Dio permette il dolore perché l’uomo si stacchi dal mondo e ritorni a Lui

L’EDEN RITROVATO È IL LUOGO DOVE DIO E L’UOMO S’INCONTRANO FELICI. QUI IN TERRA È IL TEMPIO DEL CUORE DELL’UOMO IN CUI ABITA DIO…

Di Padre Giuseppe Tagliareni

 

 

L’Eden donato e perso

“Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l’uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, tra cui l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male. Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino” (Gen 2,8-10).

Tutto ciò che Dio aveva creato era bello e buono: nei cieli e sulla terra. Ma l’Eden era la perla inestimabile: era il giardino fiorito, ricco di ogni sorta di alberi e di frutti; era la dimora felice della coppia primigenia, dove tutto era armonia e bellezza, con libero accesso all’albero della vita. Dio si faceva presente come Padre benigno e amico, come maestro incomparabile di ogni sapienza, come datore di tutti quei beni di cui essi godevano con tanta abbondanza, grati e felici, nudi e ignari di colpa e di vergogna. Loro compito era quello di coltivare il giardino per renderlo ancora più ricco e bello. Tutta la felicità stava nella presenza amica di Dio. Ma come ci attesta il capo tre della Genesi, questo stato felice dei primordi dell’umanità durò poco. Messi alla prova, i progenitori peccarono e furono cacciati via dall’Eden, al cui ingresso furono messi “i cherubini e la fiamma della spada folgorante, per custodire la via all’albero della vita” (Gen 3,24). La perdita del paradiso terrestre significò anche la perdita dell’amicizia con Dio. Questa fu la rovina più grande. Adamo ed Eva uscirono dall’Eden con grande pena e nostalgia.

La valle di lacrime

La cacciata dall’Eden segnò in modo incancellabile l’esilio dell’uomo con infinite sofferenze e dolori. Secondo la divina condanna, la terra produsse triboli e spine; l’ambiente divenne ostile, gli animali si ribellarono all’uomo; si moltiplicarono le gravidanze della donna e i dolori del parto; il matrimonio divenne mezzo per rendere la donna schiava dell’uomo; la violenza si diffuse tanto da uccidersi tra fratelli; l’esistenza divenne tanto penosa, conclusa dalla tragedia della morte, quando il corpo ritorna alla polvere da cui fu tratto.

Andando avanti nella storia, i travagli si aggiunsero alle pene, le menzogne alle ribellioni, le ingiustizie alle vendette, le invasioni alle guerre. “Una sorte penosa è disposta per ogni uomo… Da chi siede su un trono glorioso fino al misero che giace sulla terra e sulla cenere; da chi indossa porpora e corona fino a chi è ricoperto di panno grossolano, non c’è che sdegno, invidia, spavento, agitazione, paura della morte, contese e liti… È sorte di ogni essere vivente, dall’uomo alla bestia, ma per i peccatori sette volte tanto: morte, sangue, contese, spada, disgrazie, fame, calamità, flagelli. Questi mali sono stati creati per i malvagi, per loro causa si ebbe anche il diluvio” (Sir 40,2-10).

Posto sotto il segno del Maligno, il mondo è nemico di Dio: non la Sua Legge vale, ma la legge del più forte; non il bene viene promosso e premiato ma il male; non la giustizia regna ma la prevaricazione dei furbi e dei potenti; non la virtù ma il vizio. I pochi giusti sono perseguitati e dichiarati nemici dell’umanità, del progresso, del benessere. E quando le cose vanno male, si bestemmia, addossando tutte le colpe al Creatore e a quelli che Lo onorano. Dio non fa bene le cose e proibisce proprio ciò che all’uomo piace, dicono.

Il ritorno

Di questo passo, l’uomo sperimenta sempre più il fallimento e il vuoto. Tutti gli uomini viviamo nella “valle di lacrime”, che tanto contrasta col desiderio insopprimibile di felicità che abbiamo nel cuore e che nessuno riesce a soddisfare. Ricchezze, piaceri, denari, potere e gloria umana sono per pochi e neanche costoro riescono ad essere felici. In tutti gli uomini v’è la nostalgia delle origini e il desiderio di tornare a Dio, se fosse possibile. Ma come sappiamo, questo è possibile e voluto da Dio stesso, che ha creato il dolore perché l’uomo si stacchi dal mondo e ritorni con tutto il cuore a Colui che l’ha creato per amarlo sopra ogni cosa.

Questo movimento di “ritorno” si chiama “conversione”: è ciò che richiedono insistentemente tutti i Profeti, che parlano a nome di Dio. Egli non ci ha abbandonati al male e al peccato, ma ci chiama e ci viene incontro con la Sua Misericordia, per colmarci dei Suoi doni. Così chiamò Abramo ad una terra benedetta, dove poterlo incontrare benevolo e munifico verso di lui, tanto da dargli un figlio e una discendenza. Chiamò i suoi eredi ad uscire dalla schiavitù d’Egitto e ritrovare la via per “un paese dove scorre latte e miele” (Es 3,8). Dopo l’esilio di Babilonia, ricondusse i superstiti alla Città Santa, per riedificare il Tempio, il luogo abitato da Dio per ricevere i loro sacrifici e concedere ogni grazia. Tutta la vita dell’uomo dev’essere intesa come un pellegrinaggio dalla terra al cielo, se questo si potesse aprire. E ciò è avvenuto in Cristo Gesù, Verbo incarnato, morto, risorto e asceso al cielo, primo tra gli uomini. Da questo momento la via è fatta e il Regno dei cieli è aperto all’uomo.

L’Eden ritrovato

L’Eden ritrovato è il luogo dove Dio e l’uomo s’incontrano felici. Qui in terra è il tempio. E non tanto il tempio di pietre e marmi costruito a Gerusalemme e più volte distrutto. Esso oggi non esiste più da due mila anni. Ma piuttosto un tempio non fatto da mani d’uomo. È il tempio del cuore dell’uomo in cui abita Dio. Così ci ha insegnato Gesù. Dio è Spirito e non si può circoscrivere in un luogo: neanche l’universo può contenerlo. Eppure Egli si lascia albergare nel cuore dell’uomo che lo ama. Il primo cuore è quello di Gesù; il secondo è quello di Maria, Sua Madre.

Il Sacro Cuore dell’Uomo-Dio è la stessa sede della divinità tra di noi, poiché Gesù è il Figlio vero di Dio fatto uomo.

Il Cuore Immacolato di Maria è il tabernacolo degno di Dio sulla terra, la vera Arca dell’Alleanza, la sacra dimora dell’Altissimo, dove Dio si fa presente con la Sua Grazia e usa Misericordia a coloro che Lo temono, come Abramo e la sua autentica discendenza: la generazione di quelli che credono alla Sua parola e accettano di giocare la propria esistenza per Dio.

Nei Sacri Cuori di Gesù e Maria vi è il vero Eden di Dio sulla terra. Qui v’è un fiume che a tutto dà vita e fecondità: è il fiume della grazia, la vita divina guadagnata dal Sacrificio di Cristo.

Vi sono ogni sorta di alberi da frutto, che sono le virtù sante, gradite a Dio: la fede, la speranza, la carità, l’umiltà, la misericordia, la pace. Vi è l’albero della vita, che è la Croce di nostro Signore Gesù Cristo, il cui frutto squisito e immortale è l’Eucaristia: chi ne mangia, ha la caparra della vita eterna. In questo giardino, il serpente antico non può entrare e sedurre ancora l’umanità, perché la Vergine e il Figlio di Dio gli schiacciano la testa; i cherubini dalla spada fiammeggiante impediscono l’accesso ai malvagi e ai demoni, ma non ai veri figli di Dio, amanti di Gesù e della Madonna. Qui Dio è veramente con noi, qui regna la gioia e l’amore. Qui regna Dio e l’uomo raggiunge la sua pienezza.

 

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