dei disertori “la spesa di 358 milioni di euro per l’anno 2021″.

In alternativa viene ipocritamente offerta la possibilità di ricorso al tampone ogni 48 ore (te lo paghi tu ovviamente!). Dinanzi alle difficoltà e al costo di ricorrere al tampone, il sorrisino compiaciuto di taluni “responsabili” toglie ogni dubbio sull’intenzione reale del provvedimento: è un’ulteriore giro di vite alla società per arrivare alla vaccinazione totale e totalitaria, quella che già vige soltanto in Tagikistan, Turkmenistan e Indonesia.

L’offesa al buon senso di tale provvedimento è nella sua dichiarata intenzione, ovvero il ritorno alla scuola in presenza. Ma se esso diventa obbligatorio per il personale e non per gli alunni, quanto tempo ci vorrà perché ripartano i contagi nelle classi e si ritorni alla didattica a distanza? Un mese? Anche meno?

Il Green Pass, inoltre, non garantisce l’assenza del contagio. Una persona vaccinata può tranquillamente portare o prendere il virus a scuola. Il tampone invece garantisce l’assenza del virus all’atto del prelievo del muco, ma lo stesso stato che offre l’alternativa, la penalizza contemporaneamente, lasciando il costo a carico dell’utente. Siamo di fronte a un obbligo vaccinale mascherato: il danno e la beffa.

Ci chiediamo allora: sarebbe così assurdo fare tamponi con regolarità a tutto il personale scolastico? Itest salivari gratuiti garantirebbero sicurezza e lezioni in presenza, monitorando in continuazione lo stato dei contagi. E non sarebbe un’alternativa al vaccino.

Rossano Sasso, sottosegretario dell’Istruzione dichiara: “Nessuno si è mai sognato di dire che il monitoraggio e il tracciamento possano sostituire l’immunizzazione. Possibile che in Lombardia, in Veneto e nelle Marche, regioni che hanno deciso di utilizzare su larga scala i tamponi salivari, siano tutti impazziti?”.

Lo stesso Lazio già nell’ottobre scorso ha fatto un esperimento pilota su 5 plessi scolastici per circa 2000 alunni. Scrive Orizzonte Scuola che “in Francia si è già avanti e il Ministero dell’Istruzione ha annunciato un’operazione su larga scala: 600mila tamponi salivari ogni settimana per lo screening”.

I test salivari sono meno invasivi e danno risposta in tempi brevissimi. I sindacati ANIEF e SNALS si sono dichiarati favorevoli. Il parlamento potrebbe farci un pensierino durante la conversione in legge del D.L. 111, che dovrebbe avvenire a breve.

Avranno il coraggio di sfidare il dogma vaccinista in nome della libertà di scelta ma anche di una reale sicurezza? Dubitiamo. E in tal caso sarà ancora più chiaro che il fine del potere non è la sicurezza dei cittadini, ma la loro assuefazione ad un’obbedienza pronta, cieca ed assoluta. A quale categoria toccherà la prossima volta?

 

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