Ecco chi sono i venerabili Carlo Tancredi Falletti di Barolo e Giulia Colbert

“I SANTI MANIFESTANO IN DIVERSI MODI LA PRESENZA POTENTE E TRASFORMANTE DEL RISORTO” (BENEDETTO XVI)

Di Mariella Lentini*

 

Belli, giovani, ricchissimi, gli sposi Giulia e Tancredi di Barolo sono tra i più facoltosi nobili europei dell’Ottocento. Per loro, religiosissimi, “godersi la vita” significa impegnarsi per migliorare la società, sfruttare la propria posizione privilegiata a vantaggio dei più sfortunati, trovare per loro soluzioni economiche e politiche per ridare decoro a vite prive di dignità. Giulia Colbert nasce nel 1785 in Vandea (Francia), da una nobile famiglia. È orfana di madre e durante la Rivoluzione francese sua nonna e altri parenti vengono giustiziati. Lei riesce a scappare in Olanda assieme al padre e ai due fratelli. Rientra in patria dopo l’avvento di Napoleone. Nel 1807 sposa il marchese Carlo Tancredi Falletti di Barolo, nato a Torino nel 1782. Ognuno ha il proprio carattere: lei è impulsiva e vulcanica, lui riflessivo e calmo. In comune hanno una profonda religiosità e un cuore sensibile verso i bisognosi. Abitano a Parigi e viaggiano in tutta Europa. La loro città diventa, poi, Torino di cui Tancredi diventa sindaco. Purtroppo i figli non arrivano. Decidono, così, di dedicarsi completamente ai diseredati. Torino capitale d’Italia si trova in una grave situazione sociale. I contadini abbandonano la terra per andare in città in cerca di fortuna. Trovano miseria, fame, freddo. Il sontuoso palazzo Barolo la sera ospita le massime autorità politiche e religiose, di giorno centinaia di poveri si mettono in fila davanti alla porta dei marchesi per ricevere un piatto di minestra, la domenica anche carne e legna per scaldarsi.

Alcune stanze vengono utilizzate per accogliere i figli delle operaie (il primo asilo infantile italiano) che altrimenti rimarrebbero tutto il giorno per la strada, in balia di ogni pericolo. Nel 1838 Tancredi, colpito dal colera, muore a Chiari (Brescia), lasciando la moglie unica erede. Il grido di un carcerato che chiede “zuppa” induce la vedova a occuparsi personalmente delle prigioni femminili torinesi, considerate le peggiori del mondo. Con le sue immense ricchezze, Giulia rende la detenzione più umana anche attraverso un programma di riabilitazione delle carcerate che imparano un mestiere. Sostiene Don Bosco e i suoi primi oratori. Fonda il “Rifugio” per ragazze abbandonate, l’orfanotrofio delle “Giuliette”, scuole gratuite, l’ospedale pediatrico, il Monastero delle Maddalene e l’Ordine delle Suore di Sant’Anna. La marchesa Giulia Colbert, chiamata “Madre dei poveri”, muore nel 1864 a Torino, dove tuttora riposa assieme al marito, nella Chiesa di Santa Giulia, fatta costruire da lei stessa.

 

* Autrice del libro
“Santi compagni guida per tutti i giorni”

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