Morire di Covid-19 e… morire di vaccino

VACCINARSI NON È UN “DOVERE MORALE E CIVICO” COME DICE IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, NÉ “UN ATTO VERSO SE STESSI E GLI ALTRI” COME RITIENE MARIO DRAGHI, SENZA IL QUALE “TI AMMALI, MUORI. OPPURE FAI MORIRE: NON TI VACCINI, TI AMMALI, CONTAGI, QUALCUNO MUORE”. SONO LETTURE QUANTOMENO RIDUTTIVE…

Di Diego Torre

Nessun prodotto medicinale può essere mai considerato esente da rischi. Ognuno di noi, quando decide di servirsi di un farmaco o di sottoporsi a una vaccinazione, dovrebbe avere presente che quello che sta facendo è bilanciare i benefici con i rischi. Verificare che i benefici di un vaccino siano superiori ai rischi e ridurre questi al minimo è responsabilità delle autorità sanitarie che regolano l’immissione in commercio dei prodotti medicinali. Servirsi di un farmaco in maniera corretta, ponderata e consapevole è responsabilità di tutti”.

Così leggiamo nell’introduzione del “Rapporto sulla Sorveglianza dei vaccini COVID-19, 7 dal 27/12/2020 – 26/07/2021”, dell’Aifa (Associazione Italiano del Farmaco) di agosto. Ben detto! Vaccinarsi non è un “dovere morale e civico” come dice il Presidente della Repubblica, né “un atto verso se stessi e gli altri” come ritiene Mario Draghi, senza il quale “ti ammali, muori. Oppure fai morire: non ti vaccini, ti ammali, contagi, qualcuno muore”.

Sono letture quantomeno riduttive. Dice invece AIFA che  servirsene “in maniera corretta, ponderata e consapevole è responsabilità di tutti”, avendo ognuno “presente che quello che sta facendo è bilanciare i benefici con i rischi”. E quindi optando liberamente e prudentemente per il sì o per il no.

Nello stesso rapporto, si segnala che dal 27.12.2020 al 27.7.2021 sono state somministrate 65.926.591 dosi complessive di vaccino (prima e seconda dose) e si sono avute “84.322 segnalazioni di evento avverso successivo alla vaccinazione”. L’età media è di 48 anni. Di questi eventi avversi  lo 0,6% sono decessi; ovvero 498 morti, 2,35 al giorno; altrettante le invalidità. In 343 casi il decesso è registrato dopo la prima dose e in 145 dopo la seconda (non specificato in altri 10 casi). Per un approfondimento rimandiamo ad una lettura globale del rapporto, reperibile sul sito dell’AIFA.

Vero è che il nesso di casualità fra vaccino ed evento è da esplorare ed approfondire; e potrebbe non esservi sempre. Ma è altrettanto vero che taluni casi non vengono segnalati, o perché l’evento è sottovalutato o perché chi dovrebbe farlo è lo stesso che ha sottoposto o invitato il paziente alla vaccinazione; e la ritrosia è pertanto più che comprensibile.

I numeri sono comunque consistenti e dovrebbero scoraggiare dall’introduzione dell’obbligo vaccinale (già deciso nel totale disprezzo dei tamponi e delle cure domiciliari), e indurre le pubbliche autorità ad “inviti” meno perentori, ammantati dalla veste del civismo ma espressi con volto corrucciato e toni da rimprovero.

Essi invece rendono più che legittime le titubanze di tante persone sane a correre il rischio della vaccinazione. Ma è  ancora lecito avere dubbi su un siero in sperimentazione o si diventa così nemici della patria e dell’umanità? Si può ancora discutere il dogma che “solo il vaccino salva” senza essere considerati criminali di guerra? Ogni medaglia ha il suo rovescio! Si può ancora dire del vaccino, oppure porsi domande è ormai delitto di lesa maestà?

Ovviamente di questo rapporto AIFA grande stampa e televisioni non se ne sono accorte.

 

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