L’arcivescovo Bashar Warda: “il trionfo dei talebani incoraggia lo Stato Islamico in Iraq”

LA POSSIBILE INSICUREZZA AVRÀ UN IMPATTO NEGATIVO SUI CRISTIANI E SULLE ALTRE MINORANZE RELIGIOSE

Di Angelica La Rosa

La minaccia dello Stato islamico, e di altri estremisti in Iraq, è aumentata dopo il ritorno dei talebani al potere in Afghanistan.

A dirlo è l’arcivescovo caldeo cattolico di Erbil, monsignor Bashar Warda, uno dei vescovi più rispettati del Medio Oriente.

Mons. Bashar Warda ha affermato che l’avvento al potere dei talebani potrebbe avere conseguenze estremamente gravi per l’Iraq: “L’Afghanistan e l’Iraq sono luoghi molto diversi. Ma la conquista dell’Afghanistan da parte dei talebani incoraggia certamente coloro che sostengono un tale regime“.

Mons. Warda ha avvertito che gli estremisti dello Stato islamico sono ancora attivi nel Paese e teme che possano tornare al potere in Iraq e Siria: “Non se ne sono andati del tutto. Continuano ad esistere sottotraccia e hanno ancora la capacità di causare danni in Iraq. Ancora più importante, la mentalità creata dallo Stato Islamico è certamente ancora presente nella regione. Quindi questa è una preoccupazione costante“.

L’arcivescovo ha voluto rimarcare proprio questo: “la mentalità dello stato islamico esiste ancora in alcune parti della popolazione in Iraq e Siria“.

Commentando le osservazioni del presidente Joe Biden che annunciava il ritiro della missione degli Stati Uniti in Iraq alla fine dell’anno, l’arcivescovo Warda ha spiegato alla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) che “la possibile insicurezza avrà un impatto negativo sui cristiani e sulle altre minoranze religiose.  Ciò che la nostra storia ci ha insegnato, soprattutto la nostra storia recente, è che in ogni momento di instabilità e conflitto sono le minoranze a soffrire per prime. Quindi, nella misura in cui qualsiasi cambiamento nel coinvolgimento degli Stati Uniti in Iraq porta a una maggiore instabilità, siamo preoccupati che ciò porterà a un’ulteriore persecuzione delle minoranze religiose“.

Nonostante queste preoccupazioni, il vescovo del Medio Oriente nutre speranze anche per il futuro del cristianesimo in Iraq: soprattutto dopo la visita di papa Francesco lo scorso marzo.

Ora siamo un piccolo numero, ma restiamo fermi in Iraq, siamo un tassello vitale nel tessuto sociale del Paese. Penso che la visita del Santo Padre abbia mostrato al resto dell’Iraq l’impatto positivo della comunità cristiana qui, e anche l’impatto positivo che la comunità cristiana può portare in Iraq in relazione a come il mondo vede il nostro Paese. Queste cose ci danno speranza e continueremo a fare del nostro meglio per trarne vantaggio. Nel tempo speriamo che questo permetterà alla nostra comunità non solo di sopravvivere, ma di prosperare e, si spera, crescere“.

L’Iraq è un paese prioritario per ACS che fornisce aiuti di emergenza, riparazione di edifici ecclesiastici, assistenza medica durante la pandemia e borse di studio per gli studenti.

 

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