Le violazioni della libertà religiosa in Gran Bretagna, Grecia e Cipro

LE TUTELE O LE PERSECUZIONI VARIANO AMPIAMENTE DA STATO A STATO

Di Ellen Kryger Fantini*

 

La regione dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) viene spesso suddivisa utilizzando le frasi «a est di Vienna» e «a ovest di Vienna». La stessa area è stata anche definita «da Vancouver a Vladivostok», a significare non soltanto l’estensione geografica degli Stati partecipanti, ma anche la vasta gamma di etnie, religioni e strutture politiche che vi agiscono. La regione comprende più di un miliardo di persone e 57 Paesi, tra cui gli USA, il Canada, l’Europa, la Federazione Russa, i Paesi Baltici, i Balcani, le ex Repubbliche sovietiche, l’Asia centrale e il Caucaso.

Gli Stati partecipanti includono alcuni dei Paesi più potenti e influenti del mondo: Stati Uniti, Federazione Russa, Germania, Francia, Regno Unito e Turchia. Altri Stati della regione sono tra i più poveri o meno potenti, come Tajikistan, Kirghizistan e Uzbekistan. Sebbene tutti i Paesi della regione abbiano posto in essere una qualche forma di tutela costituzionale per la libertà religiosa, l’effettiva applicazione – e il rispetto sociale – di queste tutele varia ampiamente da Stato a Stato.

Nel 2020 si è osservato un fenomeno di notevole importanza relativo alle regolamentazioni legate alla pandemia di COVID-19 e al loro impatto sulla libertà religiosa in tutta la regione dei Paesi OSCE.

In molti Stati della regione OSCE sono stati imposti decreti che limitavano il culto pubblico, nonostante le obiezioni delle comunità religiose. Nel novembre 2020, i leaders religiosi più importanti dell’Inghilterra hanno inviato una lettera congiunta al governo in cui si dichiaravano «fortemente in disaccordo con la decisione di sospendere la pratica religiosa in pubblico». L’arcivescovo di Westminster e presidente della Conferenza Episcopale Cattolica di Inghilterra e Galles ha affermato di non aver «ancora visto alcuna prova» che giustificasse il divieto delle funzioni religiose.

Il presidente del Consiglio Consultivo Nazionale delle Moschee e degli Imam ha dichiarato che il divieto di preghiera comune nei luoghi di culto era «scoraggiante» e che la comunità musulmana stava cercando forme di «preghiera comunitaria limitata alle sole moschee, praticata da individui che pregano all’unisono rispettando le misure di distanziamento sociale». Il religioso ha notato come la «differenza fondamentale tra le moschee e alcuni altri luoghi di culto è che le moschee sono prima di tutto usate per la preghiera comunitaria».

In Grecia, il Santo Sinodo della Chiesa Ortodossa ha dichiarato che «non accettava» il divieto di celebrare, per una settimana, cerimonie in presenza e ha raccomandato ai sacerdoti di ignorare l’ordine di lockdown deciso dal governo nel gennaio 2021 al fine di permettere ai fedeli di partecipare alle funzioni per la festa dell’Epifania. A Cipro, il vescovo di Morphou, Neophytos, ha invece tenuto una Messa pubblica per celebrare la Domenica delle Palme, in violazione delle disposizioni governative.

 

* Estratto da: Aiuto alla Chiesa che Soffre Internazionale, Libertà religiosa nel
mondo 2021, aprile 2021, https://acninternational.org/religious-freedom-report/

Il Rapporto 2021 sulla libertà religiosa nel mondo è un prezioso studio pubblicato dalla Fondazione Pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre. Quella del 2021 è la quindicesima edizione del Rapporto, prodotto ogni due anni e pubblicato in inglese, francese, tedesco, italiano, portoghese e spagnolo

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